La Gibson è nei guai

La società che produce alcune delle chitarre elettriche più famose al mondo è piena di debiti, e non ha un vero piano

(AP Photo/Rusty Kennedy)
(AP Photo/Rusty Kennedy)

La Gibson, la società che produce alcune delle chitarre elettriche più famose al mondo, è da tempo in difficoltà finanziarie, comuni a tutto il settore. Una recente inchiesta del Nashville Post ha però alimentato nuovi timori per la solidità finanziaria dell’azienda, facendo notare che nei prossimi mesi dovrà restituire decine di milioni presi in prestito o rifinanziare il suo debito. Il CEO della società Henry Juszkiewicz, in passato molto criticato per alcune scelte commerciali, ha cercato di placare gli investitori e gli appassionati spiegando che il debito sarà rifinanziato senza problemi e che Gibson ha delle idee su come uscire dalla crisi, ma non tutti sono convinti delle sue rassicurazioni.

Gibson è stata fondata nel 1902 a Nashville, la patria della musica country, ma ha raggiunto il successo solamente nel Dopoguerra grazie ai suoi modelli di chitarre elettriche. Una delle chitarre ancora oggi più famose e diffuse al mondo è la Les Paul, creata nel 1952 in collaborazione con l’omonimo chitarrista. Altri modelli di Gibson – come la SG o la Flying V – diventarono iconici negli anni Settanta e Ottanta grazie alla popolarità del rock.

L’industria delle chitarre ha subìto un brutto colpo con la crisi economica del 2008, che si è allacciata a una certa stagnazione nel mondo della musica rock che andava avanti da tempo. I numeri sono piuttosto indicativi: dal 2007 al 2017 negli Stati Uniti si è passati da vendere 1,5 milioni di chitarre elettriche a circa un milione (non sono disponibili dati simili per l’Europa e l’Italia). Guitar Center, il principale rivenditore di chitarre elettriche americano, ha debiti per circa 1,6 miliardi di dollari. Gibson, secondo il Nashville Post, ha 375 miloni di prestiti con ipoteca che stanno maturando, e altri 145 milioni di debiti con le banche che vanno rifinanziati entro l’estate. Negli ultimi anni i suoi ricavi complessivi sono passati da 2,1 a 1,7 miliardi di dollari. Richard Ash, il presidente della più grossa azienda di negozi musicali negli Stati Uniti, ha una spiegazione molto semplice per queste cifre: «I nostri clienti stanno invecchiando, e presto non ci saranno più».

Esistono altre spiegazioni, come la scomparsa dei guitar hero – cioè il chitarrista carismatico e talentuoso che in passato ha ispirato centinaia di migliaia di musicisti – o l’eccessiva attenzione dell’industria del rock agli uomini. Sono tutte spiegazioni convincenti, e nessuna può essere risolta nel breve periodo. Gibson, in particolare, negli anni scorsi ha provato a diversificare la sua produzione acquistando delle aziende di componentistica elettronica, ma senza successo. Fra l’altro è stata lenta a entrare nel mercato delle chitarre economiche, che invece in questi anni hanno reso moltissimo a Fender, la sua diretta concorrente.

In una lunga intervista a Billboard, Juszkiewicz ha ammesso che «l’intera industria degli strumenti musicali non si è ancora ripresa» dalla crisi, e ha spiegato che secondo lui molti dei problemi attuali di Gibson sono dovuti in gran parte a una strategia poco accorta nei negozi di strumenti musicali, che però non hanno particolari legami con l’azienda. «Negli anni Cinquanta erano dei negozi per famiglie», ha spiegato Juszkiewicz, ma con l’arrivo del rock si sono specializzati in un tipo molto specifico di cliente: maschio, più o meno benestante, già appassionato di musica. «Abbiamo perso un sacco di clienti. Le donne, soprattutto, non sono più a loro agio nei negozi che vendono chitarre. Le poche che vedete sono già delle musiciste. Non stiamo più cercando la mamma o il papà, stiamo parlando solamente ai convertiti».

Nell’intervista a Billboard Juszkiewicz non cita nessuna innovazione tecnologica né spiega in quale direzione dovrà andare l’industria, ma dice di avere intuito che per attirare ragazzi e bambini a suonare la chitarra elettrica servono nuove tecnologie:

«Al giorno d’oggi se sei un ragazzo hai un iPad da quando hai due anni. Se non offri loro nuove tecnologie, sei vecchio. I ragazzi di oggi probabilmente pensano che qualche vecchia canzone degli anni Cinquanta sia figa, ma quale altra industria non si è evoluta da quegli anni? I puristi vogliono le stesse chitarre che producevamo allora, ma noi dobbiamo concentrarci su prodotti nuovi ed entusiasmanti».