Il controverso Tempio delle Tigri in Thailandia
È il monastero dove sono stati trovati 40 cuccioli morti in un congelatore, che da anni faceva affari con le tigri e i turisti
di Ben Guarino - The Washington Post
Quando mercoledì scorso le autorità thailandesi hanno aperto un congelatore nella cucina di un monastero buddista, sono state accolte da una ventata di aria gelida e da una vista inquietante: i cadaveri congelati di 40 cuccioli di tigre. Il Tempio delle Tigri nella provincia di Kanchanaburi, in Thailandia, è molto diverso dai tempi buddisti tradizionali. Prima dell’intervento delle autorità per la tutela della fauna selvatica di questa settimana, i monaci del tempio tenevano nel tempio oltre cento tigri, che attiravano moltissimi turisti ma anche diverse polemiche.
Nonostante lo stupore delle autorità nel trovare i corpi dei cuccioli, l’episodio ha origini lontane. Nei vent’anni di storia del tempio, i suoi monaci sono stati accusati di allevare le tigri per guadagnare dei soldi, di nascondere gli animali scomparsi e alimentare il mercato degli animali selvatici. «Non sappiamo per quale motivo i monaci abbiano deciso di tenere questi cuccioli nel congelatore», ha detto ad Associated Press Anusorn Noochdumrong, un funzionario del Dipartimento per i Parchi Nazionali thailandese. «Raccoglieremo le carcasse e faremo i test del DNA».
Sulla pagina Facebook del tempio i monaci hanno negato di aver compiuto irregolarità, sostenendo che il congelamento dei cadaveri era una pratica introdotta da un veterinario che aveva lavorato al monastero in passato, probabilmente per «respingere le accuse» secondo cui il tempio avrebbe venduto cuccioli morti e parti di tigri. Durante l’intervento, tuttavia, le autorità dicono di aver fermato un monaco che aveva caricato sulla sua auto parti di tigri e stava cercando di scappare dallo zoo del tempio. «Oggi abbiamo trovato pelli di tigre e amuleti in un’auto che stava cercando di abbandonare il tempio», ha detto giovedì Anusorn ad Agence France-Presse. Durante le ispezioni nelle residenze dei monaci sono stati ritrovate anche diverse zanne, parti di pellicce e la pelle di una tigre intera.
Il tempio era stato aperto nel 1994, in una parte della Thailandia vicina a una zona abitata da tigri. Per i primi cinque anni non ha ospitato tigri, ma nel febbraio del 1999 i monaci salvarono un cucciolo di tigre da un ricco abitante di Bangkok, dopo che un imbalsamatore aveva provato senza successo a ucciderlo e imbalsamarlo. Nonostante il cucciolo morì poco dopo, da quel momento gli abitanti della zona iniziarono a portare al tempio altri cuccioli salvati dai bracconieri, stando a quanto pubblicato sul sito del tempio. «Il capo dei monaci accolse gli animali, ma dal momento che non si era mai occupato di grandi carnivori ha dovuto imparare sul campo», si legge sul sito. A quanto pare il capo dei monaci imparò in fretta. I monaci divennero allevatori di tigri esperti e ottimi imprenditori. Secondo la BBC quest’anno nel tempio erano registrati oltre 130 felini. Il prezzo dei biglietti d’ingresso va da circa 15 euro – per un selfie e una passeggiata con una tigre al guinzaglio – fino a un pacchetto da circa 125 euro che permette ai visitatori di allattare i cuccioli. Funzionari governativi thailandesi hanno raccontato al New York Times che ogni anno il Tempio delle Tigri guadagna oltre 5 milioni di euro dalle vendite dei biglietti. In Thailandia allevare tigri senza permesso è vietato dalla legge. Quando il tempio iniziò ad accogliere animali arrivarono anche le polemiche: Nel 2001 l’infrazione del tempio fu scoperta dal Dipartimento per i Parchi Nazionali, che però non portò via le tigri.
Nonostante siano grandi felini predatori, le tigri in cattività sono molto diffuse. Non si conosce il numero esatto delle tigri presenti sul pianeta, dal momento che sono animali difficili da rintracciare e che il loro habitat non è sempre facilmente individuabile. Secondo le stime più affidabili, però, le tigri in cattività sono più di quelle selvatiche in via d’estinzione: è probabile che solo negli Stati Uniti ci siano più tigri in cattività di quanto ce ne siano libere nelle giungle del sudest asiatico. L’unico modo per allevare le tigri è separare presto le madri dai cuccioli. Secondo Sybelle Foxcroft – studentessa che nel 2007 visitò il Tempio delle Tigri per la sua tesi sugli animali in cattività – era quello che succedeva al tempio. Foxcroft aveva descritto la sua seconda notte al tempio al National Geographic, in un articolo pubblicato a gennaio. Sentendo i ruggiti di una tigre sofferente, Foxcroft corse alla gabbia di una tigre madre e la vide «distesa immobile sul pavimento. Un uomo gettò due cuccioli femmine in alcuni sacchi, per poi buttarli nel retro di un furgone». Tra le attività offerte dal tempio, allattare i cuccioli era quella con il prezzo più alto; secondo l’articolo del National Geographic, i cuccioli neonati divennero la maggiore fonte di entrate per i monaci.
Queste però non sono le uniche accuse rivolte al Tempio delle Tigri. Le tigri del monastero venivano sedate e incatenate, in modo che i visitatori potessero farsi dei selfie. Ex dipendenti e volontari, sempre secondo il National Geographic, hanno raccontato che le tigri erano malate, che venivano picchiate ed erano tenute in gabbie troppo piccole. Una volta il capo dei monaci avrebbe anche firmato un accordo con una società di allevamento commerciale del Laos per scambiare un maschio di tigre con una femmina, racconta il National Geographic. Allevare tigri a scopi commerciali è una violazione del CITES, un accordo internazionale sul traffico di animali selvatici a cui la Thailandia aderisce. Nonostante l’uso di parti di tigre a scopo medico sembri essere in calo, sul mercato nero si possono trovare pelli e altre parti del corpo, e in alcuni gruppi delle élite cinesi mangiare carne di tigre è ancora considerato uno status symbol.
Al Tempio delle Tigri non sono mancati nemmeno episodi strani e infortuni. Alla fine del 2014 dal tempio scomparirono tre tigri, e un veterinario si dimise dopo aver consegnato i microchip che erano stati impiantati negli animali. A maggio il capo dei monaci è stato graffiato sulla faccia e le spalle da una tigre adulta che stava portando a fare una passeggiata, e ha dovuto farsi mettere dei punti. All’inizio del 2016 le accuse contro il Tempio delle Tigri hanno portato le autorità per la tutela della fauna selvatica della Thailandia a sequestrare dieci tigri dal monastero. Il tempio ha continuato a negare di essere coinvolto in qualsiasi tipo di traffico di animali. «Di recente molti post sulla scomparsa di alcuni cuccioli di tigre hanno accusato il Tempio delle Tigri di averli venduti al mercato nero. Non è vero», hanno scritto i gestori del tempio su Facebook a marzo. «Lo stile buddista prevede di rimanere in silenzio e non farsi coinvolgere in uno scontro. Vista la grande attenzione che oggi c’è intorno al Tempio, però, è arrivato il momento di rispondere».
Le autorità thailandesi avevano interrotto le operazioni di rimozione delle tigri quando lo zoo del tempio ha minacciato azioni legali. Alla fine di maggio, però, circa mille poliziotti e agenti per la tutela della fauna selvatica sono tornati al tempio con un’ordinanza di un tribunale. Le operazioni sono state comunque molto caotiche, ha raccontato il Bangkok Post: per annullare l’effetto dei sedativi, i monaci hanno iniziato a dar da mangiare alle tigri e ne avrebbero liberato alcune in un canyon per impedire che le autorità le catturassero. Lunedì sono state catturate tre tigri; quando mercoledì sono stati trovati i cuccioli nel congelatore, le autorità ne stavano trasferendo altre decine. Secondo le autorità i monaci avevano segnalato al governo thailandese la presenza di un solo cucciolo morto. La polizia ha intenzione di avviare un’indagine per capire perché le tigri venissero congelate e da quanto tempo erano morte, mentre quelle vive saranno trasferite in un centro d’allevamento statale.
© 2016 – The Washington Post