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  • Domenica 2 dicembre 2018

Cosa succederà dopo Brexit agli europei che vivono nel Regno Unito

Le regole per chi studia e per chi lavora e per chi vuole andarci per studiare e lavorare

William Lynch, allevatore di ostriche di nazionalità irlandese, posa con il passaporto nel suo allevamento a Culmore, in Irlanda del Nord, per il reportage di AFP sull'impatto di Brexit nelle vite di 15 cittadini europei e britannici. (PAUL FAITH/AFP/Getty Images)
William Lynch, allevatore di ostriche di nazionalità irlandese, posa con il passaporto nel suo allevamento a Culmore, in Irlanda del Nord, per il reportage di AFP sull'impatto di Brexit nelle vite di 15 cittadini europei e britannici. (PAUL FAITH/AFP/Getty Images)

Nel Regno Unito vivono oggi 3,5 milioni di cittadini europei, mentre circa un milione di britannici risiede in uno degli altri paesi dell’Unione Europea. Con Brexit, che diventerà effettiva il 29 marzo 2019, ci saranno un po’ di cambiamenti per queste persone, anche se non da subito.

Il 30 marzo 2019 – il giorno dopo Brexit – il Regno Unito e l’Unione Europea entreranno in un periodo di transizione, che durerà (salvo rinvii) fino al 31 dicembre 2020. Durante questo periodo i cittadini europei potranno entrare nel Regno Unito – e viceversa i cittadini britannici potranno entrare nell’Unione Europea – senza nuove restrizioni. La libera circolazione delle persone sarà quindi garantita fino alla fine del 2020. Dal gennaio del 2021, però, i cittadini europei non avranno più una via di accesso preferenziale: anche se non dovranno richiedere un visto, il loro ingresso e la loro permanenza nel Regno Unito saranno strettamente regolati.

La prima ministra britannica Theresa May è stata molto criticata per aver detto che dopo Brexit «i cittadini europei, a prescindere dalle loro capacità o dall’esperienza che hanno da offrire, non potranno più saltare la fila e passare davanti agli ingegneri che vengono da Sidney o agli sviluppatori di software da Delhi». Ma è vero che con le nuove leggi sull’immigrazione il Regno Unito punterà ad attirare lavoratori altamente qualificati dai paesi extra europei e contemporaneamente ridurre il numero di lavoratori non qualificati che arrivano invece dall’Unione Europea. Molto probabilmente le persone che arriveranno nel Regno Unito dall’UE dopo il periodo di transizione dovranno dimostrare di poter guadagnare uno stipendio minimo, come fanno ora i lavoratori extracomunitari che si trasferiscono nel Regno Unito: devono guadagnare almeno 30mila sterline all’anno per poterci restare a vivere.

Laurent Faure, 50, mercante di vini francese e proprietario di Le Vieux Comptoir bistrot, nel centro di Londra, posa con il suo passaporto per un reportage di AFP sull’impatto di Brexit nelle vite di 15 cittadini europei e britannici. (JUSTIN TALLIS/AFP/Getty Images)

Per ora i diritti dei cittadini comunitari nel Regno Unito sono garantiti dall’accordo raggiunto a metà novembre. Serve solo che il processo di ratifica non incontri troppi intoppi: l’accordo è già stato approvato dal governo britannico e dal Consiglio europeo, ora deve passare dal Parlamento britannico – è il voto più complicato perché molti deputati si sono opposti – e infine al Parlamento Europeo. Non c’è ancora la certezza assoluta che l’accordo venga approvato così com’è, e nello scenario peggiore si andrebbe incontro al cosiddetto “no deal”, cioè l’uscita senza alcun tipo di accordo. Sarebbe il caso peggiore anche per i diritti dei cittadini europei che vivono nel Regno Unito, che si troverebbero improvvisamente sprovvisti di un permesso di soggiorno legale per risiedere nel paese.

Per il momento, comunque, questo è quello che cambierebbe nel caso in cui l’accordo venga approvato nella sua forma attuale.

Il permesso di soggiorno permanente (e quello semipermanente)

L’accordo permette ai cittadini europei che si sono trasferiti nel Regno Unito prima della fine del periodo di transizione, e che vivono e lavorano nel paese, di richiedere un permesso di soggiorno permanente (settled status in inglese) per risiedere nel Regno Unito, permesso che vale per sé e per la propria famiglia. Il permesso di soggiorno permanente verrà rilasciato a chi, comunitario, abbia vissuto nel Regno Unito per un periodo pari o superiore ai cinque anni. Chi ci ha abitato per meno tempo potrà ricevere un permesso semipermanente (pre-settled status) che permetterà di vivere nel Regno Unito fino al raggiungimento dei 5 anni richiesti per quello definitivo. Il permesso può essere richiesto a partire dal 30 marzo 2019 fino al 30 giugno 2021 e permetterà di vivere nel Regno Unito per tutto il tempo che si desidera, e anche eventualmente fare richiesta per ottenere la cittadinanza britannica.

Il governo ha detto che anche coloro che hanno già il documento che attesti il diritto al soggiorno permanente per le regole UE – i cittadini europei dopo almeno 5 anni consecutivi di soggiorno legale in un altro paese dell’Unione acquisiscono automaticamente il diritto al soggiorno permanente – dovranno chiedere il nuovo permesso di soggiorno rilasciato dal Regno Unito, ma potranno avere i nuovi documenti gratuitamente, senza dover ripresentare ulteriore documentazione. Per tutti gli altri il costo è di 65 sterline (32,5 sterline per i minori di 16 anni).

Al momento non è chiaro cosa succederà dopo il dicembre 2020, una volta terminato il periodo di transizione. Il governo britannico approverà nuove leggi sull’immigrazione che serviranno a regolare anche l’ingresso e la permanenza dei cittadini europei nel paese. Regno Unito e Unione Europea hanno 21 mesi di tempo per capire come regolare i rapporti reciproci e definire una volta per tutte i diritti dei cittadini europei (e di quelli britannici che vivono nell’Unione).

Cosa cambia per le famiglie

L’accordo su Brexit protegge anche i familiari di un cittadino europeo che hanno legalmente vissuto con lui (o lei) nel Regno Unito prima del 29 marzo. Ai familiari (anche se di paesi extra UE) verrà permesso di rimanere, ma dovranno fare richiesta per avere il nuovo permesso di soggiorno permanente e un nuovo documento di residenza, entrambi rilasciati dal Regno Unito.

Gabriela Szomoru è una contabile trentaduenne rumena che lavora in un’azienda del Kent che produce insalata. Qui posa con il suo passaporto per il reportage di AFP sull’impatto di Brexit nelle vite di 15 cittadini europei e britannici. (JUSTIN TALLIS/AFP/Getty Images)

I bambini nati da genitori che hanno il permesso di soggiorno permanente acquisteranno automaticamente la cittadinanza britannica, mentre i bambini nati da genitori che hanno ottenuto il permesso di soggiorno semipermanente acquisteranno lo stesso status dei genitori, a meno che uno dei due non sia cittadino britannico o abbia un permesso permanente o il diritto di dimora nel Regno Unito (in quel caso il bambino avrà la cittadinanza britannica). Il permesso di soggiorno permanente potrà essere richiesto anche dai coniugi e dai partner civili di cittadini britannici.

Cosa cambia per chi cerca lavoro nel Regno Unito o non può più lavorare

Ai cittadini europei che sono andati nel Regno Unito a cercare lavoro prima del 29 marzo 2019 sarà permesso rimanere nel paese per sei mesi dopo il loro arrivo (e probabilmente anche un po’ più a lungo se riescono a dimostrare che verranno assunti). Una volta terminato il periodo di ricerca del lavoro, dovranno però lasciare il paese a meno che non abbiano trovato un lavoro o possano dimostrare di avere sufficienti risorse finanziarie – e un’assicurazione sanitaria – per poter vivere nel Regno Unito.

Nel caso in cui non si possa più lavorare a causa di una malattia o di un incidente invalidante, sarà possibile richiedere il permesso di soggiorno permanente in anticipo se si è vissuto nel Regno Unito in modo continuativo per almeno due anni o se l’inabilità permanente è dovuta a un incidente sul lavoro che permette di accedere a una pensione di invalidità rilasciata da un’istituzione britannica. Anche nel caso di pensionamento è possibile richiedere il permesso di soggiorno in anticipo se si è lavorato nel Regno Unito almeno un anno prima della pensione e si è vissuto nel paese per tre anni.

Cosa cambia per gli studenti

Al momento gli studenti europei (non Erasmus) che studiano nel Regno Unito vengono trattati allo stesso modo degli studenti britannici: pagano meno tasse e non devono preoccuparsi troppo della burocrazia. Non è chiaro cosa succederà dopo il 2020, ma per tutto il periodo di transizione gli studenti che hanno già iniziato un percorso di studi prima di Brexit potranno portarlo a termine con le modalità (pagamenti delle tasse universitarie, borse di studio e fondi di aiuto allo studio) previste al momento della loro immatricolazione.

Gli studenti iscritti prima di Brexit potranno terminare gli studi e dopo cinque anni di residenza potranno fare domanda per avere il permesso di soggiorno permanente. Non ci saranno problemi se nel corso dei cinque anni non saranno più studenti, ma avranno iniziato a lavorare o a cercare un lavoro. Tutti i cittadini europei che risiedono nel Regno Unito da prima di Brexit, infatti, potranno continuare a cambiare il tipo di attività per cui risiedono nel paese senza restrizioni e senza dover richiedere permessi aggiuntivi (questo significa che gli studenti potranno iniziare a lavorare, così come i lavoratori potranno andare in pensione).

Robyn Ada McKay, ventenne inglese, studia cornamusa al Royal Conservatoire di Scozia. Posa con il suo passaporto per il reportage di AFP sull’impatto di Brexit nelle vite di 15 cittadini europei e britannici. (ANDY BUCHANAN/AFP/Getty Images)

Nonostante verrà meno il libero movimento di cui godevano prima, dopo Brexit gli studenti avranno diritto a una “mobilità facilitata” – rispetto agli studenti che provengono da paesi extra UE – che gli permetterà di continuare a studiare nelle università del Regno Unito. Come i turisti e chi visita il paese per lavoro, anche gli studenti non dovranno richiedere un visto per entrare. Inoltre, «dopo la separazione dall’Unione Europea, il Regno Unito continuerà a partecipare ai programmi finanziati dal Quadro finanziario pluriennale 2014-2020 fino al loro termine» e quindi anche i programmi Erasmus+ – il progetto che raccoglie tutti i programmi di formazione, studio e lavoro all’estero per i giovani europei – continueranno a essere finanziati almeno fino alla fine del periodo di transizione. Per il dopo non si sa ancora cosa succederà, ma è probabile che il Regno Unito chieda di continuare a partecipare ai progetti come Erasmus+: dal 1987, quando iniziò il programma, oltre 600 mila studenti e giovani professionisti britannici hanno beneficiato del programma e le università del Regno Unito sono tra le prime scelte degli studenti Erasmus che vengono dal continente.

Nel caso in cui il Regno Unito lasci l’UE senza aver ratificato l’accordo, il governo britannico ha garantito che coprirà i finanziamenti alle organizzazioni britanniche per permettere a tutti i cittadini britannici che hanno fatto richiesta di una borsa di studio Erasmus+ prima del 29 marzo di portare a termine i loro progetti. Nella copertura finanziaria sono compresi anche tutti gli studenti e i progetti la cui domanda sarà accolta con successo solo dopo la data ufficiale di Brexit. Sempre nel caso di un no deal, il governo dovrà raggiungere accordi separati con il resto dell’Unione per permettere alle organizzazioni e università britanniche di continuare a partecipare ai progetti Erasmus+.

Dove trovare altre informazioni

La Commissione Europea ha stilato una lista di FAQ (le domande poste più di frequente) in cui risponde a tutte le domande che i cittadini europei che si trovano a vivere nel Regno Unito le hanno posto e che comprende una casistica molto ampia. Per ora non è ancora possibile fare domanda per il permesso di soggiorno permanente – si potrà fare richiesta a partire dal 30 marzo 2019 –, ma il sito del governo britannico ha preparato una guida per chi è interessato.