Alcuni ricercatori si chiedono se questo asteroide interstellare sia un’astronave aliena

È un'ipotesi improbabile, diciamo: ma ecco perché la prendono remotamente sul serio

Un'elaborazione grafica dell'asteroide Oumuamua (ESO, il Post)
Un'elaborazione grafica dell'asteroide Oumuamua (ESO, il Post)

A distanza di un paio di mesi dalla sua scoperta, Oumuamua, il primo asteroide interstellare mai osservato proveniente dall’esterno del nostro sistema solare, continua a incuriosire astronomi, ricercatori e appassionati delle cose che succedono in cielo. È comparso quasi all’improvviso muovendosi velocemente lungo una rotta perpendicolare all’orbita di Mercurio a una velocità di decine di migliaia di chilometri orari, per poi continuare il suo viaggio che lo ha ormai portato a essere a metà strada tra la Terra e il pianeta Giove, il più grande del nostro sistema solare. È troppo veloce per organizzare una missione per andare a fargli visita con una sonda, e ora è sempre più distante per essere osservato con i telescopi. Come se non fosse già abbastanza singolare, la storia di questo asteroide nelle ultime settimane si è arricchita di ipotesi alquanto bizzarre sul fatto che potrebbe essere, se non proprio un’astronave, un oggetto alieno inviato da un’altra civiltà per dirci qualcosa. È tutto estremamente improbabile, ma nei prossimi giorni i ricercatori faranno qualche verifica per essere sicuri di non aver tralasciato nulla, e per escludere o confermare l’ipotesi.

Oumuamua è stato osservato per la prima volta dagli astronomi del telescopio Pan STARRS alle Hawaii il 19 ottobre scorso: è stato chiamato così perché in hawaiano la parola significa “primo messaggero giunto da un luogo lontano”. Ha una forma particolare rispetto agli asteroidi che vengono comunemente osservati: è affusolata con una lunghezza massima di 180 metri e una larghezza che, nel punto più ampio, è intorno ai 30 metri (le misure sono piuttosto approssimative e da definire meglio). Nelle rappresentazioni grafiche realizzate da centri di ricerca e agenzie spaziali, ricorda l’aspetto delle navi aliene nei film di fantascienza, ma naturalmente questo non è un elemento sufficiente per dire che sia un mezzo di trasporto di una civiltà remota, che si è sviluppata in un altro sistema solare della nostra galassia.

Il nostro sistema solare ospita una grande quantità di asteroidi, che si concentrano soprattutto nella Fascia principale, tra Marte e Giove. Avrebbero dovuto formare nuovi pianeti unendosi insieme miliardi di anni fa, ma ciò non avvenne a causa delle forti perturbazioni gravitazionali di Giove. Studiando gli asteroidi, i ricercatori possono quindi scoprire cose importanti su come si formò il nostro sistema solare, Terra compresa. Gli astronomi ipotizzano da tempo che in orbita intorno ad altre stelle ci siano fasce di asteroidi e può accadere che – in seguito a collisioni o altri eventi – alcune di queste gigantesche rocce finiscano alla deriva e dopo un viaggio nello spazio interstellare (cioè tra un sistema solare e un altro) arrivino fino al nostro angolo di Spazio.

Considerate le caratteristiche molto particolari di Oumuamua non si può però escludere che l’asteroide sia qualcos’altro o che porti con sé un messaggio di questo tipo. Almeno, così la pensano i ricercatori che lavorano ai vari progetti SETI (Search for Extra-Terrestrial Intelligence), dedicati alla ricerca di intelligenze extraterrestri. Il loro lavoro consiste nel puntare grandi radiotelescopi verso il cielo, nella speranza di captare trasmissioni radio di qualche tipo inviate dagli alieni. L’attività è piuttosto costosa, soprattutto nella fase di costruzione delle antenne, come testimonia la recente realizzazione di un radiotelescopio per questi scopi in Cina. Finora nessun progetto SETI ha portato all’identificazione di un segnale alieno, ma i progressi nelle capacità di elaborazione dei dati hanno reso molto più rapida la scansione di ampie porzioni di cielo, rendendo più ottimisti i ricercatori che se ne occupano.

Il FAST, il radiotelescopio più grande al mondo in Cina (Xinhua via AP)

I sostenitori dell’ipotesi di un’origine aliena dell’asteroide dicono che Oumuamua è molto resistente, se si considera che nonostante la sua forma molto affusolata e sottile sia riuscito a viaggiare così a lungo senza spezzarsi in più parti. Secondo loro non si può quindi escludere che sia un oggetto artificiale e, di conseguenza, che possa trasmettere qualche segnale radio.

Nelle settimane passate Oumuamua è stato quindi osservato con l’Allen Telescope Array, gestito da una collaborazione del SETI con l’Università di Berkeley, in California. Le antenne non hanno trovato nulla, ma questo non ha per ora scoraggiato i cacciatori di alieni. Mercoledì 13 dicembre, il progetto Breakthrough Listen punterà il radiotelescopio di Green Bank in Virginia verso Oumuamua per 10 ore di osservazioni, utilizzando una gamma ampia di frequenze, nella speranza di riuscire a scandagliare buona parte dell’oggetto alla ricerca di un segnale di qualche tipo.

L’iniziativa è finanziata da Yuri Milner, una vecchia conoscenza per chi si occupa di cercare segnali alieni. Milner è nato a Mosca 56 anni fa, è laureato in Fisica ed è diventato milionario grazie a una serie di investimenti in alcune grandi aziende di Internet come Facebook. Negli ultimi anni si è messo in testa di rivoluzionare le esplorazioni oltre il nostro sistema solare, alla ricerca di mondi in cui vivano altre civiltà. I suoi progetti sono compresi in quelle che ha chiamato Breakthrough Initiatives e per le quali sta investendo decine di milioni di dollari. Oltre a Breakthrough Listen per l’ascolto di trasmissioni aliene, ci sono Breakthrough Starshot per l’invio di sonde interstellari che viaggino a 60mila chilometri al secondo, e Breakthrough Watch, per osservare con grandi telescopi i pianeti esterni al nostro sistema solare alla ricerca di altre forme di vita.

Milner dice che grazie al telescopio di Green Bank si potrebbe captare il segnale di un telefono cellulare, se questo si trovasse su Oumuamua. Spiegando l’obiettivo della sua iniziativa, Milner ha comunque chiarito di non farsi facili illusioni: “Non cerchiamo il sensazionalismo, ma visto che questa è una situazione unica pensiamo che il genere umano si possa permettere 10 ore di osservazioni, utilizzando le migliori strumentazioni disponibili sul nostro pianeta per verificare anche le ipotesi con minori probabilità”. Le rilevazioni finanziate da Milner potrebbero comunque aiutare i ricercatori a comprendere meglio caratteristiche e composizione dell’asteroide, quindi anche per gli astronomi più seri e pragmatici non c’è nulla da perdere e molto da guadagnare, in termini di dati.

Gli stessi esperti e consulenti di Milner sembrano essere abbastanza convinti sul fatto che Oumuamua sia semplicemente un asteroide, per quanto singolare e proveniente da chissà quali mondi lontani. Per cominciare, l’oggetto non sembra muoversi grazie a razzi o altri sistemi di propulsione, ma semplicemente segue un’orbita con una velocità intorno ai 20 chilometri al secondo, complice una spinta gravitazionale data dal nostro Sole. Una sonda interstellare prodotta da una civiltà aliena avanzata andrebbe probabilmente molto più veloce, per rendere meno lunghi i viaggi e le esplorazioni. L’asteroide ruota su se stesso a una velocità che sembra essere troppo bassa per creare qualche forma di gravità artificiale, che potrebbero sfruttare eventuali ospiti che vivano al suo interno. Ma in questo caso l’ipotesi vale tanto quella per cui possano esserci forme aliene che si trovano perfettamente a loro agio nel fluttuare nello Spazio.

Avi Loeb, uno degli astrofisici che hanno convinto Milner a puntare il radiotelescopio verso l’asteroide, ha una certa familiarità con corpi celesti di questo tipo. Insieme ai suoi colleghi, qualche anno fa fece un calcolo per ipotizzare quanti asteroidi interstellari ci siano là fuori, basandosi sulla densità di stelle nella Via Lattea, la nostra galassia. Secondo i loro calcoli, il numero di asteroidi di questo tipo è 100mila volte troppo basso per incappare in un oggetto come Oumuamua. La loro ipotesi è che gli asteroidi interstellari siano troppo rari per rendere possibile una loro osservazione con gli attuali telescopi. Altre ricerche hanno però contraddetto queste conclusioni, ipotizzando che ci possa essere un’area piuttosto densa in cui sono presenti molti asteroidi come Oumuamua, che potrebbero quindi essere osservati con maggiore frequenza nei prossimi anni, soprattutto con la messa in servizio di telescopi più potenti.

Come avviene spesso con la scienza, la spiegazione più semplice è di solito quella corretta: considerate le caratteristiche dell’oggetto e le nostre conoscenze, è praticamente certo che Oumuamua sia un asteroide. Ma nella remotissima ipotesi che non lo sia? Milner ha assicurato che manterrà la massima trasparenza, qualsiasi sia l’esito dell’ascolto di 10 ore degli eventuali segnali provenienti da quel coso che viaggia velocissimo verso Giove. Nel caso in cui ci fosse la rilevazione di un segnale, quelli di Green Bank effettuerebbero nuove osservazioni per confermare o smentire l’esistenza di una trasmissione. Invierebbero poi i dati raccolti ad altri radiotelescopi in giro per il mondo per avere altre conferme. Poi nulla sarebbe più come prima.

Vi terremo aggiornati ?.