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  • Giovedì 15 giugno 2017

L’inchiesta sulla Russia ora riguarda Trump

Lo ha annunciato il Washington Post, riferendo che il Procuratore Speciale Mueller sta ascoltando coloro su cui il presidente potrebbe avere fatto pressioni

di Devlin Barrett, Adam Entous, Ellen Nakashima e Sari Horwitz – Washington Post

Il Procuratore Speciale Robert Mueller, ex direttore dell'FBI (AP Photo/Jeff Chiu, File)
Il Procuratore Speciale Robert Mueller, ex direttore dell'FBI (AP Photo/Jeff Chiu, File)

Il Procuratore Speciale che guida l’indagine sul ruolo della Russia nelle elezioni presidenziali statunitensi del 2016 sta interrogando alcune figure più importanti dell’intelligence americana nell’ambito di un’inchiesta sempre più estesa che ora comprende l’ipotesi che il presidente Trump abbia cercato di ostruire la giustizia, riferiscono le persone in questione
La scelta del Procuratore Speciale Robert Mueller di indagare Trump segna una svolta importante nell’indagine dell’FBI che dura da quasi un anno e che fino a poco fa era dedicata a capire il coinvolgimento russo nella campagna presidenziale e se ci fosse stato qualche tipo di collaborazione tra la campagna Trump e il Cremlino. Gli investigatori hanno anche cercato finora eventuali reati finanziari compiuti tra i collaboratori di Trump, secondo le stesse fonti.

Trump aveva ricevuto assicurazioni in privato dall’allora direttore dell’FBI James Comey, a partire da gennaio, di non essere personalmente sotto indagine. Le fonti del Washington Post dicono che questo sia cambiato subito dopo il licenziamento di Comey. Cinque persone informate delle richieste di interrogatorio hanno chiesto di non essere citate per nome spiegando di non essere autorizzate a parlare pubblicamente, e hanno detto che Daniel Coats (attuale direttore dell’intelligence interna), Mike Rogers (capo della NSA, l’agenzia per la sicurezza nazionale) e l’ex vice di Rogers Richard Ledgett, hanno accettato di essere ascoltati dagli uomini di Mueller già questa settimana. L’indagine è tenuta molto riservata e non è chiaro quanti altri siano stati ascoltati dall’FBI.

L’NSA ha detto in una dichiarazione ufficiale di voler “collaborare pienamente con il Procuratore Speciale” e non ha voluto commentare ulteriormente, come anche l’ufficio del direttore dell’intelligence e Ledgett. La Casa Bianca oggi rimanda ogni domanda relativa all’indagine sulla Russia all’avvocato personale di Trump, Marc Kasowitz, che ha dichiarato che “la fuga di notizie da parte dell’FBI sul presidente Trump è vergognosa, imperdonabile e illegale”.

Le fonti del Washington Post hanno detto che Coats, Rogers e Ledgett si presenteranno volontariamente, ma non è chiaro se riferiranno del tutto le loro conversazioni con Trump e altri responsabili maggiori o se la Casa Bianca chiederà loro di invocare il “privilegio esecutivo”, il diritto presidenziale a tacere determinati argomenti: ma è improbabile che la Casa Bianca possa legalmente farlo, secondo gli esperti della materia che citano una sentenza della Corte Suprema durante il caso Watergate rispetto alle indagini criminali.

Indagare possibili reati compiuti da Trump è una questione complessa, anche se si trovassero prove convincenti. Il Dipartimento dei Giustizia ha sempre sostenuto che non sia legittimo mettere sotto accusa un presidente in carica e che invece l’onere di valutare le prove suddette e di iniziare un’eventuale procedura di impeachment riguardi il Congresso.
Una delle conversazioni di potenziale interesse per l’indagine avvenne il 22 marzo, meno di una settimana dopo che Coats era stato confermato dal Senato come responsabile dell’intelligence nazionale. Coats stava partecipando a un incontro alla Casa Bianca con i responsabili di diverse altre agenzie governative, e alla fine dell’incontro Trump chiese a tutti di essere lasciato solo con Coats e con il capo della CIA Mike Pompeo. Coats ha detto ai suoi collaboratori che Trump gli chiese se potesse intervenire con Comey perché l’FBI si ritirasse dall’indagare sull’ex consigliere per la sicurezza nazionale Michael Flynn nell’ambito dell’inchiesta russa. Coats ha più tardi dichiarato al parlamento che non si è mai sentito spinto a intervenire. Un giorno o due più tardi Trump telefonò a Coats e a Rogers per chiedere loro di smentire ufficialmente l’esistenza di qualunque prova su una collaborazione tra la sua campagna e il governo russo, richiesta che venne rifiutata da entrambi.

Dopo la deposizione di Comey, in cui Comey ha ammesso di avere informato a suo tempo Trump che il presidente non era sotto indagine, Trump aveva scritto su Twitter che si sentiva “totalmente e completamente discolpato”. Non è noto se il successore di Comey, McCabe, abbia informato Trump del nuovo obiettivo dell’inchiesta.

© 2017 – The Washington Post