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  • Sabato 10 giugno 2017

Ora la Scozia è più lontana dall’indipendenza

Alle elezioni britanniche il principale partito indipendentista scozzese ha perso molti voti, e probabilmente rimanderà un nuovo referendum

(ANDY BUCHANAN/AFP/Getty Images)
(ANDY BUCHANAN/AFP/Getty Images)

Le elezioni nel Regno Unito sono state particolari: il Partito Conservatore di Theresa May – che le aveva indette per rafforzare la maggioranza del suo partito – è stato il più votato ma si trova senza maggioranza e dovrà provare a farne una con il DUP, un partito unionista irlandese, populista e di destra. In altre parole, May ha perso vincendo. Come ha scritto Peter Geoghean su Politico«una brutta notte per i Conservatori è di solito una buona notte per gli indipendentisti scozzesi, ma non questa volta». Anche a loro è andata male, e la cosa potrebbe cambiare i loro piani futuri, che riguardano soprattutto un nuovo referendum per l’indipendenza della Scozia dal Regno Unito. Avevano deciso di farlo dopo il risultato di Brexit ma ora potrebbero dover cambiare idea, come ha lasciato intendere anche la prima ministra scozzese Nicola Sturgeon.

La stessa cosa detta per May – “ha perso vincendo” –  si può dire dello Scottish National Party, il partito di centrosinistra indipendentista e anti-Brexit guidato da Sturgeon. Alle precedenti elezioni generali, quelle del 2015, aveva ottenuto 56 seggi sui 59 scozzesi e circa il 50 per cento dei voti scozzesi. Nelle elezioni di due giorni fa lo SNP è rimasto comunque il partito più votato in Scozia ma ha perso 21 di quei seggi. Lo SNP è stato votato dal 36,9 per cento degli elettori scozzesi (nel 2015 erano stati il 50 per cento) e ha ora 35 seggi. L’SNP si aspettava un risultato inferiore a quello del 2015 – che era stato storicamente alto, perché aveva risentito della scia dell’entusiasmo per il referendum sull’indipendenza – ma forse non aveva previsto un risultato così basso.

La principale conseguenza della “sconfitta” dello SNP potrebbe essere una rinuncia a un secondo referendum per l’indipendenza scozzese. Il primo fu fatto nel settembre 2014 e i “No” vinsero con il 55 per cento dei voti. Si era però parlato di un nuovo referendum dopo che in quello su Brexit, fatto nel giugno 2016, gli scozzesi votarono a grande maggioranza per la permanenza nell’Unione Europea e quindi contro Brexit.

Sturgeon aveva detto che la mutata situazione del Regno Unito – in cui avevano prevalso i sì su Brexit – aveva cambiato molto le prospettive della Scozia, e che quindi sarebbe stato necessario un nuovo referendum sull’indipendenza, che nei piani del governo della Scozia doveva tenersi nella primavera del 2019. Lo SNP non ha ottenuto il voto di almeno la metà degli scozzesi e molti di loro hanno addirittura votato un partito a favore di Brexit. I seggi ottenuti dai Conservatori in Scozia sono tra l’altro stati determinanti, perché senza quei 13 seggi avrebbero avuto ancora maggiori problemi nel trovare una nuova maggioranza di governo.

Il fatto che molti dei seggi persi dallo SNP siano finiti ai Conservatori (a favore di Brexit) fa quindi pensare che per l’SNP al momento avrebbe grandissime difficoltà a vincere un nuovo referendum. Come ha scritto Sarah Smith sul sito della BBC, per lo SNP è ora «quasi impossibile sostenere che gli scozzesi vogliano un altro referendum quando il 60 per cento dell’elettorato ha votato per partiti che hanno promesso di bloccare un altro voto sull’indipendenza scozzese». Subito dopo il voto dell’8 giugno Sturgeon ha detto di aver bisogno di tempo per riflettere se fosse o no il caso di farlo.

Al momento non è stato deciso niente e ufficialmente Sturgeon non ha ritirato la sua proposta di un referendum: ma è significativo il fatto che nel comunicato diffuso dopo le elezioni, la possibilità di un nuovo referendum non venga nemmeno citata.