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  • Lunedì 5 giugno 2017

«La più grande impresa nella storia dell’arrampicata pura»

L'americano Alex Honnold ha scalato senza corde e imbragature una parete di circa 900 metri nel parco di Yosemite, in California

(Jimmy Chin/National Geographic via AP)
(Jimmy Chin/National Geographic via AP)

Alex Honnold ha 31 anni ed è un arrampicatore americano free solo, vuol dire che scala pareti di roccia senza corde e senza nessuno strumento oltre ai vestiti e a un sacchetto di magnesite, una polvere usata per migliorare l’aderenza delle mani alla roccia. El Capitan è una montagna del Parco nazionale di Yosemite, in California: è alta più di duemila metri e ha una parete di oltre 900 metri, difficilissima da scalare. La mattina di sabato 3 giugno Honnold l’ha scalata in free solo passando dalla Freerider, una via particolarmente difficile. È partito alle cinque e mezza di mattina ed è arrivato poco prima delle nove e mezza: «in tempo per colazione», ha scritto Tom McCarthy del Guardian. Mark M. Synnott del National Geographic – che all’arrampicata di Honnold dedicherà un documentario – ha scritto che si tratta «di quella che potrebbe essere la più grande impresa nella storia dell’arrampicata pura».

El Capitan è anche la montagna che ha dato il nome a una versione del sistema operativo per i Mac di Apple e potreste quindi avere o aver avuto spesso una sua foto sotto gli occhi.

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Honnold è il primo a scalare El Capitan in free solo e, come scritto da McCarthy, era anche «considerato l’unico arrampicatore in grado di provarci». La maggior parte delle ascese a El Capitan – che ha decine di vie meno difficili della Freerider – richiedono ore o giorni, anche a farle in compagnia, con i necessari strumenti e con le corde. Synnott ha scritto che «è difficile sovrastimare le difficoltà fisiche e mentale di un’ascesa free solo di El Capitan», che è più alta del più alto grattacielo al mondo: il Burj Khalifa di Dubai non supera infatti gli 830 metri. La Freerider in particolare è così difficile che negli ultimi anni era già una notizia quando qualcuno riusciva a scalarla con le necessarie attrezzature (chiodi, imbragature, corde). Synnott l’ha definita «un’odissea di zig-zag» e ha scritto che «mette alla prova ogni abilità fisica di un arrampicatore: forza delle dita, delle braccia, dei piedi, dell’addome, e anche flessibilità e resistenza».

Nella scala usata per classificare le vie di arrampicata (è la scala “francese”, usata anche in Italia) la Freerider è una 7c, una parete praticamente tutta liscia. Per capirci: quando si parla della via di arrampicata con la difficoltà più alta mai scalata ci si riferisce spesso a La Dura Dura, in Spagna, che ha una difficoltà di 9b+ ma è lunga circa 50 metri. Se si scivolasse scalando la Freerider si potrebbe cadere per un tempo che arriva fino a quattordici secondi.

Di Honnold si parla già da anni: tra il 2006 e il 2007 realizzò le sue prime salite importanti, e nel 2008 scalò slegato la Moonlight Buttress, nel parco di Zion, una via di oltre 350 metri in quella che fu considerata la più difficile scalata in free solo mai eseguita fino a quel momento. E sempre nel 2008 Honnold realizzò la sua ascesa probabilmente più famosa, scalando slegato la parete nord-ovest dello Half Dome, sempre nel Parco nazionale di Yosemite. Uno dei suoi sponsor – la North Face – ha prodotto un documentario sulla sua ascesa del 2014 a El Sendero Luminoso in Messico.

Honnold ha passato un anno a prepararsi per la nuova arrampicata – allenandosi in difficili vie di arrampicata tra Europa, Cina, Stati Uniti e Marocco – e già nel novembre 2016 aveva provato a fare la Freerider in free solo rinunciando dopo meno di un’ora. Ora, dopo esserci riuscito, ha detto: «Anni fa, quando pensai per la prima volta al free solo del Freerider, c’erano una mezza dozzina di punti che mi facevano pensare “oddio, questo fa paura”, ma poi ho allargato la mia comfort zone fino a quando quegli obiettivi che sembravano totalmente folli sono diventati possibili». Tommy Caldweel, un altro noto arrampicatore, amico di Honnold ha detto che quello che ha fatto Honnold a El Capitan sta all’arrampicata così come l’allunaggio sta all’esplorazione spaziale.

L’arrampicata free solo è praticata da pochissimi arrampicatori, a causa della sua evidente pericolosità. Anche a un arrampicatore molto esperto e capace può capitare di cadere, e anche su una via facile. In passato è già successo che scalatori molto famosi che arrampicavano slegati morissero mentre erano impegnati in scalate con difficoltà piuttosto basse. Per esempio John Bachar morì nel 2009 in una facile salita a Mammoth Lake, in California, dopo aver scalato senza corda diverse vie difficilissime nello Yosemite. La free solo (o “arrampicata solitaria senza assicurazione”) non va confusa con l’arrampicata libera (che in inglese si dice free climbing). Anche nell’arrampicata libera non si usa niente in più del proprio corpo, ma lì si è legati con delle corde.