La storia di Tyrus Wong, senza il quale “Bambi” non sarebbe così

O forse nemmeno esisterebbe: è morto il 30 dicembre a 106 anni, dopo una vita complicata e straordinaria

(YouTube)
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Il 30 dicembre 2016 è morto a 106 anni Tyrus Wong, illustratore, designer, litografo e pittore cinese, naturalizzato statunitense. Wong aveva fatto molte cose nella sua vita: una delle migliori e quella per cui divenne più noto (seppur con mezzo secolo di ritardo) ha a che fare con Bambi, il famoso film Disney del 1942. Quando arrivò nei cinema Bambi fu subito molto apprezzato perché rivoluzionò lo stile visivo dei film d’animazione: gran parte del merito fu del lavoro di Wong, che – come ha scritto il New York Times in un articolo a lui dedicato – nell’ideare gli sfondi, i colori e lo stile di Bambi si ispirò ai dipinti di paesaggi della dinastia Song, che regnò in Cina dal 960 al 1279. Al tempo il suo contributo al film passò molto inosservato, perché gli immigrati cinesi erano visti molto male; la sua storia venne fuori solo negli anni Novanta, quando – dopo una vita particolarmente difficile – Wong ottenne il meritato riconoscimento pubblico.

Wong arrivò in California negli anni Venti e negli anni anni Trenta iniziò a lavorare a Hollywood: si occupò di storyboard, le storie disegnate che i registi usavano – e in molti casi usano ancora oggi – per visualizzare le scene dei loro film prima di girarle. Tra i film a cui Wong collaborò ci sono Iwo Jima, deserto di fuoco, del 1949, Gioventù bruciata (il famoso film con James Dean del 1955) e, nel 1969, Il mucchio selvaggio, uno dei migliori western di sempre. Wong però è famoso – anche se solo dagli anni Novanta – soprattutto per Bambi: come ha spiegato John Canemaker, vincitore di un Oscar e insegnante di storia dell’animazione alla New York University, Wong «partecipò a ogni fase della produzione del film» e rivoluzionò – anzi, quasi inventò – il concetto di art direction per un film d’animazione.

Tyrus è il nome americano di Wong, che si scelse come spesso fanno molti cinesi all’estero. Quando nacque – nel 1910, in un piccolo paese del Guangdong, nel sud est della Cina – si chiamava Wong Gen Yeo. Si appassionò al disegno e alla pittura molto presto, incoraggiato dal padre che nel 1920 decise di partire con lui per gli Stati Uniti. La sorella e la madre di Wong – che lui non rivide mai più – restarono invece in Cina. Al tempo negli Stati Uniti c’era il Chinese Exclusion Act, una legge che dal 1882 fino agli anni Quaranta del Novecento vietò l’ingresso negli Stati Uniti a praticamente ogni cinese. Tra le poche eccezioni concesse ce n’era una per i cinesi che – già residenti negli Stati Uniti – tornavano lì con un figlio. Il padre di Wong aveva già vissuto negli Stati Uniti sotto falsa identità, dicendo di chiamarsi Look Get. Doveva quindi tornare, sperare che la sua falsa identità non venisse scoperta e, allo stesso tempo, dare una falsa identità anche al figlio.

Wong e il padre arrivarono a Angel Island – un po’ come Ellis Island di New York, solo che in California e molto più severa nel concedere i visti d’ingresso – dopo un mese di navigazione; dissero di chiamarsi Look Get e Look Tai Yow e risposero a tutte le domande per cui, sapendo che gliele avrebbero fatte, si erano preparati durante il viaggio.

Nel 1906 c’era stato un forte terremoto e un conseguente incendio a Los Angeles e nell’incendio andarono persi molti documenti, compresi quelli che potevano dimostrare la residenza statunitense di molti cinesi della città. Prima di entrare negli Stati Uniti ai cinesi erano fatte molte domande, per capire se erano davvero stati negli Stati Uniti. Così come molti altri immigrati, Wong e suo padre furono quindi interrogati separatamente per vedere se erano davvero padre e figlio, e se erano davvero chi dicevano di essere.

Il padre di Wong rispose correttamente alle domande e fu subito fatto entrare negli Stati Uniti; Wong – che aveva 10 anni e non era mai stato in America – ebbe molti problemi e fu tenuto a Angel Island per un mese, unico bambino insieme a tanti adulti sconosciuti. Alla fine Wong riuscì a fingersi il Look Tai Yow che diceva di essere, grazie alle prove che aveva fatto con suo padre rispose bene alle domande, e fu ammesso negli Stati Uniti.

Wong raggiunse quindi il padre a Sacramento, in California, ma dopo pochi mesi il padre dovette spostarsi per lavoro a Los Angeles, lasciando il figlio da solo. Dopo qualche anno Wong andò dal padre a Los Angeles e, nonostante la grande povertà, il padre trovò tempo e modo per insegnargli la calligrafia. Wong riuscì a frequentare una scuola di disegno e negli anni Trenta, dopo la morte di suo padre, iniziò a lavorare come disegnatore e farsi spazio nel settore di quegli anni.

Wong trovò lavoro alla Disney nel 1938, come in-betweener (“riempi-spazi”): era uno di quelli che realizzavano i migliaia di disegni intermedi che servivano per creare i film d’animazione, fatti dalla rapida successione di tantissimi fotogrammi, con praticamente impercettibili differenze l’uno dall’altro. Era un lavoro da catena di montaggio, più che da artista: ripetitivo, meccanico, faticoso e alienante. Erano pochissimi i cinesi che lavoravano a Hollywood, nel cinema, e Wong raccontò di aver subito discriminazioni razziste più o meno esplicite.

Facendo quel lavoro Wong venne a sapere che la Disney stava lavorando a Bambi ma aveva raggiunto una fase di stallo, perché raramente aveva avuto a che fare con un film che comportasse il disegno di così tanti paesaggi all’aperto (e quindi da disegnare nel dettaglio ma senza finire per creare confusione rispetto agli animali protagonisti, di solito in primo piano).

Wong propose alcuni suoi dipinti che il New York Times ha definito «malinconici, lirici e capaci di creare la giusta atmosfera»; e quei dipinti arrivarono a Walt Disney, che li apprezzò tantissimo. Wong fu quindi promosso nella pratica, anche se nella teoria lo si continuò a considerare un “in-betweener”, e mantenne il suo basso stipendio. Come ha spiegato Canemaker, lui fu molto di più: «era il disegnatore, la persona da cui si andava quando c’erano problemi di colore, problemi riguardo a qualcosa da mettere nel giusto risalto. Ebbe anche un’influenza sulla musica e gli effetti speciali: anche solo attraverso i suoi dipinti, riuscì a ispirare gli altri».

bambi(Tyrus Wong)

Wong lavorò a Bambi per due anni: poi nel 1941 Disney lo licenziò, insieme ad altri, come ritorsione per uno sciopero (a cui, tra l’altro, Wong non aveva aderito). Nei titoli di coda di Bambi il nome di Wong è molto piccolo, molto in fondo: accanto alla qualifica professionale di “background artist”.

Dal 1942 Wong lavorò per la Warner Bros e nel 1946 ottenne la cittadinanza statunitense. Continuò a lavorare, senza mai grandi riconoscimenti economici o pubblici, e passò molto tempo a occuparsi della moglie malata. Riprese a lavorare nel 1995, dopo la sua morte, e nel 2001 fu nominato “Disney Legend”, ottenendo finalmente un pubblico riconoscimento per il suo contributo a Bambi.