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  • Mercoledì 10 giugno 2015

L’UE ha bocciato le proposte della Grecia

E non è la prima volta: le trattative per sbloccare gli aiuti si stanno avvitando ancora

 (AP Photo/Kostas Tsironis)
(AP Photo/Kostas Tsironis)

L’Unione Europea ha respinto l’ultima proposta di accordo presentata dalla Grecia: il portavoce del commissario UE agli Affari economici, Pierre Moscovici, che l’ha esaminata, ha fatto sapere che le proposte fatte dal governo di Alexis Tsipras non corrispondono a quanto era stato concordato in una riunione la scorsa settimana con il presidente della commissione Jean Claude Juncker. Il governo greco non ha ancora commentato. L’accordo è necessario per permettere alla Grecia di ricevere un nuovo prestito internazionale, perché eviti la bancarotta e ripaghi parte dei prestiti precedentemente ricevuti.

Le trattative tra la Grecia e creditori internazionali sono da mesi molto complicate. Il governo di Alexis Tsipras avrebbe dovuto pagare venerdì 5 giugno una rata da 300 milioni di euro al Fondo Monetario Internazionale (FMI), ma aveva fatto sapere di voler accorpare in un’unica rata i quattro pagamenti previsti, per un totale di 1,6 miliardi di euro, che verserà entro il 30 giugno. La Grecia è in difficoltà, in attesa dell’erogazione dei 7,2 miliardi di prolungamento di aiuti già concessi lo scorso febbraio dall’Eurogruppo: i creditori internazionali chiedono austerità e riforme in cambio dell’erogazione ed è su questo punto che non si riesce a trovare un accordo.

La scorsa settimana a Bruxelles Alexis Tsipras aveva incontrato Jean-Claude Juncker, presidente della Commissione europea, e Jeroen Dijsselbloem, presidente dell’Eurogruppo, che riunisce i ministri dell’Economia dei paesi membri. Juncker e Dijsselbloem avevano presentato a Tsipras una proposta di cinque pagine per concludere un accordo che il viceministro greco della sicurezza sociale, Dimitris Stratoulis, aveva definito «vergognoso e disonorevole»: prevedeva tagli di spesa e aumenti delle tasse per un valore corrispondente al 2 per cento del PIL del paese, attraverso un aumento dell’IVA e una riforma radicale delle pensioni che finora il governo greco ha detto di non voler toccare (qualche tempo fa il ministro delle Finanze Varou­fa­kis aveva detto: «pre­fe­riamo pagare un pen­sio­nato rispetto a un cre­di­tore»).

I creditori avevano chiesto anche una serie di privatizzazioni che il governo greco non è disposto ad accettare completamente: il governo si è detto favorevole alla privatizzazione degli aeroporti e del Pireo, ma non a quelle delle aziende energetiche. E infine c’è la questione del bilancio: i creditori chiedono alla Grecia un saldo positivo e un avanzo primario (cioè il saldo tra entrate e uscite prima del pagamento degli interessi sul debito) pari all’1 per cento nel 2015 e al 2 per cento nel 2016. Tsipras chiede, per limitare i tagli, cifre più basse: 0,75 per cento per quest’anno, 1,5 per cento per il 2016 e 2,5 per il 2017.

Tsipras aveva a sua volta presentato a Bruxelles le sue proposte contenute in 47 pagine, definendole «complete e realistiche» (una precedente stesura delle proposte era stata giudicata inconsistente, vaga e per questo era stata molto criticata). In una lettera pubblicata e tradotta su diversi giornali internazionali, Tsipras ha spiegato i contenuti delle sue proposte. Un punto centrale è «l’impegno a ridurre – e quindi a ren­dere rea­liz­za­bili – gli avanzi pri­mari per il 2015 e il 2016, acconsen­tendo ad avanzi primari più ele­vati per gli anni successivi, poi­ché ci aspet­tiamo un aumento proporzio­nale dei tassi di cre­scita dell’economia greca». Ha poi scritto di voler aumen­tare le entrate pubbli­che «redi­stri­bu­endo l’onere fiscale dalle classi medio-basse a quelle più alte che finora non hanno fatto la loro parte». Questo attraverso l’approvazione di una legge contro l’evasione fiscale, «una tassa spe­ciale sui profitti molto alti, una tassa sulle scommesse online, l’intensificazione dei con­trolli sui tito­lari di conti ban­cari con somme ingenti, una gara di appalto per la radio­dif­fu­sione e altre licenze, che la troika aveva stra­na­mente dimen­ti­cato negli ultimi cin­que anni». Sulle pensioni non è invece chiara la situazione: secondo alcuni Tsipras avrebbe ceduto a una riforma, ma la notizia è poi stata smentita da diverse agenzie di stampa.