Convivere con una miniera a cielo aperto

La contaminazione ambientale dei metalli pesanti e gli effetti che ha sulla salute degli abitanti di Cerro de Pasco, in Perù, nelle foto di Stefano Sbrulli

Il quartiere di Chaupamarca e El Tajo. Più El Tajo si allargava, più il centro abitato veniva smantellato e nuove case venivano costruite nella periferia della città. Quello che era un piccolo villaggio minerario è ora la capitale della provincia di Pasco. Oggi la distanza tra le case e il luogo di estrazione è pressoché inesistente. Donde los niños no sueñan – Foto e testo, Stefano Sbrulli

Cerro de Pasco è una città peruviana a circa 5 ore di auto dalla capitale Lima: la sua altitudine di 4.300 metri sopra il livello del mare la rende una tra le città più in altura al mondo. L’altra cosa che la distingue è la grande miniera a cielo aperto intorno a cui si è sviluppata, da cui si estraggono ogni giorno metalli pesanti come rame, piombo, zinco, oro e argento (di cui è stata una delle principali fonti di approvigionamento mondiali nel XVII secolo) che hanno gravi effetti sulla salute di chi le vive accanto. La vita a Cerro de Pasco, la convivenza degli abitanti con la miniera e le conseguenze sulla loro salute, in particolar modo su quella dei bambini, sono il centro del lavoro Donde los niños no sueñan del fotografo Stefano Sbrulli.

Uno dei problemi principali dell’estrazione mineraria è che i componenti chimici impiegati per separare i metalli dai minerali grezzi vengono dispersi nel suolo e nelle falde acquifere, con grosse conseguenze sugli ecosistemi e sulla vita delle persone, esposte a livelli di metalli molto superiori a quelli considerati sicuri. Uno studio pubblicato sulla rivista scientifica Scientific Reports nel 2021 ha dimostrato che «le attività minerarie rappresentano una minaccia continua per l’ambiente e la salute dei bambini che vivono vicino alla miniera. Sono associati a un rischio fino a 15 volte maggiore di sviluppare vari problemi di salute. L’esposizione ai metalli pesanti, i cui effetti tossici variano a seconda delle forme di esposizione, contribuisce allo sviluppo di gravi malattie come il cancro o malattie respiratorie, neurologiche e renali, che portano alla morte».

Sbrulli ha visitato la città una prima volta nel 2017 tramite la ONG Source International, con cui collabora e che da anni lavora sul territorio per assistere gli abitanti nel dimostrare i gravi danni alla salute e le conseguenze ambientali causati dalla miniera, ed è poi tornato per più di un mese nel 2019 per portare avanti il progetto.

Nelle foto di Sbrulli si vede molto del paesaggio: a partire dall’enorme miniera a cielo aperto chiamata El Tajo, che ha un’estensione di circa 2 chilometri quadrati, passando per una laguna riempita di scarti minerari contenenti ferro, e arrivando ai quartieri della città più vicini alla miniera. Ma anche e soprattutto le persone che ha incontrato e le loro storie legate alla convivenza con la miniera e agli effetti della contaminazione ambientale sulla loro vita quotidiana.

Il suo lavoro è completato da un video documentario dal titolo omonimo che segue in particolare la storia di una donna e dei suoi tre figli, uno dei quali ha 13 anni e altissimi livelli di piombo nel sangue. Attualmente è in corso una raccolta fondi per trasformare il progetto in un libro.

Stefano Sbrulli è un fotografo italiano che si occupa principalmente di tematiche ambientali, altri suoi lavori si possono vedere qui.