Le foto degli oltre 400 cetacei spiaggiati in Nuova Zelanda

Soltanto un centinaio sono sopravvissuti e si sta provando a rimetterli in mare: è uno dei più gravi episodi simili nella storia del paese

(Tim Cuff/New Zealand Herald via AP)
(Tim Cuff/New Zealand Herald via AP)

Aggiornamento dell’11 febbraio: i volontari sono riusciti a rimettere in mare circa un centinaio di cetaceai, ma c’è da vedere se riusciranno a non tornare a riva.

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Nella notte tra giovedì e venerdì 416 globicelfali, cetacei della famiglia dei delfinidi ma simili a piccole balene, si sono arenati su una spiaggia della Golden Bay, sull’isola del Sud della Nuova Zelanda. Quando i primi volontari hanno raggiunto la spiaggia, venerdì mattina, il 70 per cento degli animali era morto: è uno dei più gravi spiaggiamenti di cetacei che si ricordi.

Nella giornata di venerdì decine di volontari hanno provato a salvare i 100 cetacei ancora vivi, ricoprendoli con asciugamani e lenzuola umidi per tenerli al fresco e bagnati. È stato fatto un appello anche agli abitanti e alle scuole delle città vicino alla spiaggia, perché raggiungessero i cetacei spiaggiati e aiutassero i volontari. Quando in Nuova Zelanda era tarda mattinata, l’alta marea ha consentito ai soccorritori di rimettere in acqua i globicefali sopravvissuti: nel pomeriggio però 90 di loro si sono nuovamente spiaggiati, per via della bassa marea. I 500 soccorritori presenti cercheranno di tenerli in vita per un altro giorno, in attesa dell’alta marea di domani.

Andrew Lamason, un responsabile locale del dipartimento neozelandese che si occupa della protezione degli animali, ha spiegato che non si sa ancora se ci sia stata una ragione particolare per cui i globicefali si sono spiaggiati, ma la Golden Bay è poco profonda, e per i cetacei che ci entrano uscirne è particolarmente difficile. È anche normale che i cetacei, una volta rientrati in acqua per l’alta marea, si spiaggino di nuovo, perché la loro natura da animali di branco fa sì che si tengano vicini ai loro simili, anche se sono morti sulla spiaggia. I soccorritori proveranno a guidarli in mare aperto, ma è difficile che obbediscano se non è un leader del gruppo a impartire le direzioni.

Lamason ha consigliato a chi non si sentisse emotivamente pronto per stare in mezzo a così tanti cetacei morti di non aiutare, spiegando anche che è un lavoro molto faticoso e per il quale bisogna essere fisicamente preparati. Per ora i corpi dei cetacei morti saranno tenuti sulla spiaggia: verranno poi smaltiti in mare, ma la priorità è stata data al salvataggio degli animali ancora vivi. Gli unici spiaggiamenti di balene in Nuova Zelanda che hanno coinvolto più esemplari di quello di ieri sono quello delle isole Chatham del 1918, quando se ne arenarono un migliaio, e quello del 1985 all’isola neozelandese di Great Barrier, quando furono 450. E la Nuova Zelanda è uno dei paesi del mondo dove ogni anno si spiaggiano più cetacei (circa 300).