Vita e musica di Paul Kantner

Era il chitarrista principale dei Jefferson Airplane, la rock band psichedelica più famosa degli anni Sessanta: è morto due giorni fa a 74 anni

di Justin Wim. Moyer – Washington Post

A sinistra, il membro originario dei Jefferson Airplane Paul Kantner (Mario Tama/Getty Images)
A sinistra, il membro originario dei Jefferson Airplane Paul Kantner (Mario Tama/Getty Images)

Prima di diventare la terra degli squali dell’hi-tech e dei pullman di Google, San Francisco era la patria degli hippy, del flower power e delle magliette a tinta scolorita: un paradiso dove le ardite discussioni sulla rivoluzione si mischiavano all’odore umido della marijuana. E se un gruppo in particolare – i Grateful Dead – fu il simbolo della Summer of Love, un’altra band è stata probabilmente ancora più importante: i Jefferson Airplane.

«Nel 1967, San Francisco era la capitale americana del rock and roll», ha scritto nel 2005 il fondatore di Rolling Stone Jann Wenner: «e il gruppo migliore e di maggior successo a San Francisco e nell’intero paese erano i Jefferson Airplane. Sono stati gli architetti e i messaggeri dell’era della psichedelia, una liberazione della mente e del corpo che ha cambiato profondamente l’arte, la politica e la spiritualità americane. Fu un rinascimento che sarebbe potuto avvenire solo a San Francisco: e gli Airplane, più di ogni altra band, hanno diffuso la buona notizia in tutto il paese».

Uno di questi messaggeri ora non c’è più. Paul Kantner, chitarrista e fondatore dei Jefferson Airplane, è morto all’età di 74 anni, a causa di uno shock settico e disfunzioni a diversi organi, come scritto da SF Gate. «Paul è stato il catalizzatore che ha messo insieme tutti i pezzi», ha detto al New York Times Jorma Kaukonen, primo chitarrista dei Jefferson Airplane e oggi apprezzatissimo solista. «Aveva una visione trascendentale, a cui si aggrappava come un mastino. La band non sarebbe stata la stessa senza di lui».

Kantner era nato nel 1941 a San Francisco. La sua infanzia – tra una madre morta giovane, un padre emotivamente distante e la frequentazione di un collegio cattolico – è stata un percorso in discesa verso la ribellione e il rock and roll. «Sono cresciuto praticamente abbandonato», disse in seguito Kantner, come raccontato da Jeff Tamarkin in Got a revolution!: The turbulent flight of Jefferson Airplane (Rivoluzione! Il volo turbolento dei Jefferson Airplane). «Suore e pistole. Ora, quindi, non ho paura di niente», disse. Dopo una breve esperienza al college, con l’arrivo degli anni Sessanta Kantner decise di entrare nella scena folk di San Francisco, girando diverse band. Nella sua prefazione a versi liberi al libro di Tamarkin, Kantner ha rievocato le origini della sua estetica, un percorso che va dal rockabilly agli acidi: in particolare, da Elvis Presley e Il Selvaggio di Marlon Brando ai Beatles e i Rolling Stones, fino all’«arrivo dell’LSD nella cultura». «Per me, la morte di Kennedy ha davvero chiuso la porta sul mondo che era esistito fino ad allora», scrisse Kantner: «Non c’era più motivo di riporre speranza in quelle persone, quei valori, e quel progetto. Era necessario un salto quantico. Tutte le regole erano morte. È stato in questo mondo che, grazie a dio, sono nati i Jefferson Airplane».

Il gruppo si formò nel 1965, trovando presto la propria strada grazie alla voce unica di Grace Slick, una voce contralto il cui suono crudo e testi visionari portarono presto i Jefferson Airplane al successo. Quello che sarebbe diventato il sestetto base aveva in abbondanza qualcosa che a volte sembrava mancare ai Grateful Dead, capelloni dal suono sperimentale: ritmo e fascino. «È stata il sogno di tutti per un’estate buona. Più di una, a dir la verità», raccontò Kantner di Slick.

Jefferson AirplaneI membri dei Jefferson Airplane a San Francisco, in una foto scattata l’8 marzo 1968. Da sinistra: Marty Balin, Grace Slick, Spencer Dryden, Paul Kantner, Jorma Kaukonen, e Jack Casady (AP Photo)

Surrealistic Pillow, il secondo album dei Jefferson Airplane pubblicato nel 1967, ha segnato l’apice commerciale – e forse creativo – del gruppo. Pezzi come  “Somebody to Love” e “White Rabbit” negli anni sono diventati dei classici del rock. Il disco ha venduto oltre un milione di copie, e Kantner – cui fu attribuito il merito della gestione degli arrangiamenti vocali a volte disordinati della band – contribuì alla canzone D.C.B.A.-25. «In sostanza, è un viaggio attraverso la coscienza ispirato dall’LSD», disse del pezzo, «Non me ne ricordo più neanche le parole, ormai». Che avesse o meno significato, i giovani americani l’amarono.

La band si esibì al festival di Monterey, a Woodstock (alle 7.30 del mattino) e al famigerato festival di Altamont, dove Kantner affrontò sul palco un Hells Angel (un’associazione di motociclisti americana, considerata criminale dal Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti), dopo che il motociclista aveva aggredito un membro della band. I Jefferson Airplane sembravano ormai essere parte integrante di ogni importante momento culturale degli anni Sessanta.

«Surrealistic Pillow fu un esempio innovativo di psichedelia folk/rock: fu come un’esplosione udita in tutto il mondo», scrisse AllMusic. «Mentre i successivi album di band come Grateful Dead, Quicksilver Messenger Service e soprattutto Charlatans, furono inizialmente poco più che successi di nicchia, Surrealistic Pillow rimase in testa alle classifiche per tutto il 1967, arrivando incredibilmente fino alla top five, occupata da gruppi del calibro di Beatles e Rolling Stones. Fu il disco migliore del gruppo, e poche band dell’epoca riuscirono a far meglio». Il punto più alto dei Jefferson Airplane purtroppo è stato raggiunto con un disco che ormai ha cinquant’anni. Anche se la loro carriera sarebbe durata ancora per diversi decenni, non tutti furono positivi per il gruppo o i suoi componenti.

Kantner e Slick si misero insieme e presero di fatto il controllo del gruppo, che negli anni Settanta però si divise, mentre progetti paralleli, album solisti e vendette personali prendevano il sopravvento. Kantner pubblicò Blows Against the Empire, un concept album a tema fantascientifico che fu attribuito a “Paul Kantner e i Jefferson Starship”, e pian piano i Jefferson Airplane divennero i Jefferson Starship, con nuovi membri che andavano e venivano in continuazione. Gli Starship, che suonavano un rock molto più fine e meno agitato degli Airplane, si allontanarono parecchio dal suono psichedelico delle origini, e il nuovo corso portò a una frattura nel gruppo. Kantner, restio a suonare pezzi pop, lasciò la band nel 1984 e le fece causa. Il nome passò quindi da Jefferson Starship a Starship, il gruppo che fu amato e odiato per la canzone “We built this city”, di cui Kantner non volle prendersi né il merito né la responsabilità. «Di solito, sono l’ultimo a lasciare la festa, ma tutti gli altri volevano prendere una strada più commerciale», raccontò Kantner nel 2007, «Così ho detto: “Se volete suonare quella roba, me ne vado”. Non li ho ascoltati bene perché ero preso a formare una nuova band, ma erano davvero imbarazzanti».

In breve tempo, i Jefferson Airplane/Jefferson Starship/Starship divennero famosi più per le liti che per la loro musica o eredità. Anche quando diverse versioni del gruppo si riunirono, i diversi membri continuavano a farsi causa l’un l’altro. «Ora mi ha fatto causa per non so quale motivo, ma di solito andiamo d’accordo», disse Kantner di Slick, dalla quale nel frattempo si era separato. «Vent’anni fa, quando si era stufata dell’industria musicale, mi aveva ceduto i diritti dei Jefferson Airplane, e ora mi fa causa perché uso il nome del gruppo. Ho cercato le carte, gliele ho mostrate, e lei mi ha detto di non ricordarsene».

Indomito, Kantner non mollò. I decenni passavano, ma lui continuava a suonare per i suoi fedeli, anche se il successo diminuiva. «La performance del cantante e compositore Paul Kantner al Bayou è stata piuttosto deprimente», scrisse Mike Joyce sul Washington Post nel 1991. «Innanzitutto, c’era poco pubblico: meno di cento persone sono venute a sentire il veterano dei Jefferson Airplane/Starship suonare con il suo trio. Peggio ancora, alcuni dei presenti non erano troppo interessati ad ascoltare Kantner leggere poesie di rivoluzionari centroamericani. Fortunatamente, la musica è stata decisamente più apprezzata».

Nel 1996, i Jefferson Airplane hanno fatto il loro ingresso nella Rock and Roll Hall of Fame, accolti nel gotha della musica da alcuni membri dei Grateful Dead: «Quando erano al top, i Jefferson Airplane, viaggiavano in lungo e in largo: per molte notti, sono stati i migliori al mondo», disse il batterista dei Grateful Dead Mickey Hart.

Kantner era l’ultimo membro dei Jefferson Airplan rimasto a San Francisco, la città che aveva costruito sul rock and roll. «Una volta qualcuno disse che se vuoi fare follie a San Francisco, non ci farà caso nessuno», aveva detto.

©2016 – The Washington Post