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  • Martedì 17 luglio 2018

In Francia verranno rilasciati presto centinaia di detenuti radicalizzati

Quelli condannati per appoggiare l'ISIS e anche quelli radicalizzati in carcere: ora la polizia sta cercando un modo per monitorarli

(LUCAS BARIOULET/AFP/Getty Images)
(LUCAS BARIOULET/AFP/Getty Images)

Nei prossimi mesi centinaia di detenuti francesi radicalizzati e vicini all’estremismo islamista cominceranno a essere rilasciati dalle prigioni del paese. Alcuni di loro erano stati condannati per propaganda e appoggio allo Stato Islamico (o ISIS) durante il periodo di massima espansione del Califfato, tra il 2014 e il 2015, e stanno terminando di scontare la loro pena; diversi altri si sono invece radicalizzati in carcere, un processo che negli ultimi anni si è osservato nelle prigioni di molti paesi europei, tra cui l’Italia (come nel caso di Anis Amri, attentatore di Berlino radicalizzato nelle carceri siciliane).

Il procuratore generale francese François Molins ha detto: «Corriamo un rischio enorme: vedere persone lasciare la prigione al termine della pena, persone che non si saranno ravvedute per niente, che sono potenzialmente ancora più pericolose oggi, come risultato del tempo trascorso in carcere». Secondo il ministero della Giustizia francese, almeno 50 persone condannate per terrorismo e altre 400 classificate come “radicalizzate” in carcere saranno rilasciate entro la fine del 2019. Per la Francia tutto questo rischia di diventare un problema enorme: da anni le forze di sicurezza del paese cercano infatti di monitorare le persone radicalizzate o sospettate di avere simpatie per gruppi estremisti, con enormi difficoltà. Ora, per affrontare la nuova situazione, è stata creata una nuova unità dell’antiterrorismo, UCLAT, che si occuperà espressamente di tenere sotto sorveglianza gli ex detenuti radicalizzati.

Negli ultimi tre anni in Francia sono stati almeno due gli attentati terroristici compiuti da persone uscite da poco dal carcere. Nel luglio 2016 Adel Kermiche, 19 anni, partecipò all’attentato alla chiesa di Saint-Étienne-du-Rouvray, un comune di circa 29mila abitanti nel dipartimento della Senna Marittima, in Normandia: nell’attacco fu sgozzato un sacerdote di 84 anni. Il mese precedente Larossi Abballa, 25 anni, aveva ucciso due persone – un comandante di polizia e la sua compagna – in un comune a nord ovest di Parigi. Entrambi i terroristi erano simpatizzanti dello Stato Islamico ed entrambi erano stati in carcere.

Le autorità francesi temono che si possano ripetere episodi del genere. Tra le persone rilasciate negli ultimi giorni, per esempio, c’è Djamel Beghal, jihadista franco-algerino condannato per la prima volta per terrorismo nel 2001, e poi di nuovo nel 2013. Beghal è una figura molto nota negli ambienti dell’antiterrorismo, soprattutto per i suoi legami con due degli attentatori che parteciparono all’attacco contro la redazione del settimanale satirico francese Charlie Hebdo, nel gennaio 2015. Djamel Beghal è già uscito dal carcere ma è stato espulso e rimandato in Algeria. Un altro che la polizia terrà d’occhio è un uomo che il Wall Street Journal ha identificato solo con il nome di Nassim, condannato a 6 anni di carcere per cospirazione e appoggio all’ISIS. Nassim pratica ancora una forma molto “rigorosa” di Islam – si potrebbe dire che sia rimasto radicalizzato – anche se il suo avvocato ha sostenuto che Nassim non avrebbe intenzione di compiere alcun attentato.

La nuova unità della polizia creata per sorvegliare i detenuti radicalizzati rilasciati dal carcere, UCLAT, raccoglierà informazioni sia dalle prigioni interessate che dalle agenzie di intelligence nazionali, incrociandole con quelle ottenute dalle liste stilate dalle autorità francesi sui sospetti terroristi. Non sarà comunque un lavoro facile: nonostante lo Stato Islamico sia stato praticamente sconfitto in Siria e in Iraq, le idee estremiste promosse dal gruppo non sono sparite e continuano ad avere un impatto rilevante in alcuni ambienti particolari, soprattutto all’interno delle carceri europee.