Le prime Olimpiadi moderne si tennero ad Atene nel 1896 e l’Italia andò malissimo: zero medaglie. Poi le cose migliorarono e da quelle di Parigi del 1900 a quelle di Rio che finiranno nel weekend l’Italia si è presa più di 570 medaglie, di cui più di 200 d’oro. Quasi il dieci per cento di quelle medaglie le hanno prese in tutto dieci atleti: sono gli italiani che da quando esistono le Olimpiadi estive hanno vinto più medaglie. Non abbiamo nessuno che si avvicini a Michael Phelps – 28 medaglie, 23 d’oro – ma d’altra parte nessuno ha qualcuno che si avvicini a Phelps. Abbiamo avuto però Edoardo Mangiarotti, schermidore degli anni Trenta, Quaranta, Cinquanta e pure dei primi Sessanta, che è il quinto atleta con più medaglie nella storia delle Olimpiadi estive. È anche l’unico italiano a essere arrivato in doppia cifra; dietro di lui ci sono Valentina Vezzali e Giulio Gaudini, con 9 medaglie a testa: anche loro le hanno vinte tutte nella scherma, la disciplina che nella storia delle Olimpiadi ha portato più di 120 medaglie all’Italia.
Se conoscete bene la scherma, questa la potete saltare
Otto dei dieci atleti italiani con più medaglie nella storia delle Olimpiadi le hanno vinte nella scherma. Qui avevamo spiegato perché e da quando la scherma italiana va così forte. La risposta breve è: la scherma è uno dei quattro sport giocati a tutte le Olimpiadi svolte finora; in Italia si gioca dal Cinquecento, quando ancora non era uno sport; in un paio di città italiane – Jesi e Livorno, per esempio – si svilupparono già alllora importanti scuole di scherma. Decennio dopo decennio è successo che qualcuno diventasse fortissimo e che poi allenasse qualcuno facendolo diventare altrettanto forte, e così via. Tradizione, cultura, famiglie, esperienza.
Un’altra premessa riguarda le armi della scherma: spada, fioretto e sciabola. Per capire bene regole e differenze potete andare qui, per avere invece un’idea generale: per fare punto nel fioretto lo schermidore deve toccare l’avversario con la punta dell’arma nel busto; nella sciabola valgono il busto, le braccia o la testa e si può colpire anche di taglio; nella spada si può colpire tutto il corpo. Inoltre nel fioretto e la sciabola i due avversari non possono colpirsi contemporaneamente, mentre nella spada sì. Alle Olimpiadi ci sono gare individuali ma anche a squadra, gli atleti di un paese contro quelli di un altro, uno dopo l’altro.
1. Edoardo Mangiarotti: scherma, 13 medaglie
Era nato a Renate, un comune vicino a Monza, nel 1919, e morì nel 2012. Come spesso capita nella scherma, era schermidore anche suo padre Giuseppe, che nel 1908 partecipò alle Olimpiadi di Londra e contribuì a diffondere in Italia la “scuola francese” di scherma, l’unica forte tanto quella italiana. Edoardo Mangiarotti partecipò a cinque Olimpiadi e se non ci fosse stata la Seconda guerra mondiale avrebbe probabilmente partecipato a sette edizioni, vincendo ancora più medaglie. Andò infatti alle Olimpiadi di Berlino del 1936, poi niente fino a Londra 1948, e da lì in poi partecipò a tutte le edizioni fino a quella di Roma del 1960.
A Berlino vinse l’oro nella spada a squadre; a Roma vinse l’oro nella stessa competizione e ci aggiunse un argento nel fioretto a squadre. In mezzo tante medaglie individuali e a squadre, sempre nel fioretto o nella spada: sei ori, cinque argenti e due bronzi. Per quattro anni fu l’atleta al mondo con più medaglie olimpiche: poi nel 1964 la ginnasta sovietica Larissa Latynina che aggiunse quattro medaglie alle 12 che già aveva vinto in precedenza e lo superò. È uno dei due italiani ad aver vinto sei ori olimpici (l’altra arriva tra poco) ed è uno dei quattro a essere stato scelto come portabandiera per due diverse Olimpiadi: nel suo caso quelle del 1956 a Melbourne e quelle di Roma nel 1960. Suo fratello Dario vinse tre medaglie olimpiche: che sono poche solo se si è fratelli di Edoardo Mangiarotti.
(Wikimedia)
Dopo Roma 1960 Mangiarotti si ritirò: fece per anni l’inviato alle gare di scherma per la Gazzetta dello Sport, nel 1966 fu coautore insieme ad Aldo Cerchiari del libro La vera scherma ed ebbe importanti ruoli da dirigente nella federazione italiana di scherma e in quella internazionale. Nel 1976 e nel 1980 sua figlia Carola partecipò alle Olimpiadi: scherma, ovviamente.
2. Valentina Vezzali: scherma, 9 medaglie
Ha partecipato a tutte le Olimpiadi dal 1996 al 2012 e ha cercato di arrivare anche a quelle di Rio, ma nell’ottobre 2015 non è riuscita a qualificarsi alla gara individuale e in questa edizione non era prevista la gara a squadre del fioretto, la sua disciplina. Anche lei ha vinto 6 ori, e poi un argento e un bronzo. Ha 42 anni, si è ritirata ad aprile ed è la più forte schermitrice italiana di sempre, e probabilmente la più forte di sempre al mondo: di certo non ci sono altre schermitrici ad aver vinto più medaglie olimpiche di lei. La prima la vinse nel 1996 ad Atlanta – argento individuale – e le Olimpiadi in cui andò meglio furono quelle di Sydney: oro individuale e oro a squadre. È stata la prima schermitrice al mondo ad aver vinto tre medaglie d’oro in tre edizioni consecutive dei Giochi Olimpici: Sydney 2000, Atene 2004, Pechino 2008. Anche lei è stata portabandiera, nel 2012 a Londra.
(Clive Rose/Getty Images)
Quando si ritirò disse: «Nella scherma oltre il senso della misura è fondamentale una buona scelta di tempo. C’è un tempo per tutto e credo che questo sia il giusto tempo per togliere la maschera, appendere il fioretto al chiodo ed avviare un nuovo inizio». Dal 2013 Vezzali è anche deputata in Parlamento, eletta con Scelta Civica.
3. Giulio Gaudini: scherma, 9 medaglie
Era nato nel 1904 e partecipò alle Olimpiadi di Amsterdam del 1928, a quelle del 1932 a Los Angeles – in cui l’Italia arrivò seconda nel medagliere, con 36 medaglie – a quelle di Berlino, le prime di Mangiarotti. Vinse in tutto tre medaglie d’oro, quattro di bronzo e due d’argento, nel fioretto e nella sciabola. Anche lui fu portabandiera, a Berlino. Vinse l’oro nel fioretto a squadre ad Amsterdam e Berlino, e a Berlino l’oro individuale nella sciabola. Era alto circa due metri e la sua bravura derivava soprattutto da quella scelta di tempo di cui ha parlato Vezzali: era anche considerato uno schermidore molto intelligente e veloce sia di mano che di gamba. Nedo Nadi – un altro grande schermidore italiano, anche lui in questa classifica – disse che Gaudini era «audace, non spavaldo, dal gioco sobrio e raffinato, dalla concezione dell’arma precisa ed artistica». Dopo essersi ritirato collaborò con il Corriere dello Sport; morì nel 1948.
(Wikimedia)
4. Giovanna Trillini: scherma, 8 medaglie
Se Vezzali è stata la più forte di sempre, lei è subito dietro. Ha partecipato a tutte le Olimpiadi da Barcellona 1992 a Pechino 2008 e ha vinto quattro ori, un argento e tre bronzi. È stata portabandiera dell’Italia ad Atlanta e insieme a Vezzali e Mangiarotti è stata l’unica italiana ad andare a medaglie in cinque edizioni consecutive delle Olimpiadi estive: a Barcellona vinse l’oro a squadre e nel fioretto; vinse l’oro a squadre anche ad Atlanta e Sydney. La sua ultima medaglia – a Pechino, a 38 anni – fu un bronzo nel fioretto a squadre. È di Jesi – nelle Marche – come Vezzali e Elisa di Francisca, che a Rio ha vinto l’argento nel fioretto individuale.
5. Gustavo Marzi: scherma, 7 medaglie
Era nato nel 1908 e morì nel 1966. Partecipò alle Olimpiadi del 1928, del 1932 e del 1936, gareggiando nella sciabola e nel fioretto e vincendo due ori e cinque bronzi. Iniziò con un argento a squadre nella sciabola e terminò a Berlino con un oro nella sciabola a squadre e due argenti nel fioretto – individuale e a squadre. Nella squadra di fioretto a Berlino era insieme a Giulio Gaudini; in quella di sciabola era insieme a Aldo Montano, il nonno di quell’altro Aldo Montano, anche lui schermidore.
Gustavo Marzi, a sinistra (Schirner Sportfoto/picture-alliance/dpa/AP Images)
6. Nedo Nadi: scherma, 6 medaglia
Era nato nel 1894 ed è quello che parlò così bene di Gaudini. È però anche molte altre cose: tra gli atleti italiani con più medaglie è quello che ha partecipato a meno Olimpiadi (due: Stoccolma 1912 e Anversa 1920). Non partecipò a quelle del 1916 a causa della Prima guerra mondiale. Nadi non era uno da mezze misure: sei medaglie, tutte d’oro. A 18 anni vinse la medaglia d’oro nel fioretto individuale, a Stoccolma. Gli altri cinque ori tutti ad Anversa: nel fioretto individuale e a squadre, nella sciabola individuale e a squadre, e nella spada a squadre. È un record che nessuno è ancora riuscito a eguagliare: cinque ori in tutte le discipline della scherma, in una sola edizione olimpica. Pare che l’oro individuale nella spada non lo vinse per via di problemi intestinali avuti il giorno delle gare.
Era figlio del maestro d’armi Giuseppe Nadi e fratello maggiore di Aldo, di cinque anni più giovane. Ad Anversa Aldo vinse tre ori a squadre con Nedo e l’argento nella sciabola individuale, dopo aver perso proprio contro Nedo. Si dice che loro padre fosse contrario alla spada perché la riteneva un’arma indisciplinata, molto meno elegante di spada e fioretto (molti schermidori lo pensano anche oggi) e che i due andassero a tirare di spada di nascosto, senza farsi vedere dal padre che li allenava nelle altre due discipline. Sembra anche che il padre disse, quando i due erano ancora giovani: «Nedo vincerà tutto quello che si potrà vincere nella scherma. Quando si stancherà, Aldo lo sostituirà». Alla fine vinsero insieme.
Nel 1932 Nadi fu commissario tecnico della squadra italiana di scherma, nel 1936 divenne invece presidente della federazione. Morì nel 1940 a seguito di un ictus. Non ha vinto tanto quanto Mangiarotti, ma se la gioca con lui per essere il migliore di sempre.
7. Giuseppe Delfino: scherma 6 medaglie
Era nato nel 1921, partecipò a tutte le Olimpiadi dal 1952 al 1964 e vinse quattro ori e due argenti, tutti nella spada. Alle Olimpiadi di Roma vinse l’oro sia nella spada individuale che in quella a squadre. Era di Torino e si avvicinò alla scherma da ragazzo, grazie a una palestra gestita dalla FIAT, per la quale lavorava. Alcune delle sue medaglie a squadra le vinse con Mangiarotti e si ritirò a Tokyo 1964, a 42 anni, dove fu portabandiera e vinse l’argento a squadre. Delfino continuò a lavorare – prima alla FIAT e poi per la Michelin – anche dopo la guerra. Per andare alle gare chiedeva le ferie. Morì d’infarto nel 1999.
(Keystone/Getty Images)
8 e 9 – Raimondo e Piero D’Inzeo: equitazione, 6 medaglie a testa
Niente scherma questa volta. Raimondo e Piero – morti nel 2013 e nel 2014 – sono stati due fratelli che hanno partecipato alle loro prime Olimpiadi nel 1948 e alle loro ultime Olimpiadi nel 1976, quando entrambi avevano più di 50 anni. Passarono 28 anni dalla loro prima presenza olimpica all’ultima: un record che condividono con l’ex canoista Josefa Idem. Raimondo vinse un’oro, due argenti e tre bronzi; Piero – di due anni più giovane – due argenti e quattro bronzi: le loro prime medaglie arrivarono nel 1956, le ultime nel 1972. I fratelli D’Inzeo gareggiavano nel salto ostacoli ed erano noti come i “fratelli invincibili”, per ovvie ragioni. Quando non era alle Olimpiadi Raimondo era ufficiale dei carabinieri; Piero fu invece ufficiale nell’esercito. Raimondo fu portabandiera alle Olimpiadi di Città del Messico del 1968 ed è ricordato anche per fatti non sportivi: nel luglio 1960 (qualche settimana prima delle Olimpiadi) ci furono scontri a una manifestazione a Roma – erano giorni complicati, quelli del governo Tambroni – e lui guidò una carica a cavallo dei carabinieri, dopo la quale ci furono molti feriti.
10. Oreste Pulti: scherma, 5 medaglie
Anche lui schermidore, anche lui negli anni fra le due guerre mondiali. Nacque nel 1891 e morì nel 1958, vincendo le sue medaglie nel 1920, nel 1924 e nel 1928, nel fioretto e nella sciabola: quattro ori e un argento. Fu allievo di Giuseppe Nadi e si allenò e gareggiò quindi con Aldo e Nedo. Nel 1928 ad Amsterdam vinse invece medaglie insieme a Gaudini nel fioretto e a Marzi nella sciabola. Nelle gare di sciabola delle Olimpiadi del 1924 alcuni suoi compagni di Nazionale furono accusati di fare apposta a farlo vincere e per questo Puliti si mise a litigare con il giudice ungherese Gyorgy Kovacs e fu squalificato dalle gare di sciabola. Litigarono tanto e due giorni dopo decisero di sfidarsi a duello: un vero duello con vere armi, con vero sangue. Alla fine pareggiarono si strinsero la mano e a posto così.
E gli altri
Insieme a Puliti ci sono altri atleti con cinque medaglie, per esempio il ginnasta Giorgio Zampori: vinse quattro ori (nel 1912, nel 1920 e nel 1924) e un bronzo. Puliti è quindi in piccolo vantaggio rispetto a lui, perché al posto del bronzo vinse un argento. Tra quelli ancora in attività, con quattro medaglie ci sono Aldo Montano – il nipote di quell’altro – e il tiratore Niccolò Campriani. Montano ha però 37 anni e a queste Olimpiadi non ha vinto nulla: è probabile si ritiri ed è comunque quasi impossibile che vinca altre medaglie. Campriani ha 28 anni e fa uno sport in cui potrebbe continuare a vincere per altre Olimpiadi: ha però detto che sta pensando al ritiro perché «ogni gara è un trauma». Se invece vi state chiedendo chi è l’atleta dell’Italia ad aver vinto più medaglie alle Olimpiadi invernali, è la ex fondista italiana Stefania Belmondo: 10 medaglie (due ori, tre argenti e cinque bronzi).