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  • Martedì 20 novembre 2018

Un parlamentare europeo su sette non è arrivato a fine legislatura

A pochi mesi dalla fine della legislatura in 104 si sono dimessi, sono andati in pensione o sono morti: ci sono anche nove italiani

(FREDERICK FLORIN/AFP/Getty Images)
(FREDERICK FLORIN/AFP/Getty Images)

A pochi mesi dalla fine della legislatura, che si concluderà ad aprile 2019, il Parlamento Europeo ha perso circa un eurodeputato su sette fra quelli che erano stati eletti nel 2014. Negli ultimi quattro anni, su 751 deputati, in 104 si sono dimessi oppure si sono ritirati dalla vita politica (o ancora, sono morti). Quasi tutti sono stati sostituiti, come previsti dal regolamento del Parlamento. Nella scorsa legislatura i deputati che si erano dimessi erano stati 64 su 766, mentre in quella ancora precedente, dal 2004 al 2009, erano stati addirittura 160 su 732.

La Spagna è il paese che ha perso più deputati in assoluto: dei 54 deputati che aveva eletto, 13 si sono ritirati. La Lettonia e l’Estonia ne hanno persi metà, tre su sei, Lussemburgo un terzo (due su sei) e il Belgio più di un quarto, sei su venti. L’Italia invece ne ha persi per strada nove, tra cui Matteo Salvini e Lorenzo Fontana, che oggi fanno parte del governo Conte. Fino ad ora solo tra i parlamentari dell’Irlanda, della Slovenia e della Slovacchia non ci sono state delle sostituzioni. Sette europarlamentari sono invece diventati commissari, cioè sono entrati a fare parte della Commissione Europea guidata dal presidente Jean-Claude Juncker.

I deputati che lasciano il loro seggio vengono sostituiti dai membri del loro partito: al momento i sostituti sono stati 102, perché Sander Loones, il nuovo Ministro della Difesa belga, e Artis Pabriks, un politico lettone appena eletto nel Parlamento del suo paese, hanno dato le dimissioni a inizio novembre e non sono ancora stati sostituiti.

Gli eurodeputati italiani che hanno lasciato il Parlamento Europeo

Per i trattati europei il mandato da parlamentare europeo è incompatibile con quello per altre cariche pubbliche nazionali o europee: non si può ad esempio far parte sia della Commissione Europea, l’organo esecutivo dell’Unione, che del Parlamento, così come sono incompatibili le cariche di parlamentare nazionale ed europeo. L’Italia può esprimere fino a 73 deputati: in quattro anni si sono dimessi in 8. Tre erano deputati della Lega, tre di Forza Italia e due del Partito Democratico. A parte Gianluca Buonanno, che è morto nel 2016, tutti gli altri eurodeputati italiani eletti nel 2014 hanno lasciato il Parlamento per poter assumere incarichi pubblici in Italia.

Lega Nord

Gianluca Buonanno, Lorenzo Fontana e Matteo Salvini, allora ancora eurodeputati per la Lega Nord, indossano magliette in protesta contro le sanzioni alla Russia nel settembre del 2014. (EPA/PATRICK SEEGER/ANSA)

Il segretario della Lega Nord Matteo Salvini nel 2014 era stato eletto per il suo terzo mandato nel Parlamento Europeo, ma si è dimesso quest’anno dopo le elezioni del 4 marzo in Italia quando è diventato senatore. Con lui si è dimesso anche Lorenzo Fontana, eletto alla Camera. Entrambi sono poi diventati ministri dell’attuale governo Conte, sostenuto anche dal Movimento 5 stelle e Lega: Salvini, che è anche vicepresidente del Consiglio, ha ottenuto il ministero degli Interni, mentre Fontana è diventato il Ministro per la Famiglia e le disabilità. I due ministri sono stati sostituiti da Danilo Lancini e Giancarlo Scottà.

Gianluca Buonanno è morto il 5 giugno 2016 in un incidente d’auto avvenuto a Gorla Maggiore in provincia di Varese. Buonanno aveva 50 anni ed era stato eletto al Parlamento Europeo con la Lega Nord nel 2014 (nelle stesse elezioni era stato eletto sindaco di Borgosesia). Dal 2008 al 2014 era stato deputato, sempre con la Lega Nord. Alla sua morte il suo seggio al Parlamento Europeo è andato ad Angelo Ciocca, sempre della Lega, che era dietro di lui nelle liste elettorali e che di recente si è fatto notare per una colorita contestazione nei confronti della Commissione Europea.

Flavio Tosi, sindaco di Verona della Lega Nord, era arrivato secondo nelle liste della Lega Nord dopo il segretario del partito Matteo Salvini per la circoscrizione Nord-Est (Friuli Venezia Giulia, Veneto, Trentino Alto Adige, Emilia Romagna), ma si era dimesso sette giorni dopo l’inizio della legislatura, cioè l’8 luglio 2014, per continuare a fare il sindaco di Verona. Il suo seggio era poi stato occupato da Lorenzo Fontana.

Forza Italia

Salvatore Domenico (detto Salvo) Pogliese era stato eletto al parlamento Europeo nelle liste di Forza Italia, ma il 18 giugno 2018 è diventato sindaco di Catania e si è dimesso dalla carica precedente lasciando il suo posto al primo nella lista dei candidati esclusi di Forza Italia: il seggio è andato a Giovanni (detto Gianfranco) Miccichè, il quale, però, è rimasto in carica appena un mese. Miccichè era già presidente dell’Assemblea regionale siciliana, ma non avendo deciso entra trenta giorni a quale dei due incarichi rinunciare la Cassazione ha dichiarato decaduto «per incompatibilità» il suo subentro a Pogliese. Al posto di Pogliese è quindi diventato europarlamentare il secondo dei non eletti di Forza Italia, cioè l’ex assessore regionale della Sicilia Innocenzo Leontini.

Alle elezioni del 2014, l’attuale presidente della Liguria Giovanni Toti era il capolista di Forza Italia nella circoscrizione Italia nord-occidentale (quella che comprende Liguria, Lombardia, Piemonte e Valle d’Aosta). È rimasto in Parlamento fino al 9 luglio 2015, cioè fino a quando è diventato presidente di regione Liguria. Toti era il candidato unico del centro destra alla presidenza della Liguria ed era sostenuto da Forza Italia, dalla Lega Nord, da fratelli d’Italia e da Area Popolare. Aveva vinto le elezioni prendendo il 34,44 per cento dei voti, circa 8 punti percentuali in più rispetto a Raffaella Paita, candidata del Partito Democratico, e circa 10 punti in più rispetto a Alice Salvatore del Movimento 5 Stelle. Al posto di Toti ora c’è Stefano Maullu, storico politico lombardo di Forza Italia.

Partito Democratico

Il presidente della Commissione Europea Jean-Claude Juncker, con l’ex capogruppo del S&D Gianni Pittella. (AP Photo/Geert Vanden Wijngaert)

Per molto tempo Gianni Pittella è stato il parlamentare italiano più alto in grado fra le cariche politiche del Parlamento Europeo: era infatti capogruppo dell’Alleanza Progressista dei Socialisti e dei Democratici (S&D), il principale gruppo politico di centrosinistra. Nel marzo 2018 però si è dimesso dopo essere stato eletto senatore in Italia. Al suo posto come capogruppo del S&D ora c’è il tedesco Udo Bullmann, mentre il suo seggio è stato preso da Giosi Ferrandino, l’ex sindaco di Ischia.

Alessandra Moretti – eletta al Parlamento Europeo nelle liste del PD con oltre 230.000 voti – si era dimessa dal suo ruolo di europarlamentare nel 2015 per candidarsi alla presidenza di una delle regioni italiane: in Veneto. L’elezioni erano poi state vinte da Luca Zaia, candidato della destra, e Moretti al momento è consigliera regionale. Oggi il suo seggio è occupato da Damiano Zoffoli, ex consigliere regionale del PD in Emilia-Romagna.

Altri eurodeputati famosi che non sono più eurodeputati

Tra i fuoriusciti dal Parlamento Europeo ci sono anche una serie di famosi leader europei tra cui i francesi Marine Le Pen e Jean-Luc Mélenchon, l’ex presidente del Parlamento Europeo Martin Schulz, il presidente polacco Andrzej Duda e il leader di Podemos Pablo Iglesias.

Marine Le Pen, la leader di Rassemblement National, il partito di estrema destra prima conosciuto come Front National, e Mélenchon, fondatore del Partito di Sinistra, si sono dimessi lo stesso giorno il 18 giugno del 2017, dopo il secondo turno delle elezioni legislative in Francia. Sia Le Pen che Mélenchon erano candidati alla presidenza del paese: Le Pen ha perso al ballottaggio con Emmanuel Macron, l’attuale presidente della Repubblica, mentre Mélenchon non ha superato il primo turno. Entrambi ora siedono come deputati nell’Assemblea nazionale, il parlamento francese.

L’ex presidente del Parlamento Europeo Martin Schulz con il presidente della Polonia Andrzej Duda nel 2016. (Photo by Lennart Preiss/Getty Images)

Martin Schulz è stato presidente del Parlamento Europeo dal 2012 al 2017 e prima ancora capogruppo del S&D in Parlamento. Nel 2014 era il candidato presidente del S&D alla presidenza della Commissione Europea: non fu eletto, ma nell’accordo tra popolari, socialdemocratici e liberali che consegnò l’incarico a Jean-Claude Juncker, Schulz fu rieletto per un secondo mandato come Presidente del Parlamento. S

Schulz appartiene al Partito socialdemocratico tedesco (SPD) e alla fine del suo secondo mandato come presidente si è ritirato dalla politica europea per dedicarsi a quella nazionale. Nel 2017 è stato il candidato dei socialdemocratici alla cancelleria tedesca contro Angela Merkel, ma ha preso solo il 20 per cento dei voti, registrando uno dei risultati peggiori nella storia del partito. Al momento è membro del Bundestag come rappresentante della Renania Settentrionale-Vestfalia.

Andrzej Duda – rappresentante al Parlamento Europeo del controverso partito di estrema destra, ultraconservatore ed euroscettico Diritto e Giustizia (PiS) – è il presidente della Polonia dal 2015: era stato eletto al Parlamento Europeo appena un anno prima. Pablo Iglesias è il segretario di Podemos, il movimento spagnolo di sinistra radicale che nacque proprio in vista delle elezioni europee del 2014. Iglesias venne eletto al Parlamento Europeo, dove il suo partito è entrato a far parte del gruppo Sinistra Unitaria Europea/Sinistra Verde Nordica (GUE/NGL), di cui Iglesias fu anche il candidato alla presidenza del Parlamento. Il 27 ottobre 2017 si è dimesso per candidarsi alle elezioni generali in Spagna, dove al momento è deputato della Camera bassa del Parlamento spagnolo.