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  • Lunedì 13 marzo 2017

La Scozia vuole fare un nuovo referendum sull’indipendenza

La prima ministra Nicola Sturgeon ha detto di volere il nuovo referendum entro la primavera del 2019, intanto il Parlamento britannico ha approvato la legge su Brexit

(AP Photo/Pablo Martinez Monsivais)
(AP Photo/Pablo Martinez Monsivais)

La prima ministra scozzese Nicola Sturgeon ha detto che nei prossimi giorni chiederà al Parlamento della Scozia di votare affinché venga organizzato un nuovo referendum sull’indipendenza dal Regno Unito, dopo quello del 2014 in cui i “No” vinsero con il 55 per cento dei voti. Sturgeon ha detto di pensare che abbia senso fare un nuovo referendum alla luce della prossima uscita del Regno Unito dall’Unione Europea, decisa a sua volta con un referendum dello scorso giugno in cui però gli elettori scozzesi votarono a grande maggioranza per la permanenza nell’Unione. Sturgeon ha detto che la mutata situazione del Regno Unito ha cambiato molto le prospettive della Scozia e che l’uscita dalla UE ha spinto molte persone a riconsiderare la loro posizione sulla permanenza nel Regno Unito: secondo lei un nuovo referendum dovrebbe tenersi tra l’autunno del 2018 e la primavera del 2019, per dare la possibilità ai cittadini scozzesi di dire nuovamente la loro sul futuro del paese.

Il primo ministro britannico Theresa May ha criticato le dichiarazioni di Sturgeon e la sua intenzione di indire un secondo referendum sull’indipendenza scozzese. In un’intervista a BBC, May ha detto che il governo scozzese dovrebbe concentrarsi nel fornire i servizi pubblici agli scozzesi, invece che «giocare con il futuro» del Regno Unito: «La politica non è un gioco» ha detto May. Secondo May, inoltre, sarebbe la maggioranza degli scozzesi a non volere un altro referendum sull’indipendenza della Scozia.

Sturgeon – che aveva promesso un nuovo referendum già dal giorno dopo il referendum su Brexit – ha risposto alle molte domande dei giornalisti che hanno seguito il suo discorso di oggi, spiegando di aver cercato un compromesso con il governo del Regno Unito per rendere Brexit meno dura per la Scozia (per esempio cercando un accordo per la permanenza nel mercato unico), ma di non aver trovato molti margini di trattativa. Sulle questioni più tecniche legate al referendum e a come sarà la Scozia dopo un’eventuale uscita dal Regno Unito (che moneta ci sarà? Il confine con l’Inghilterra sarà aperto o chiuso?), Sturgeon ha detto di non avere ancora un piano e di ritenere giusto che i dettagli vengano decisi in corso d’opera. Un sondaggio del Guardian dice che al momento il sostegno per l’uscita dal Regno Unito in Scozia è al 49 per cento, ma con moltissimi elettori ancora indecisi e non opposti a quella possibilità.

Il testo della legge su Brexit è stato approvato dal parlamento britannico

Lunedì 13 marzo la Camera dei Comuni del parlamento britannico ha esaminato in seconda lettura il progetto di legge che permetterà al Regno Unito di uscire dall’Unione Europea. Il testo della legge era stato emendato dalla Camera dei Lord e la Camera dei Comuni ha dovuto rivederlo, decidendo di respingere le modifiche; poi è toccato di nuovo alla Camera dei Lord, che ha rinunciato agli emendamenti inseriti in prima lettura. Il testo diventerà legge martedì, dopo il sigillo reale. Stando alla stampa britannica, Theresa May potrebbe comunicare formalmente al Consiglio europeo l’intezione di lasciare l’UE, facendo appello alla procedura di recesso secondo quanto previsto dall’articolo 50 del Trattato di Lisbona del 2009, l’ultima settimana di marzo.

I due emendamenti che hanno ritardato il processo di approvazione erano stati inseriti all’inizio di marzo. Il primo prevedeva di concedere automaticamente anche dopo Brexit il diritto di residenza ai cittadini dei paesi dell’Unione che hanno già il domicilio nel Regno Unito: una cosa che riguardava più di 3 milioni di persone. L’emendamento era stato presentato dal Partito Laburista ed era stato sostenuto anche dai LibDem e da numerosi rappresentanti del Partito Conservatore, quello della prima ministra Theresa May. Il secondo emendamento, invece, era stato approvato dai Lord il 7 marzo e prevedeva di dare al parlamento il potere di porre il veto al futuro accordo su Brexit alla fine dei negoziati. Queste due modifiche erano state considerate la prima sconfitta su Brexit dal voto del referendum del giugno scorso.