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  • Venerdì 23 dicembre 2016

Anis Amri è stato ucciso vicino a Milano

Il principale sospettato per l’attentato di Berlino è stato ucciso dalla polizia a Sesto San Giovanni, dopo essere stato fermato per un normale controllo

Il luogo dell'operazione di polizia in cui è stato ucciso Anis Amri, il principale sospettato per l’attentato di lunedì a Berlino - Sesto San Giovanni, 23 dicembre 2016
(ANSA/Daniele Bennati)
Il luogo dell'operazione di polizia in cui è stato ucciso Anis Amri, il principale sospettato per l’attentato di lunedì a Berlino - Sesto San Giovanni, 23 dicembre 2016 (ANSA/Daniele Bennati)

Anis Amri, il principale sospettato per l’attentato di lunedì a Berlino in cui sono morte 12 persone, è stato ucciso dalla polizia italiana nella notte tra giovedì e venerdì a Sesto San Giovanni, un comune alla periferia di Milano. La notizia è stata confermata dal ministro degli Interni Marco Minniti, che questa mattina in una conferenza stampa ha detto che l’uomo ucciso dalla polizia è «senza ombra di dubbio» Anis Amri. Amri è stato ucciso dalla polizia intorno alle 3 del mattino, dopo aver sparato contro alcuni agenti che lo avevano fermato per un normale controllo nei pressi della stazione dei treni. Dopo la sua morte, Amaq, l’agenzia di stampa dello Stato Islamico, ha diffuso un video in cui Amri giura fedeltà allo Stato Islamico. La polizia tedesca ha detto che sta indagando per cercare di capire se Amri avesse una rete di appoggio a Milano.

Il questore di Milano Antonio De Iesu ha spiegato meglio la dinamica della sparatoria nel corso di una conferenza stampa in tarda mattinata. Amri, dopo essere stato fermato, ha obbedito ai primi ordini degli agenti, cominciando a svuotare le tasche e lo zaino che aveva con sé. Dopo aver appoggiato lo zaino sul tetto dell’auto della polizia, tuttavia, ha tirato fuori una pistola già carica sparando e ferendo a una spalla Cristian Movio, il 36enne capo pattuglia che in quel momento si trovava più vicino a lui. Movio è riuscito comunque a prendere la pistola e sparare a sua volta, ma Amri si è nascosto dietro l’auto. Qui è stato raggiunto dall’altro agente, il 29enne Luca Scatà, che gli ha sparato ancora, uccidendolo con un colpo al torace. Secondo il Corriere della Sera la pistola usata da Amri – una calibro 22, arma piccola e poco costosa – è la stessa usata per uccidere l’autista polacco che è stato trovato morto sul camion usato a Berlino per compiere l’attentato.

De Iesu ha detto anche che Amri si trovava intorno all’1 di notte alla Stazione Centrale di Milano e che non è chiaro come e come mai si fosse spostato a Sesto San Giovanni. Diversi giornali hanno ricostruito parzialmente i suoi spostamenti: da Chambery, in Francia, sarebbe andato a Torino, da lì a Milano e poi a Sesto San Giovanni. De Iesu ha detto che Amri aveva con sé, oltre alla pistola, anche uno zaino, qualche centinaia di euro ma non un telefono cellulare. È stata anche smentita la notizia data da diversi giornali secondo cui Amri avrebbe gridato “Allah è grande” prima di sparare ai poliziotti: secondo De Iesu, invece, ha gridato “poliziotti bastardi”.

L’agente Movio, che fa parte del commissariato di Sesto San Giovanni, al momento è ricoverato in ospedale a Monza dove è stato operato per la ferita riportata alla spalla, ma le sue condizioni non sono gravi. Scatà è un agente “in prova” al commissariato di Sesto San Giovanni da nove mesi.

Amaq, l’agenzia di stampa dello Stato Islamico, ha diffuso un video che mostra Amri giurare fedeltà ad Abu Bakr al Baghdadi, il leader del gruppo. Il video, che era stato registrato prima dell’attentato, conferma come Amri avesse legami con lo Stato Islamico e che non fosse quindi un semplice “lupo solitario”. Amaq ha diffuso anche un comunicato in cui ha annunciato la morte dello stesso Amri, dicendo che è lui l’attentatore di Berlino: «L’attentatore di Berlino ha attaccato la polizia italiana ed è stato ucciso». La ricostruzione dello Stato Islamico non coincide però con quella fatta dalle autorità italiane, secondo cui Amri non ha attaccato la polizia, ma ha sparato dopo essere stato fermato. Come ha scritto l’analista statunitense Charlie Winter, è piuttosto inusuale per Amaq rispondere in maniera così rapida e così “tattica” alle notizie: sembra piuttosto un tentativo di esaltare in qualche maniera l’uccisione di Amri.

(La conferenza stampa di Marco Minniti)

In una breve conferenza stampa tenuta questa mattina, il presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, ha confermato le notizie fornite da Minniti senza aggiungere altri dettagli, ha ribadito che nella lotta al terrorismo “lo Stato c’è” e ha ringraziato le forze dell’ordine per il lavoro svolto. Gentiloni ha sentito telefonicamente il cancelliere tedesco, Angela Merkel, per annunciarle l’esito dell’operazione di polizia.

Anis Amri era ricercato in tutta Europa da tre giorni, dopo che un suo documento di identità era stato ritrovato all’interno del camion usato per l’attentato a Berlino. La polizia tedesca aveva sempre parlato di lui come del “principale sospettato” per l’attentato, dicendo che non c’erano altre prove che facessero pensare che avesse partecipato. Successivamente erano state però trovate le sue impronte digitali su diverse parti del camion usato per l’attentato e questo aveva reso ancora più forti i sospetti nei suoi confronti.

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Amri aveva 24 anni ed origini tunisine. Era arrivato in Germania nel 2015 dopo aver scontato quattro anni di carcere in Italia per aver preso parte a una rivolta nel centro di accoglienza dell’isola di Lampedusa, in Sicilia, dove era arrivato nel 2011 dalla Tunisia. Mercoledì il procuratore federale tedesco aveva spiegato che a gennaio Amri era stato inserito nella lista di persone controllate per terrorismo: la radio Bayerischer Rundfunk aveva detto che era sospettato di voler reclutare dei collaboratori per compiere «un attacco con motivazioni islamiste» e di avere tentato di entrare in possesso di un fucile automatico tramite dei suoi contatti in Francia. Da marzo a settembre era stato messo sotto sorveglianza perché la polizia sospettava che stesse preparando un furto con l’obiettivo di raccogliere denaro per comprare delle armi.

Sembra che Amri avesse legami con il circolo salafita di Ahmad Abdelazziz, conosciuto anche come Abu Walaa, un predicatore di origine irachena arrestato nella città tedesca di Hildesheim a novembre con l’accusa di essere vicino allo Stato Islamico (accusa che Walaa ha sempre negato). Non si sa ancora in che momento Amri si sia radicalizzato, ma secondo la sua famiglia, ha scritto la giornalista del Times Bel Trew, sarebbe successo in Europa.

Sesto San Giovanni è il comune più popoloso della Città Metropolitana di Milano, dopo Milano stessa. È situato a nordest del centro e ci vivono circa 80mila abitanti, anche se la popolazione è da anni in declino: fra gli anni Settanta e Ottanta, quando i molti stabilimenti industriali e metallurgici della zona erano ancora in piena attività, fu vicino alle 100mila persone. Nella storia repubblicana, il comune è sempre stato governato prima dalla sinistra e poi dal centrosinistra. Ad oggi il 17 per cento degli abitanti di Sesto San Giovanni è straniero, una percentuale molto alta anche per le periferie milanesi: la comunità più ampia è quella dei cittadini egiziani, che secondo l’ultimo censimento erano circa 3.200. A Sesto San Giovanni è da tempo stato approvato un progetto di costruzione di una moschea, proposto dalla comunità islamica locale: i lavori preliminari di bonifica sul terreno si sono conclusi a marzo, e le associazioni stanno ancora aspettando la certificazione finale della Città Metropolitana per avviare il cantiere.