• Mondo
  • Domenica 1 luglio 2018

Una vittoria importante per i pacchetti di sigarette senza loghi

L'Organizzazione mondiale del commercio ha dato ragione all'Australia in una controversia con alcuni paesi produttori di tabacco

Sigarette in vendita a Sydney, in Australia, il primo agosto 2013 (Cameron Spencer/Getty Images)
Sigarette in vendita a Sydney, in Australia, il primo agosto 2013 (Cameron Spencer/Getty Images)

L’Organizzazione mondiale del commercio (WTO) ha dato ragione all’Australia sulla legge contro il fumo, approvata nel 2012, che impone alle aziende produttrici di sigarette di vendere i propri prodotti in confezioni senza loghi, quasi identiche tra loro. È una decisione importante, perché potrebbe aprire la strada a iniziative legislative simili in altri paesi del mondo, che si aggiungerebbero ai diversi che negli ultimi anni sono passati ai pacchetti senza loghi seguendo l’esempio dell’Australia.

La legge era stata contestata dalle multinazionali del tabacco e da Cuba, Indonesia, Honduras e Repubblica Domenicana – quattro paesi produttori di tabacco – presso l’organo di risoluzione delle controversie internazionali del WTO. Per via di queste pressioni, altri stati avevano posticipato provvedimenti per introdurre i pacchetti senza loghi, in attesa di vedere cosa sarebbe stato deciso per l’Australia. Dal 2012 a oggi Francia, Irlanda, Norvegia, Nuova Zelanda, Regno Unito, Slovenia e Ungheria hanno introdotto delle leggi che prevedono che i pacchetti di sigarette siano anonimi. Altri paesi, tra cui il Belgio, il Canada, l’India e la Turchia, stanno valutando di introdurre leggi simili.

La parte in alto dei pacchetti australiani è color verde marcio e riporta il nome del produttore in bianco, con lo stesso font per tutte le aziende; sui lati invece sono stampate soltanto immagini esplicite con avvertimenti sui danni che può procurare il fumo. I paesi produttori di tabacco sostenevano che la legge australiana violasse le regole sulla proprietà intellettuale del WTO, dato che impediva l’uso dei loghi delle aziende di sigarette, e imponesse delle barriere al commercio illegittime. Philip Morris International e Japan Tobacco, due grandi aziende produttrici di tabacco, sostenevano che la legge avrebbe potuto fare da precedente per altri leggi simili in altri paesi, anche relative alle bevande alcoliche o al cosiddetto “cibo spazzatura”. Sostenevano inoltre che i pacchetti anonimi rendano più facile la contraffazione delle sigarette.

Per il WTO, però, l’Australia aveva il diritto di imporre le restrizioni sui pacchetti di sigarette dato che gli accordi dell’organizzazione permettono ai paesi di introdurre leggi allo scopo di proteggere la salute dei propri cittadini. Inoltre la stessa Organizzazione mondiale della sanità (OMS) consiglia misure simili alla legge australiana per contrastare l’abitudine al fumo. Ora Cuba, Indonesia, Honduras e Repubblica Domenicana hanno 90 giorni per fare appello contro la decisione del WTO – anche se è probabile che il termine possa essere posticipato, come accade solitamente con i ricorsi al WTO.