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  • Giovedì 2 maggio 2019

In Venezuela c’erano stati incontri segreti per la destituzione di Maduro

I leader dell'opposizione avevano trattato per settimane con importanti ministri del governo, dice il Wall Street Journal, poi qualcosa è andato storto

Mark Wilson/Getty Images
Mark Wilson/Getty Images

Dal 30 aprile si è tornati a parlare di Venezuela come non si faceva da diverse settimane. È successo dopo che Juan Guaidó, leader dell’opposizione al regime del presidente Nicolás Maduro, con un video in cui si mostrava circondato da soldati ha invitato l’esercito e la popolazione a unirsi a lui per destituire Maduro. È una situazione complessa e mutevole, ma per ora Maduro è riuscito a resistere: soprattutto perché gran parte delle forze armate è ancora dalla sua parte. Il Wall Street Journal ha però raccontato quanto in questi giorni si sia andati vicino a un effettivo passaggio di potere: il giornale ha infatti raccolto diverse informazioni e conferme sul fatto che ci siano stati contatti e negoziati tra l’opposizione e alcune persone molto vicine a Maduro. Sono falliti, è vero, ma il fatto stesso che ci siano stati dice comunque molto sulla situazione in Venezuela.

Il Wall Street Journal ha scritto che i colloqui segreti per la destituzione di Maduro – che è presidente dalla morte di Hugo Chávez nel 2013 – e la transizione verso un governo ad interim guidato da Guaidó andavano avanti da mesi. Il giornale ha detto di aver avuto conferme della cosa da funzionari statunitensi e da esponenti dell’opposizione venezuelana. Agli incontri avrebbero partecipato il ministro della Difesa Vladimir Padrino, il capo della Corte suprema Maikel Moreno e il generale Iván Rafael Hernández, capo della guardia presidenziale e responsabile dei servizi di intelligence militare. I loro nomi e cognomi sono stati citati anche da John R. Bolton, il consigliere statunitense per la sicurezza nazionale. Anche il fatto che i loro nomi siano stati resi noti è significativo, ma ci torniamo.

L’opposizione venezuelana ha detto che i negoziati avevano portato a concordare un documento di circa 15 punti per preparare una transizione di potere il più pacifica possibile. Secondo Elliott Abrams, inviato speciale degli Stati Uniti in Venezuela, il documento «prevedeva garanzie per i militari, una dignitosa uscita di scena per Maduro e la presidenza ad interim di Guaidó», che è presidente dell’Assemblea Nazionale (il Parlamento) e già ora si proclama presidente legittimo in base a un emendamento costituzionale.

Edilzon Gamez/Getty Images

A un certo punto qualcosa deve essere andato storto e per il momento l’unico importante funzionario passato dalla parte di Guaidó è Manuel Figuera, ex capo dei servizi segreti venezuelani. Sembra quindi che il messaggio di Guaidó di due giorni fa fosse il tentativo di arrivare alla destituzione di Maduro con altri mezzi, dopo che gli incontri segreti non erano andati a buon fine.

Poche cose, al momento, sono davvero chiare. Anche perché delle sorti del paese si stanno interessando molto anche gli Stati Uniti (che sono tra gli oltre 50 paesi che stanno dalla parte di Guaidó) e la Russia (che insieme a paesi come Cuba e Cina sta con Maduro). Mike Pompeo, il segretario di Stato statunitense, ha addirittura detto, senza che ci siano conferme concrete, che Maduro in questi giorni fosse sul punto di prendere un aereo per andare all’estero e che sia stata la Russia a convincerlo a non farlo.

Non è chiaro nemmeno se e cosa non abbia funzionato e perché i colloqui siano finiti in niente. Che gli incontri siano stati interrotti lo si capisce dal fatto che importanti esponenti della diplomazia statunitense abbiano fatto nomi e cognomi delle persone vicine a Maduro che avevano partecipato agli incontri.

Ci sono due teorie a riguardo: la prima dice che i nomi di Padrino, Moreno e Hernández siano stati fatti per screditarli agli occhi del loro presidente, rendendone meno efficaci le iniziative e più instabile la presidenza; la seconda dice che fare i loro nomi serviva per metterli spalle al muro e costringerli a passare dalla parte di Guaidó. Ma c’è anche chi sostiene che uno o addirittura tutti e tre potessero aver finto di voler negoziare con l’opposizione, mentre in realtà erano fedeli a Maduro. È comunque probabile che dopo il fallimento di questo tentativo di destituire Maduro, ora sarà molto più complicato per l’opposizione organizzare nuovi incontri segreti, anche con altri funzionari.