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  • Domenica 16 agosto 2015

Jean-Claude Romand potrà uscire di prigione

Da circa un mese il protagonista di uno dei casi di cronaca più noti in Francia – e del libro "L'avversario" di Emmanuel Carrère – può chiedere di essere liberato con la condizionale

Nel gennaio del 1993, il 38enne francese Jean-Claude Romand uccise sua moglie, i suoi due figli, i genitori e tentò di uccidere la sua amante, cercando infine di uccidersi dando fuoco alla propria casa di Prévessin-Moëns, nella Francia orientale. Da anni Romand si fingeva un medico ricercatore dell’Organizzazione Mondiale per la Sanità e quando non riuscì più a sostenere la menzogna – perlopiù a causa dei numerosi problemi economici – uccise le persone con cui aveva i legami più stretti. Fu una storia di cui all’epoca in Francia si parlò molto e che ispirò film e libri: il più famoso è “L’avversario“, il primo saggio di successo dello scrittore francese Emmanuel Carrère.

Romand fu arrestato e condannato all’ergastolo nel 1993 e oggi, 22 anni dopo, ha ottenuto il diritto di fare richiesta per essere liberato con la condizionale secondo le leggi francesi. Per ora i suoi avvocati non hanno chiesto la sua liberazione e hanno precisato che si tratterebbe di «un lungo processo»,  ma secondo i media francesi la possibilità che Romand esca di prigione esiste: secondo il magazine Le Temps, per esempio, nei suoi anni in carcere «si è comportato molto bene».

La storia, dall’inizio
Romand nacque nel 1954 in un piccolo paese del Giura, una regione nel sudest della Francia. Dopo essere riuscito a finire con difficoltà le scuole superiori, Romand cercò di laurearsi in medicina. Non riuscì mai a passare gli esami del secondo anno e dal 1975 al 1986 si iscrisse per 12 volte consecutive al secondo anno del corso in modo da poter ottenere una carta dello studente. Questo documento gli permise di fingere di stare continuando gli studi con amici, genitori e con quella che sarebbe diventata sua moglie.

Nel 1986 finse di aver ottenuto una laurea e nei mesi successivi raccontò di aver ottenuto un prestigioso lavoro nell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Per sei anni riuscì a tenere in piedi le numerose bugie sul proprio conto, inventandosi una carriera notevole fatta di importanti ricerche sull’arteriosclerosi, incontri con personalità politiche e viaggi all’estero. In realtà Romand passava la maggior parte delle giornate nell’ufficio informazioni della sede locale dell’OMS. I suoi viaggi intercontinentali erano in realtà brevi gite a Ginevra dove restava per qualche giorno in una camera d’albergo a leggere riviste mediche e guide turistiche dei posti che poi avrebbe raccontato di aver visitato.

Il suo problema più grosso erano i soldi. Romand aveva una macchina costosa, una bella casa, una famiglia da mantenere e un stile di vita da portare avanti di fronte ad amici e conoscenti. Per un po’ riuscì a sopravvivere utilizzando i guadagni della vendita di un appartamento, ma presto i soldi finirono. Romand cominciò a chiedere denaro ai conoscenti promettendo di investirlo in speculazioni a cui aveva accesso grazie alle sue conoscenze personali. Soltanto dalla sua amante riuscì a farsi prestare 900mila franchi dell’epoca, cioè circa 150mila euro. Quando i suoi creditori cominciarono a volere indietro i propri soldi, Romand capì di essersi messo nei guai.

Il 9 gennaio del 1993 acquistò una pistola, un silenziatore e una tanica di benzina. Quella notte uccise la moglie colpendola sul loro letto con un mattarello, e dormì accanto a lei fino al mattino. Il giorno dopo svegliò i suoi due figli di sette e cinque anni, preparò la colazione, guardò con loro dei cartoni animati e la sera li rimise a letto. Dopo che si furono entrambi addormentati li uccise con la pistola che aveva comprato il giorno prima. Il mattino successivo viaggiò fino alla casa dei genitori, pranzò con loro e poi sparò ad entrambi e al cane di famiglia. A quel punto, l’unica persona a lui vicina che poteva sospettare delle sue bugie era la sua amante, che nel frattempo lo aveva lasciato e a cui lui doveva ancora moltissimi soldi.

Dopo averla invitata fuori a cena, Romand finse un guasto alla macchina e accostò in una strada isolata. Cercò di strangolarla e le spruzzò del liquido urticante in faccia, ma lei si difese e dopo aver lottato brevemente Romand si fermò chiedendole scusa. La riaccompagnò a casa, chiedendole di non raccontare a nessuno quello che era accaduto. Ritornò nella sua abitazione, dove aveva lasciato i corpi della moglie e dei due figli. Sparse per tutta la casa il contenuto della tanica di benzina e diede fuoco all’abitazione. Poi, da una scatoletta scaduta, prese una grossa dose di sonniferi, come se avesse voluto suicidarsi. Il giudice non gli credette: a casa sua furono trovati dei sonniferi molto più potenti con cui Romand avrebbe potuto suicidarsi in maniera più efficace. La tesi dell’accusa fu che avendo ingerito i sonniferi scaduti molto tempo dopo aver dato fuoco alla casa, Romand si era assicurato di essere trovato ancora vivo dai pompieri. Secondo il giudice, il tentativo di suicidarsi era un’altra delle sue bugie.

Le indagini e poi il processo, cominciato nel 1996, attirarono subito l’attenzione della stampa francese. Tra i più interessati alla sua storia ci fu lo scrittore francese Emmanuel Carrère. Nel 1993, poco dopo gli omicidi, Carrère scrisse a Romand dicendogli che era interessato a scrivere un libro in cui raccontare la sua vicenda. Per tre anni non ricevette risposta e decise di trasformare la storia in un romanzo vagamente ispirato al caso. Poi, nel 1996, Romand finalmente rispose e si offrì di collaborare. Nel 2000 Carrère pubblicò “L’avversario”, un resoconto molto preciso di tutta la vicenda.

Romand fu condannato all’ergastolo con divieto di essere liberato con la condizionale per almeno 22 anni, un periodo di tempo scaduto lo scorso luglio. Nel frattempo, i medici gli hanno diagnosticato un disturbo narcisistico della personalità. In un articolo su Les Temps, Jacques Frémion, uno degli avvocati di Romand, ha detto che per il momento la questione della sua liberazione «non si pone nemmeno» per via dei tempi molto lunghi, e ha aggiunto che nel caso prevede per Romand due possibili scenari: «una vita di solitudine e sofferenza estrema che potrebbe finire anche molto male, oppure la soddisfazione della sua mitomania grazie alle ospitate in televisione».