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  • Lunedì 22 agosto 2016

L’omicidio di Hande Kader, transessuale in Turchia

Domenica a Istanbul c'è stata una manifestazione per i diritti LGBT, dopo che un'attivista transessuale è stata stuprata, uccisa e bruciata

Centinaia di persone hanno protestato domenica a Istanbul contro le violenze sempre più frequenti subite in Turchia dalle persone gay, lesbiche, bisessuali e transessuali (LGBT). La manifestazione è stata organizzata a pochi giorni dall’omicidio di Hande Kader, una donna transgender e attivista LGBT di 22 anni. Kader, che lavorava come prostituta, è stata violentata, uccisa e il suo corpo è stato bruciato. L’ultima volta che è stata vista stava salendo a bordo dell’auto di un cliente. I manifestanti hanno mostrato cartelli, fotografie di Kader e cantato slogan contro le violenze. Una manifestante aveva scritto sul corpo con inchiostro rosso “Voglio vivere!”. Diversi parlamentari dell’opposizione erano presenti alla manifestazione che si è svolta pacificamente, senza arresti o scontri con la polizia.

Gli attivisti turchi per i diritti delle persone LGBT, come i membri dell’associazione Kaos GL, sostengono che in Turchia le violenze contro gli omosessuali siano in crescita da tempo e non adeguatamente combattute. Due settimane fa Muhammad Wisam Sankari, un rifugiato siriano omosessuale arrivato in Turchia l’anno scorso, è stato trovato decapitato a poca distanza dal luogo dove è stato rinvenuto il corpo di Kader. Secondo l’ONG Transgender Europe, la Turchia è il paese europeo dove avviene il maggior numero di omicidi nei confronti delle persone transessuali.

Rengin Arslan, una giornalista di BBC che vive a Istanbul, ha intervistato diverse persone transessuali e racconta che quasi tutti hanno alle spalle storie di violenza ed episodi in cui hanno rischiato di rimanere uccisi. «Sono pochi i transessuali che muoiono per cause naturali», le ha raccontato una di loro, Kemal Ordek, che oltre a lavorare come prostituta è anche una degli attivisti di Red Umbrella, un’organizzazione che tutela i diritti dei lavoratori del sesso.

Formalmente l’omosessualità non è illegale in Turchia, ma gli attivisti LGBT sostengono che nel paese ci sono ancora moltissime discriminazioni, aggravate dalla crescente “islamizzazione” delle leggi e della cultura portata avanti dal governo del presidente Erdogan. Le manifestazioni per i diritti LGBT sono rare nel paese e in genere vengono accolte da minacce e attacchi da parte di gruppi ultranazionalisti e religiosi. Il Gay Pride di Istanbul del 2015 venne attaccato senza apparente motivo dalla polizia con idranti e lacrimogeni. Lo scorso giugno gli attivisti LBGT hanno tentato due volte di manifestare, nonostante il divieto imposto dalla polizia, ma in entrambe le occasione la polizia è intervenuta per disperdere i partecipanti. Durante la manifestazione di domenica non ci sono stati arresti, ma la polizia era comunque schierata a poca distanza dal luogo del raduno, con scudi, manganelli e idranti.

Kader aveva partecipato alla manifestazione del 2015 e in quell’occasione era stata fermata dalla polizia. Una sua foto mentre viene portata via in lacrime da alcuni agenti di polizia è diventata una delle immagini simbolo delle proteste di questi giorni, ed è stata condivisa migliaia di volte sui social network del paese.