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  • Venerdì 11 novembre 2016

Come cambierà la Corte Suprema

Trump nominerà almeno un giudice, forse anche di più, modificando potenzialmente equilibri e orientamenti su diverse grandi questioni

di Robert Barnes – The Washington Post

Il palazzo della Corte Suprema statunitense, a Washington D.C. (Zach Gibson/Getty Images)
Il palazzo della Corte Suprema statunitense, a Washington D.C. (Zach Gibson/Getty Images)

Il ribaltamento politico arrivato martedì con l’elezione di Donald Trump alla presidenza degli Stati Uniti avrà conseguenze enormi sulla Corte Suprema statunitense: inghiottirà la candidatura del giudice Merrick Garland, destinata a fallire, e frustrerà le speranze del Partito Democratico di ottenere una maggioranza di giudici con orientamento progressista all’interno della Corte per la prima volta da quasi cinquant’anni.

Nel breve periodo la vittoria di Trump comporta che l’anno prossimo la Corte Suprema, composta in tutto da nove giudici, tornerà a pieno regime, nuovamente con una maggioranza di giudici nominati dai Repubblicani. È probabile poi che la vittoria a sorpresa di Trump cambi anche l’agenda della Corte: con Trump alla presidenza e un Senato controllato dai Repubblicani, le azioni del Congresso contro le riforme di Obama su sanità e immigrazione, di cui i giudici della Corte si sono occupati nelle ultime sessioni di lavoro, hanno buone probabilità di scomparire.

Sul lungo termine rimane da capire quale sarà l’impatto definitivo di Trump sulla composizione della Corte, e se avrà o meno l’opportunità di nominare altri giudici oltre al successore di Antonin Scalia, morto a febbraio. Due dei giudici progressisti della Corte Suprema, Ruth Bader Ginsburg e Stephen G. Breyer, hanno rispettivamente 83 e 78 anni, mentre il giudice Anthony M. Kennedy, conservatore moderato, ne ha 80. Finché rimarranno in carica, le sentenze della Corte su questioni sociali delicate – come la difesa del diritto di aborto, la cosiddetta discriminazione positiva e i diritti dei gay – sono al sicuro. «Su molti dei grandi temi la Corte Suprema ha in realtà una cosiddetta maggioranza progressista», ha detto il mese scorso, prima dell’inizio della sessione di lavoro della Corte, Neal K. Katyal, che durante la presidenza Obama ha ricoperto temporaneamente l’incarico di solicitor general, in terzo funzionario per importanza del Dipartimento di Giustizia, che tra le altre cose rappresenta il governo federale davanti alla Corte Suprema.

Il risultato delle elezioni fa sì che per il momento Kennedy rimanga il giudice decisivo. Trump ha detto che sceglierà il suo candidato alla Corte Suprema da un lista composta da 20 giudici e un senatore, Mike Lee dello Utah. Le persone nella lista sembrano essere tutte più conservatrici di Kennedy, che è il membro della Corte Suprema in carica da più tempo e quello con maggiori probabilità di essere nella maggioranza in una situazione di cinque contro quattro all’interno della Corte: l’ago della bilancia. Di solito Kennedy si schiera dalla parte del capo della Corte Suprema John G. Roberts Jr., e con gli altri giudici conservatori, Clarence Thomas e Samuel A. Alito Jr. Su alcune questioni sociali, però, Kennedy vota con i progressisti: Ginsburg, Breyer e i due giudici scelti da Obama, Sonia Sotomayor ed Elena Kagan. Kennedy ha votato come loro sui diritti dei gay, e ha scritto il parere della maggioranza in cui si diceva che le coppie gay hanno il diritto costituzionale a sposarsi. Di fatto è stato Kennedy a scrivere tutte le sentenze della Corte Suprema in difesa dei diritti dei gay.

Durante la scorsa sessione, Kennedy ha scritto la sentenza della Corte che ha approvato l’inserimento di quote riservate alle minoranze etniche nei criteri di ammissione all’università, e ha votato per l’abolizione di una legge del Texas che secondo la Corte ostacolava in modo superfluo il diritto di una donna di ricorrere all’aborto. Tre dei cinque giudici che hanno sostenuto queste decisioni sono i più vecchi della Corte, come hanno sottolineato con preoccupazione i sostenitori del diritto di aborto. «Il presidente eletto Trump ha promesso pubblicamente di rovesciare la sentenza Roe e ha promesso di punire le donne americane che nel corso della loro vita ricorreranno all’aborto, che sono una su tre», ha detto Nancy Northup, presidente del Center for Reproductive Rights, un’organizzazione di pressione che si occupa di diritti riproduttivi delle donne; il riferimento era alla sentenza Roe contro Wade della Corte Suprema, che ha sancito il diritto delle donne di abortire.

Garland, un progressista moderato e giudice capo della Corte d’Appello federale di Washington D.C., avrebbe probabilmente preso il posto di Kennedy come giudice “di mezzo”. Obama l’aveva nominato a marzo anche perché in passato i Repubblicani lo avevano definito il candidato Democratico con maggiori possibilità di ottenere la conferma. La sera della morte di Scalia, però, il capo della maggioranza al Senato, il Repubblicano Mitch McConnell, disse che i Repubblicani non avrebbero preso in considerazione nessun candidato scelto da Obama. Per questo McConnell è stato accusato di aver politicizzato il processo, ma l’espediente ha funzionato, e ora sarà un presidente Repubblicano a nominare il sostituto di Scalia, che avrà un mandato a vita. Trump ha detto che sceglierà il suo candidato da una lista messa insieme con l’aiuto di Heritage Foundation, un centro studi conservatore, e Federalist Society, un’organizzazione di destra che spinge per riformare il sistema giuridico statunitense. Come Scalia, il giudice nominato da Trump cercherà di rovesciare la sentenza sull’aborto, Roe contro Wade, e sarà un grande sostenitore del Secondo emendamento, quello che sancisce il diritto di avere armi.

Ora l’attenzione si focalizzerà sui membri più anziani della Corte, Kennedy e Ginsburg. Sostituire Kennedy – che non ha detto per quanto tempo intende rimanere in carica – con un giudice più convintamente conservatore avrebbe un effetto immediato sulle dinamiche della Corte Suprema. Ginsburg ha detto che rimarrà in carica finché sarà all’altezza dell’incarico, e probabilmente preferirebbe che non fosse Trump a scegliere il suo successore. Quest’estate Ginsburg aveva generato molte polemiche quando in alcune interviste aveva definito Trump un «impostore» e detto di temere per la Corte e il paese in caso di una sua elezione. Ginsburg non aveva dato retta ai progressisti che qualche anno fa le avevano chiesto di andare in pensione per fare in modo che Obama potesse nominare il suo sostituto, perché non era comunque sicura che il Senato lo avrebbe confermato. Al Washington Post Ginsburg aveva detto che non c’era fretta: aveva la sensazione che dopo Obama sarebbe stata eletta un’altra Democratica.

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