C’era una volta il West

E "C'era una volta il West", il film di Sergio Leone che uscì cinquant'anni fa, lo raccontò benissimo

di Gabriele Gargantini

Cinquant’anni fa uscì in Italia C’era una volta il West: uno dei migliori western di sempre e quindi uno dei migliori film di sempre, per quelli a cui piacciono i western. C’era una volta il West è stato anche tra i migliori film, se non il migliore, di tutti quelli che ci lavorarono. E ci lavorarono persone che di grandi film ne fecero molti: il regista è Sergio Leone, le musiche sono di Ennio Morricone, alla sceneggiatura contribuirono Dario Argento e Bernardo Bertolucci, e gli attori principali sono Henry Fonda, Charles Bronson, Jason Robards, Claudia Cardinale e Gabriele Ferzetti.

C’era una volta il West è il primo film della cosiddetta trilogia del tempo di Leone. Uscì prima di Giù la testa e di C’era una volta in America e dopo i film della trilogia del dollaro, quella dei film con Clint Eastwood. Rispetto ai film della trilogia del dollaro, è più epico e tragico. È un film fatto di tante lunghe attese: ci vuole molto per capire cosa vogliono tutti i personaggi e perché lo vogliono. Per di più quasi nessuno ottiene quel che vuole, alla fine. Perché quasi tutti i personaggi fanno parte del vecchio West e il film è ambientato quando quel mondo sta per finire. Perché sta arrivando il progresso, rappresentato in questo caso dalla ferrovia, dai treni e dalle persone che ci viaggiano sopra.

C’era una volta il West è un film in cui Leone fece al meglio tutte le cose per cui era stato apprezzato fino a quel momento, spesso rendendole ancora più peculiari. I primi piani sono ancora più ravvicinati, la musica ancora più protagonista, le frasi ancora più ad effetto e i personaggi ancora più memorabili.

Come scrisse l’Atlantic, «tutti i temi e i riferimenti del film potrebbero farlo diventare tedioso e accademico, ma Leone ha una così grande maestria tecnica da riuscire a non farlo mai sembrare un saggio culturale». Perché, come spiegò Bertolucci, «Leone era un talento purissimo nella messa in scena: cioè il rapporto che c’è tra le cineprese, i corpi delle persone e il paesaggio». Anche a voler lasciare da parte i tanti temi e livelli di interpretazione, C’era una volta il West è poi un film in cui muoiono 29 persone: alcune in modo molto da western. Lento non vuol dire noioso. In C’era una volta il West ci sono grandi attese, è vero, ma mentre si sta lì a aspettare di capire chi diavolo è chi, cosa accidenti vuole e se mai lo otterrà, ne succedono di cose. E comunque non è uno di quei film ermetici e dal finale aperto: alla fine si capisce tutto.

La trama, come scrisse il New York Times nella sua prima recensione al film, «contiene quella di almeno una decina di altri film precedenti». Nonostante questo la storia riesce anche a essere essenziale e si può scrivere brevemente: un’ex prostituta rimasta vedova eredita un terreno su cui deve costruire una stazione prima che arrivi la ferrovia. Quel terreno lo vuole però anche il ricco magnate che sta costruendo quella ferrovia, che per ottenerlo si fa aiutare da uno spietato assassino. In mezzo alla storia si mettono anche un bandito locale e un uomo senza nome che parla poco e suona un’armonica. Il bandito ci si trova in mezzo senza volerlo e poi ci resta prima per soldi e poi per la donna. L’uomo che suona l’armonica ha un conto in sospeso con l’assassino. Claudia Cardinale è Jill, la donna. Henry Fonda è Frank, l’assassino. Gabriele Ferzetti è Morton, il magnate. Jason Robards è Cheyenne, il bandito. Charles Bronson è l’uomo senza nome che suona l’armonica e che allora Cheyenne decide di chiamare Armonica.

Ma C’era una volta il West ha dentro così tante cose e così tanti momenti che, almeno di alcuni, bisogna parlare un po’ più a fondo.

L’inizio
Il film comincia in una stazione. Tre pistoleri di cui non sappiamo il nome aspettano un treno in ritardo, non sappiamo perché. Si capisce subito che sarà un film di attese, insomma. La scena è senza musica e con pochissime parole. Ma ci sono alcuni dettagli. La mosca sul viso di un pistolero o l’acqua che cade sul cappello di un altro, per esempio. Se vi chiedete come si faceva il grande cinema: la mosca fu presa e chiusa in un vasetto, e andò sul viso del pistolero perché sul viso era stata spalmata marmellata.

Poi il treno arriva e non scende nessuno. Ma quando riparte si sente un’armonica, e poi si vede Armonica. Tutti i personaggi del film hanno infatti un loro tema musicale, che ne accompagna l’arrivo. Armonica e i tre sconosciuti hanno quindi un dialogo breve ed essenziale, molto alla Sergio Leone. Stanno per spararsi e qualcuno sta per morire. E ci sono tre cavalli, quelli con cui sono arrivati i banditi.

– Armonica: E Frank?
– Pistolero: Frank non è venuto.
– Armonica: C’è un cavallo per me?
– Pistolero: Ehi ragazzi è vero. Ci siamo proprio dimenticati un cavallo.
– Armonica: Ce ne sono due di troppo.

Poi Armonica li uccide tutti e tre e se ne va.

Si dice che all’inizio Leone avesse pensato a Eastwood, per il ruolo di Armonica. Ma poi scelse Charles Bronson, del quale disse: «Era proprio quello che – con la faccia che si ritrova – è capace di fermare le locomotive. Il giustiziere che, anche se vai in Groenlandia, ti segue e ti trova».

Frank
Nella scena dopo il dialogo dei cavalli, si vede Frank. Fino a prima di C’era una volta il West, Henry Fonda era stato un grandissimo attore di western e aveva quasi sempre fatto il buono, l’eroe. Leone lo scelse per fare il cattivo Frank. Il suo personaggio entra nel film uccidendo un uomo, il marito di Jill, e i suoi figli. Ma all’inizio non si vede che Frank è Fonda. Prima si vedono gli assassinati, e solo dopo l’assassino. Immaginatevi che strano, cinquant’anni fa, scoprire che il cattivo era Fonda e vedergli subito dopo uccidere un bambino, appena rimasto orfano, che lo guarda con gli occhi lucidi. «E di questo che ne facciamo, Frank?», gli chiede uno scagnozzo. «Ora che hai fatto il mio nome…» dice lui, e poi lo uccide.

Aneddoto: Fonda si presentò sul set con basette, baffi e lenti a contatto per rendere neri i suoi occhi azzurrissimi. Lo fece perché pensava che un cattivo dovesse essere fatto in quel modo. Leone gli tolse tutto e raccontò in seguito di aver detto: «I vicepresidenti delle società con cui ho avuto a che fare hanno tutti gli occhi cerulei e l’aria onesta e invece sono certi figli di puttana». Frank è bello e ha l’aspetto da buono, ma è il più cattivo di tutti.

Jill
Tutto il film gira attorno a lei, ma è presentata al pubblico dopo che è già passata mezz’ora di film. La vediamo arrivare in una stazione e da lì dirigersi verso il posto in cui Frank ha appena ucciso suo marito (ma lei non lo sa). Si vede subito che è sola, in un posto che non conosce. È il momento del film in cui per la prima volta si sente LA canzone del film. A proposito di musiche: Morricone le scrisse dopo aver letto la sceneggiatura, e quindi mentre giravano il film già c’erano. Alcune scene del film sono state quindi girate proprio per seguire il ritmo della musica. Non il contrario, come succede quasi sempre.

Poco dopo arrivano le scene in cui si vede la Monument Valley, tra Utah e Arizona, dove Leone girò alcune scene del film (la trilogia del dollaro l’aveva invece girata in Europa). Sognava da anni di girare lì, perché lì erano stati girati alcuni dei western che adorava: per esempio quelli di John Ford.

Cheyenne. Nella taverna con Armonica
Diretta verso il terreno che ha ereditato, e dove dovrebbe incontrare suo marito, Jill si ferma in una taverna. Mentre è dentro, si sentono degli spari da fuori. Poi entra Cheyenne. E si scopre che nella taverna c’è anche Armonica. Nessuno dei tre capisce molto dell’altro. Cheyenne sembra essere cattivo, ma poi si scoprirà che non è così: almeno non secondo i parametri del vecchio West.

Il sito Film School Rejects parla della scena della taverna, lunga quasi un quarto d’ora, come del perfetto esempio del senso del ritmo di Leone. La durata media di ogni inquadratura è di cinque secondi: un ritmo che sarebbe serrato anche oggi. «È una scena in cui tutto – gli attori, la cinepresa, la suspense, la musica, i dialoghi, la storia – funziona insieme per costruire un grande momento», ha scritto Film School Rejects. C’è anche un’altra di quelle frasi alla Sergio Leone.

Tutto quello che sta nel mezzo
Dopo la scena della taverna Jill va a casa e scopre il marito morto. In quella casa arrivano a un certo punto prima Cheyenne e poi Armonica. Le fanno capire di non essere stati loro a uccidere suo marito. «Ho ammazzato di tutto, ma bambini mai», dice Cheyenne.

Poi seguono molte altre scene in cui i personaggi sono quasi sempre a coppie: succede spesso che quando va via uno, ne arrivi un altro. Ci sono: scene con Jill e Frank, scene con Frank e Morton, scene con Frank e Armonica, e scene con Armonica, Cheyenne e Morton. Mai, però, una scena in cui Cheyenne, Armonica e Frank siano davvero tutti insieme nello stesso posto. Leone, che aveva fatto finire il suo film precedente con un grande triello – uno scontro a tre – qui nemmeno li fece incontrare, i tre pistoleri protagonisti.

In tutto questo ci sono alcuni scene notevoli – per esempio quella in cui Cheyenne spara a uno scagnozzo di Morton attraverso il proprio stivale – e un po’ di grandi frasi.

Quella in cui Cheyenne parla di sua madre.

Sai Jill, mi ricordi mia madre. Era la più grande puttana di Alameda e la donna più in gamba che sia mai esistita. Chiunque sia stato mio padre, per un’ora o per un mese è stato un uomo molto felice.

Quella in cui Frank sbeffeggia uno che aveva provato a fregarlo.

Wolbers, come si fa a fidarsi di uno che porta insieme cinta e bretelle? Di uno che non si fida nemmeno dei suoi pantaloni?

Quella in cui Armonica corregge Cheyenne.

Cheyenne: Ehi, Armonica, una città se la fai vicino a una stazione, oh, è una fabbrica di soldi, eh? Centinaia di migliaia di dollari! Eh, anche di più: migliaia di migliaia…
Armonica: Li chiamano milioni…

Quella in cui, senza stare a spiegarvi perché, a un certo punto Armonica “vende” Cheyenne per prendersi la taglia di cinquemila dollari che c’era su di lui.

Armonica: La taglia su Cheyenne è 5000 dollari, giusto?
Cheyenne: Giuda s’è accontentato di 4970 dollari in meno.
Armonica: Non c’erano i dollari allora!
Cheyenne: Già, ma i figli di puttana sì.

In mezzo c’è anche la scena in cui Armonica «salva la vita» a Frank, l’uomo che vuole uccidere, aiutandolo a difendersi dagli uomini mandati da Morton per ucciderlo. Jill gli chiede perché abbia «salvato la vita» a Frank. E Armonica, stizzito, risponde:

«Non l’ho lasciato uccidere; non è la stessa cosa!».

Nel film succede tutto molto più lentamente, ma si arriva infine al momento in cui tutti iniziano a capire le cose e andare incontro alle conseguenze delle loro azioni. Morton tradisce Frank, che grazie all’aiuto di Armonica riesce a salvarsi. Jill capisce tutto e inizia a costruire la stazione prima che arrivi la ferrovia. Cheyenne e i suoi uomini vanno a uccidere Morton, che con la sua ferrovia voleva arrivare fino all’oceano Pacifico, e invece muore in una pozzanghera.

Il finale
Cheyenne, che ha appena ucciso Morton, va da Jill. Mentre i due sono in casa, vedono che fuori ci sono Armonica e Frank che se ne vanno da soli verso il luogo designato per il loro duello finale, come in ogni western che si rispetti. Quando Frank arriva da Armonica gli dice: «Non sono qui né per la terra, né per il denaro, né per la donna». È lì perché vuole sapere chi diavolo è Armonica e perché ce l’ha tanto con lui.

Poi, dopo oltre due ore di film, c’è il duello finale. È pieno di tutto il meglio delle cose per cui Sergio Leone è così famoso, ma è particolare perché tutte le persone che lì vicino stanno lavorando alla ferrovia nemmeno se ne accorgono. Se ne fregano, del duello: la ferrovia è il futuro, i due pistoleri a duello sono il passato.

La fine
Armonica uccide Frank. Ma, soprattutto, grazie al flashback sull’impiccagione di anni prima, lo spettatore capisce perché Armonica cercava vendetta. E lo capisce anche Frank, appena prima di morire.

È il momento dei saluti. Cheyenne e Armonica dicono addio a Jill e se ne vanno a cavallo, insieme. Si scopre però che Cheyenne era stato ferito da Morton e si accascia a terra, pronto a morire: «Quando toccherà a te», dice ad Armonica, «prega che sia uno che sa dove sparare». Morton, non un pistolero, l’ha infatti colpito male, condannandolo a una morte lenta. Armonica se ne va e, alla fine, dopo tutto, per la prima volta, si vede il titolo del film: C’era una volta il West.