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  • Lunedì 13 maggio 2019

Le due gran belle partite di NBA della notte

Tra Denver e Portland e tra Toronto e Philadelphia, che hanno confermato che le “gare 7” sono un evento sportivo con pochi eguali

Kawhi Leonard dei Toronto Raptors subito dopo il canestro della vittoria contro i Philadelphia Sixers. (Frank Gunn/The Canadian Press via AP)
Kawhi Leonard dei Toronto Raptors subito dopo il canestro della vittoria contro i Philadelphia Sixers. (Frank Gunn/The Canadian Press via AP)

Ieri i Portland Trail Blazers e i Toronto Raptors hanno vinto le semifinali di Conference dei playoff NBA, i “quarti di finale” del campionato di basket più seguito al mondo: Portland e Toronto hanno passato il turno battendo rispettivamente Denver Nuggets e Philadelphia Sixers in due “gare 7”, cioè le partite secche che decidono una serie in cui ciascuna delle due squadre ha vinto 3 partite. Le “gare 7” nei playoff NBA sono uno degli eventi più spettacolari dello sport americano, perché concentrano in 48 minuti il destino di un’intera stagione per una squadra: nel caso di ieri, sono state “gare 7” giocate punto a punto e decise negli ultimi istanti. Negli ultimi decimi di secondo, nel caso di Toronto-Philadelphia.

Kawhi Leonard, ala 27enne da diversi anni tra i più forti giocatori della lega, ha segnato ieri sera il canestro che il sito The Ringer ha definito «il più grande momento nella storia dei Raptors», squadra in cui gioca soltanto da questa stagione. Dopo una serie molto equilibrata, la partita decisiva si è giocata all’Air Canada Center di Toronto, ed è stata una gara da subito punto a punto tra due squadre apparentemente molto stanche. I Sixers, guidati da Joel Embiid e Jimmy Butler, hanno allungato nel terzo quarto mettendo a segno un parziale di 16 a 0, che però i Raptors hanno saputo recuperare piuttosto in fretta.

Nell’ultimo quarto, i Raptors sono stati praticamente sempre avanti di qualche punto, ed erano avanti di 4 a un minuto dalla fine. Tra azioni confuse e falli sistematici, Leonard si è ritrovato per le mani due tiri liberi a dieci secondi dalla fine, sul punteggio di 89 a 88. Ha segnato il primo ma sbagliato il secondo, i Sixers hanno preso il rimbalzo e Butler ha segnato il canestro del 90 pari in contropiede, lasciando 4,4 secondi sul cronometro. I Raptors hanno chiamato timeout, e hanno battuto una rimessa nella metà campo dei Sixers: Leonard ha ricevuto fuori dalla linea da tre punti, si è spostato nell’angolo inseguito da due difensori, e ha tirato in sospensione da più o meno 7 metri, totalmente sbilanciato e cadendo fuori dal campo. La palla gli si è staccata dalle mani pochi istanti prima della sirena, e dopo una gran parabola ha colpito il primo ferro. Nel palazzetto quasi ammutolito, la palla ha fatto altri tre rimbalzi sul canestro, prima di entrare consegnando a Leonard 41 punti e soprattutto ai Raptors la loro prima finale di Conference dal 2016.


I Raptors se la vedranno contro i Milwaukee Bucks del fortissimo Giannis Antetokounmpo, che hanno stabilito in stagione regolare il record di vittorie e che hanno agilmente eliminato nel turno precedente i Boston Celtics. Per Philadelphia, una delle squadre più raccontate degli ultimi anni per la storia incredibile dietro alla loro recente rinascita, questo poteva essere secondo molti l’anno buono per arrivare in finale, visto che LeBron James si era spostato nell’estate ai Los Angeles Lakers, aprendo nuove possibilità alle squadre dell’Est. Ora bisognerà capire cosa succederà alla rosa dei Sixers: si sa già, per esempio, che ci sono buone possibilità che Butler cambi squadra.

Nell’altra semifinale di Conference, giocata a Denver, il protagonista è invece stato CJ McCollum, 27enne guardia che gioca a Portland da ormai sei stagioni, le ultime quattro delle quali con grandi risultati. McCollum ha compensato una serata storta di quella che è la vera stella dei Blazers, Damien Lillard, autore del sensazionale tiro allo scadere in gara 5 del turno precedente contro gli Oklahoma City Thunder. Lillard per tutta la prima parte della partita ha tirato tanto e segnato poco, a differenza del giocatore più forte di Denver, il serbo Nikola Jokic, che ha iniziato alla grande segnando 8 dei primi 12 punti dei Nuggets.

I primi due quarti sono stati dominati dalla squadra di casa, che ha raggiunto a un certo punto un vantaggio di 17 punti, che i Blazers sono in parte riusciti a recuperare prima dell’intervallo. Nel secondo tempo è diventato chiaro che McCollum si stava prendendo sulle spalle la squadra al posto di Lillard, e la partita è tornata punto a punto alla fine del terzo quarto. Nei minuti finali, Lillard è tornato in gara segnando due canestri da tre e raccogliendo diversi rimbalzi decisivi, aiutando Portland a mettere da parte un risicato vantaggio mantenuto grazie ai canestri di McCollum. Denver, da parte sua, ha gestito malissimo una serie di possessi fondamentali, dimostrando una gran confusione e facendosi staccare anche di sette punti. Sul finale, ha recuperato un po’ portandosi a -1 a trenta secondi dalla fine. Portland ha lasciato McCollum a gestire l’azione cruciale, trasformata con un gran tiro in sospensione che ha deciso la partita.


Per Portland, che nella sua storia ha vinto un solo titolo, nel 1977, è la prima finale di Conference dal 2000: giocherà contro i Golden State Warriors, che nella notte tra venerdì e sabato hanno eliminato gli Houston Rockets confermandosi la squadra favorita alla vittoria finale.