Venezia come terapia per la fine di una storia

Nel lavoro di Serena Guerra, che ha creato un racconto epistolare fatto di foto malinconiche e lettere scritte al poeta russo Iosif Brodskij

Carissimo IosifSerena Guerra

Carissimo Iosif è il titolo del lavoro della fotografa italiana Serena Guerra, che per elaborare la fine di una relazione ha costruito un racconto epistolare fatto di foto nostalgiche di Venezia e lettere indirizzate a uno scrittore che con il suo libro ha avuto un ruolo fondamentale in questo processo.

Il libro in questione è Fondamenta degli Incurabili di Iosif Brodskij, considerato uno dei più importanti poeti russi del Novecento: andò regolarmente a Venezia per tutta la vita e Fondamenta degli incurabili è il saggio che ha dedicato alla bellezza della città nel 1989.

Anni fa la compagna di allora della fotografa le regalò il libro, con l’invito a portarlo con sé il giorno che sarebbero andate a Venezia insieme. Dopo la fine della loro storia e senza essere state a Venezia insieme, Guerra decise di andarci da sola per la prima volta a giugno 2019: in quell’occasione cominciò a definire l’idea di usare questo e altri viaggi per costruire un libro che le servisse come terapia alla separazione e al “lutto”, come spiega ora riferendosi a una citazione di Brodskij secondo la quale la città andrebbe provata «anche per i divorzi – per quelli in corso e per quelli già conclusi».

Guerra ha spiegato che per questo motivo Carissimo Iosif è per lei un percorso intimo di guarigione, nato dall’esigenza di elaborare la fine di una relazione e di raccontarsela per accettarla. Ha pensato al progetto come a un fotoromanzo: un dialogo tra due linguaggi – fotografia e lingua scritta – dove il testo non fa da didascalia alle fotografie e viceversa, ma entrambi raccontano un pezzo di riflessioni e suggestioni.

Guerra scrive a Brodskij sotto le spoglie di una donna di nome Vittoria Persi che condivide con lui ricordi e emozioni, aggiornandolo su programmi e itinerari. Sceglie di raccontargli la sua esperienza della città lungo quattro visite che coprono le quattro stagioni. Le lettere si affiancano alle fotografie, che sono mosse, fatte con tempi d’esposizione lunghissimi e filtri appositi per ridurre la luminosità: soprattutto quelle dell’acqua della laguna servono per richiamare i ricordi, che in quel momento non sono quasi mai lineari, ma “sovrapposti, lontani, lenti”. Le foto di Guerra mostrano una delle città più fotografate al mondo, ma la presentano dal punto di vista un po’ ovattato di chi cerca di dipanare una sorta di nebbia mentale.

Serena Guerra è lo pseudonimo di una fotografa italiana che ha preferito per ragioni personali non usare il suo vero nome, ma sceglierne uno che fosse un ossimoro. Le lettere e le altre foto di Carissimo Josif si possono vedere qui.