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  • Mercoledì 14 marzo 2018

Perché il Front National cambierà nome

Soprattutto per tre ragioni che hanno a che fare col padre di Marine Le Pen, con l'allargamento del proprio elettorato e col desiderio di governare

Marine Le Pen a Lille, 11 marzo 2018 (Sylvain Lefevre/Getty Images)
Marine Le Pen a Lille, 11 marzo 2018 (Sylvain Lefevre/Getty Images)

Sabato 10 e domenica 11 marzo i militanti del Front National, partito dell’estrema destra francese, si sono riuniti a Lille, nel nord della Francia, per il loro sedicesimo congresso. Durante l’assemblea Marine Le Pen, che era l’unica candidata, è stata rieletta alla guida del partito, il ruolo di “presidente onorario” – che era ricoperto da suo padre Jean-Marie Le Pen, con cui i rapporti da tempo non sono buoni – è sparito dal nuovo statuto ed è stato annunciato un cambio di nome per il movimento: “Rassemblement National”, che significa “raggruppamento nazionale”.

Per l’ufficializzazione del nuovo nome sarà necessario ancora un mese e mezzo, perché gli iscritti dovranno dare la loro approvazione con un voto per posta. Come ha scritto Le Monde, cambiare nome è un atto significativo: significa cancellare qualcosa considerato ormai superato per affrontare un cambiamento di strategia e di immagine. Tre anni fa il partito di Nicolas Sarkozy aveva sostituito il nome “Union pour un mouvement populaire” (UMP) con “Les Républicains”. Jean-Luc Mélenchon lo aveva seguito un anno dopo, abbandonando “Parti de Gauche” per “France Insoumise”. Ora è toccato a Marine Le Pen.

La modifica ha tre significati principali: superare il nome creato dal padre di Marine Le Pen durante la fondazione del partito nel 1972, superare quello che la stessa Le Pen ha definito «un blocco psicologico» di molti francesi nei confronti del suo partito (e dunque cercare di allargare il proprio elettorato), e dimostrare, infine, che il partito stesso intende completare il proprio processo di “normalizzazione” per affermarsi in un prossimo futuro come partito di governo.

Le Pen ha spiegato che la parola “front” contiene «una nozione di opposizione» che finora era giustificata: «Abbiamo dovuto fare fronte, ma abbiamo fatto un fronte contro qualcuno o qualcosa, raramente per o con. Se vogliamo governare, dobbiamo farlo per i francesi e con coloro che condividono il nostro immenso amore per la Francia». Nel suo discorso Le Pen ha detto anche che questo nome «deve esprimere il nostro desiderio di raggrupparci. Nel momento in cui la stragrande maggioranza dei francesi aspira alla riconciliazione di tutte le energie, questo nome deve essere un grido di battaglia, un appello a unirsi a noi».

La stampa francese ha ricordato che “Rassemblement national” era già stato il nome di un partito della destra radicale di cui faceva parte Jean-Louis Tixier-Vignancour, che si presentò alle presidenziali del 1965 (e la cui campagna era stata diretta proprio da Jean-Marie Le Pen). Il Front National aveva poi già usato questo nome quando si era presentato alle elezioni nazionali del 1986 e “Rassemblement pour la république” era il nome del partito guidato da Jacques Chirac, prima di diventare UMP e ora Les Républicains. È proprio alla destra tradizionale e ai suoi elettori che punterebbe Marine Le Pen, che durante il congresso ha parlato a lungo della necessità di fare alleanze e della cultura dell’alleanza necessaria anche all’interno del suo stesso partito (il padre si era sempre detto contrario alle alleanze).

In ogni caso Marine Le Pen aveva già spiegato in un‘intervista fatta lo scorso gennaio a Le Monde che un ipotetico cambio di nome non avrebbe modificato «la linea del partito». Il cambio sarebbe dunque e soprattutto il culmine di un lavoro di normalizzazione che Le Pen ha avviato a partire dal 2011. L’obiettivo di trasformare un partito che storicamente ha sempre avuto un’immagine molto dura e aggressiva era stato portato avanti da Marine Le Pen anche durante la campagna elettorale per le ultime presidenziali, attraverso una femminilizzazione della propria immagine e attraverso lo sfruttamento del femminismo per sostenere in realtà gli stereotipi più tradizionali sulle donne, la cosiddetta famiglia tradizionale e la forte opposizione all’immigrazione.

Diversi esperti hanno confermato che l’operazione del nome ha soprattutto una funzione mediatica, d’immagine, nella speranza di arrivare un giorno a governare: un’operazione di rassicurazione nei confronti di un potenziale elettorato che vuole allo stesso tempo anche la funzione di rispondere ai critici interni, che da tempo chiedono nuove alleanze, e segnare una svolta dopo il ballottaggio perso nel 2017 contro Emmanuel Macron. Non potendo cambiare la leader, la leader ha deciso di cambiare nome al partito.