• Libri
  • Giovedì 26 maggio 2016

Storia del “lorem ipsum”

E degli altri testi riempitivi utilizzati nelle prove di stampa (e a volte dimenticati lì, per sbaglio)

di Ludovica Lugli – @Ludviclug

Il lorem ipsum stampato per sbaglio dal Fatto quotidiano in prima pagina, nel novembre 2009
Il lorem ipsum stampato per sbaglio dal Fatto quotidiano in prima pagina, nel novembre 2009

Il 13 novembre del 2009, a meno di due mesi dalla sua fondazione, il Fatto Quotidiano uscì con uno strano testo in latino stampato in prima pagina, al posto di quello che doveva essere un commento di Peter Gomez, Gianni Barbacetto e Antonella Mascali: “Matrimonii deciperet plane lascivius agricolae. Saburre lucide suffragarit chirographi, ut fiducias deciperet rures, etiam quadrupei corrumperet zothecas. Tremulus suis frugaliter fermentet fragilis Lascivius fideMatrimonii deciperet”. Era un testo riempitivo, di quelli che si mettono da qualche parte in attesa che vengano sostituiti; quel giorno al Fatto qualcuno se l’era dimenticato lì. Il più famoso testo riempitivo è il cosiddetto “Lorem ipsum”, ma ce ne sono molti altri: e chi si occupa di tipografia e stampe li utilizza da secoli.

Fin dall’inizio della storia della tipografia, infatti, stampatori e grafici hanno dovuto fare prove di stampa o presentare le bozze dei loro progetti: per questo esistono i cosiddetti “testi segnaposto”, testi spesso privi di senso usati come riempitivo per farsi un’idea di impaginazione e font. La mancanza di senso dei testi segnaposto aiuta chi osserva le bozze a non distrarsi dal significato; i testi standard facilitano poi il lavoro dei grafici, che li inseriscono in automatico senza perdere tempo a produrli. I testi segnaposto hanno solitamente una distribuzione uniforme delle lettere, hanno pochi segni di punteggiatura o a capo e contengono tutte le lettere dell’alfabeto, o almeno quelle più utilizzate nella lingua dei grafici.

Il più famoso dei testi segnaposto è il lorem ipsum: una serie di parole latine (anche se “lorem” non è una vera parola latina, ma ciò che resta di un “dolorem“, accusativo singolare di “dolor“) che non formano frasi di senso compiuto. È presente su WordPress e nei modelli predefiniti dei programmi di testo e di grafica non professionali, come PowerPoint o Pages. Esistono diverse versioni del lorem ipsum – sia per ordine delle parole sia per lunghezza – dato che le parole che lo compongono sono state scelte e modificate a partire da uno scritto di Cicerone. La versione più comune è questa:

Lorem ipsum dolor sit amet, consectetur adipisci elit, sed eiusmod tempor incidunt ut labore et dolore magna aliqua. Ut enim ad minim veniam, quis nostrum exercitationem ullam corporis suscipit laboriosam, nisi ut aliquid ex ea commodi consequatur. Quis aute iure reprehenderit in voluptate velit esse cillum dolore eu fugiat nulla pariatur. Excepteur sint obcaecat cupiditat non proident, sunt in culpa qui officia deserunt mollit anim id est laborum.

Da dove arriva il lorem ipsum

Secondo Richard McClintock – professore di latino al Hampden-Sydney College, un’università in Virginia – i tipografi iniziarono a utilizzare il lorem ipsum già nel Cinquecento, anche se non abbiamo prove del suo uso precedente agli anni Sessanta. Si diffuse negli anni Sessanta del Novecento grazie a una pubblicità dei fogli di caratteri trasferibili Letraset, anche noti come “trasferelli“, e la Aldus Corporation – una delle più importanti aziende di software negli anni Ottanta, poi comprata da Adobe – lo inserì nei modelli predefiniti del suo prodotto più importante, PageMaker, che uscì nel luglio del 1985 per il computer Macintosh di Apple.

Richard McClintock ha ricostruito l’origine del lorem ipsum grazie a un termine che vi compare: “consectetur“, che è una parola molto rara nei testi scritti in latino nell’antichità e che sono arrivati fino a noi. Cercandone le ricorrenze, McClintock ha trovato un brano del dialogo di Cicerone De finibus bonorum et malorum (in italiano, Il sommo bene e il sommo male) che contiene le parole del lorem ipsum:

Nemo enim ipsam voluptatem, quia voluptas sit, aspernatur aut odit aut fugit, sed quia consequuntur magni dolores eos, qui ratione voluptatem sequi nesciunt, neque porro quisquam est, qui dolorem ipsum, quia dolor sit, amet, consectetur, adipisci velit, sed quia non numquam eius modi tempora incidunt, ut labore et dolore magnam aliquam quaerat voluptatem. Ut enim ad minima veniam, quis nostrumexercitationem ullam corporis suscipit laboriosam, nisi ut aliquid ex ea commodi consequatur? Quis autem vel eum iure reprehenderit, qui in ea voluptate velit esse, quam nihil molestiae consequatur, vel illum, qui dolorem eum fugiat, quo voluptas nulla pariatur? At vero eos et accusamus et iusto odio dignissimos ducimus, qui blanditiis praesentium voluptatum deleniti atque corrupti, quos dolores et quas molestias excepturi sint, obcaecaticupiditate non provident, similique sunt in culpa, qui officia deserunt mollitia animi, id est laborum et dolorum fuga.

Altri testi segnaposto

Il lorem ipsum è il più famoso dei testi segnaposto ed è citato anche in contesti che non hanno nulla a che fare con la grafica: per esempio un personaggio della serie di libri fantascientifici di Thursday Next dello scrittore gallese Jasper Fforde da bambino parla solo il lorem ipsum, essendo cresciuto nel mondo dei libri invece che nella realtà. Soprattutto nel mondo anglosassone esistono diverse alternative al lorem ipsum. Uno è il Li Europan lingues, un testo scritto in occidentale, una lingua artificiale come l’esperanto. Ha senso compiuto e parla proprio dell’occidentale; inizia così: “Li Europan lingues es membres del sam familie. Lor separat existentie es un myth. Por scientie, musica, sport etc, litot Europa usa li sam vocabular“.

Un altro famoso testo segnaposto è un pangramma (cioè una frase di senso compiuto il più breve possibile in cui vengono utilizzate tutte le lettere dell’alfabeto) in inglese: “The quick brown fox jumps over the lazy dog“, che tradotto significa “La veloce volpe marrone salta oltre il cane pigro”. È molto conosciuta perché è facile da ricordare ed è usata soprattutto per provare tastiere e font.

Una storia un po’ diversa è quella della sequenza di caratteri senza senso “Etaoin shrdlu”: secondo la tradizione l’ordine in cui compaiono le lettere dipende dalla frequenza con cui sono usate nella lingua inglese, e la “e” sarebbe la lettera più usata. L’Oxford English Dictionary, che contiene questa espressione, spiega che deriva dalle vecchie macchine per la composizione dei caratteri prima della stampa, come la linotype: su queste macchine le lettere erano ordinate in base alla frequenza d’uso, e quelle di “etaoin shrdlu” comparivano in ordine sulle prime due colonne da sinistra. Spesso, quando facevano un errore, gli operatori scorrevano con il dito sulle due colonne per inserire la stringa di testo, segnalare la presenza di un errore e ritrovarlo più facilmente in seguito.

Nel tempo “etaoin shrdlu” entrò nel gergo del giornalismo americano e venne spesso utilizzato in modo spiritoso. Nel 1925 tre articoli pubblicati sulla rivista New Yorker furono firmati con Etaoin Shrdlu. Nel 1980 fu girato un documentario sull’abbandono delle linotype per stampare le copie del New York Times, avvenuto nel 1978: si inititola Farewell, etaoin shrdlu, che significa “Addio, etaoin shrdlu”.

Su Internet si trovano molti generatori di testi segnaposto automatici. Alcuni, come Blind Text Generator, permettono di copiare e incollare pezzi di lorem ipsum, di Li Europan lingues o di altri testi impostando la lunghezza che si desidera, altri (davvero tantissimi) ne propongono di nuovi, spesso spiritosi. Per esempio Hipster Ipsum propone testi che contengono parole del gergo cosiddetto hipster; Veggie Ipsum invece è una modifica del lorem ipsum che contiene nomi di verdure. Tra i generatori italiani ci sono Antanipsum, ispirato alla “supercazzola” del film Amici miei, e Gomorra Ipsum, che usa delle frasi in dialetto napoletano tratte dalla serie tv Gomorra.

A verità è c’aggia lassat’ a Napule ‘na banda ‘e sciem’ ca nun trovan’ mang’ o cazz’ inda a mutanda! Genny è nu pisciazz’! ‘A gent’ ca te fa guaragna’ e sord’ nun s’accire, s’accata! A Zecchinett’ o vulev’m’ bene tutt’ quant’ assaje! Quando mio figlio era criaturo io ‘o purtave sembe a veré ‘e scigne, e isse me riceve: «Papà, ma comme è possibile, che degli animali accussì scieme, vogliono fare quello che fanno i cristiani?» ‘E scigne, sò belle quando fanno quello che dice il padrone pecché se vogliono comandare da sole diventano pericolose, s’hanne abbattere!