Modernistan

Edifici di cemento decorati con piastrelle e colorati, nelle foto di Roberto Conte e Stefano Perego in Kazakistan, Kirghizistan, Uzbekistan e Tajikistan

I fotografi italiani Roberto Conte e Stefano Perego hanno viaggiato nelle vecchie repubbliche sovietiche di Kazakistan, Kirghizistan, Tajikistan e Uzbekistan per fotografare gli edifici costruiti a partire dagli anni Cinquanta e fino alla caduta dell’Unione Sovietica, esempio di un’architettura peculiare che va oltre lo stile sovietico uniformante e si mischia con influenze persiane e islamiche. Le foto sono ora raccolte nel libro Soviet Asia, pubblicato da Fuel.

Le foto di edifici residenziali, università e teatri mostrano come nel caso delle repubbliche dell’Asia centrale l’estetica sovietica fatta di grandi lastre di cemento grigio sia stata contaminata da elementi più decorativi, tipici dell’influenza persiana e islamica, come piastrelle colorate e mosaici, con le linee rettilinee spesso interrotte da forme più curve.

L’Asia centrale è una regione del mondo che in pochi conoscono davvero, nonostante in passato sia stata un’importante via di passaggio tra Oriente e Occidente: la celebre Via della Seta – il reticolo di circa 8mila chilometri che si sviluppava tra l’impero cinese e quello romano – passava anche da lì. I paesi che fanno parte dell’Asia centrale vengono spesso indicati con l’espressione “stan”, perché così finisce il loro nome (Kazakistan, Uzbekistan, Turkmenistan, Kirghizistan e Tagikistan), e hanno diverse cose in comune: fino alla fine del 1991 facevano parte dell’Unione Sovietica, che è il motivo per cui ancora oggi l’influenza russa da quelle parti rimane molto forte, e sono paesi a maggioranza islamica. 

In un’intervista per CNN Perego ha spiegato che con il progetto volevano “catalogare il modo veramente unico in cui il modernismo sovietico è stato interpretato in quei paesi e illustrare come i canoni architettonici locali siano stati incorporati nel più ampio movimento architettonico”. AnOther scrive che Alessandro De Magistris e Marco Buttino, professori di architettura e storia urbana che si sono occupati dei saggi per il libro, hanno spiegato che questa ibridazione è stata pensata per “contestualizzare le tradizioni dei luoghi all’interno dell’ideologia del periodo”.

Stefano PeregoRoberto Conte sono entrambi fotografi italiani che vivono e lavorano a Milano: qui e qui i loro profili Instagram.

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