La strana sorte dei capelli di Edgar Allan Poe

Diverse ciocche di capelli del celebre scrittore statunitense, morto 165 anni fa non si sa bene come, sono da oltre un secolo vendute all'asta e sparse in decine di collezioni pubbliche e private

Un particolare di un dagherrotipo di Edgar Allan Poe. (Hulton Archive/Getty Images)
Un particolare di un dagherrotipo di Edgar Allan Poe. (Hulton Archive/Getty Images)

Edgar Allan Poe – uno dei più noti scrittori e poeti statunitensi del diciannovesimo secolo, autore di poesie e racconti molto conosciuti come Storia di Arthur Gordon Pym (1838), I delitti della rue Morgue (1841) e Il Corvo (1845) – morì a quarant’anni il 7 ottobre 1849 per cause mai del tutto chiarite, riguardo le quali furono formulate numerose ipotesi sia all’epoca della sua morte che negli anni seguenti, al crescere della sua popolarità.

Un recente articolo pubblicato su Atlas Obscura, un sito che raccoglie tra le altre cose diversi contenuti prodotti direttamente dagli utenti, si è occupato di un aspetto poco noto e alquanto bizzarro della popolarità postuma di Edgar Allan Poe: la presenza di almeno una dozzina di ciocche di suoi capelli, reali o presunti, in collezioni pubbliche e private negli Stati Uniti.

La morte di Edgar Allan Poe
Nel 1849 Poe, la cui notorietà raggiunse livelli significativi soltanto dopo la sua morte, era vedovo da due anni e viveva in un cottage a Fordham, nella parte nord del quartiere del Bronx, a New York. A volte viaggiava per il suo lavoro da giornalista – la sua principale forma di sostentamento – o per impegni di tipo editoriale, legati alla pubblicazione e promozione dei suoi ultimi lavori. Sua moglie Virginia, affetta da tubercolosi fin dal 1842, era morta a 24 anni nel gennaio 1847.

Durante un viaggio di lavoro verso Philadelphia, il 27 settembre 1849 Poe fece perdere ogni traccia di sé: il 3 ottobre, quasi una settimana dopo, fu ritrovato all’esterno di un seggio elettorale a Baltimora da Joseph W. Walker, un impiegato del giornale Baltimore Sun, in stato di delirio e di parziale incoscienza, e non in grado di muoversi. Preoccupato per le condizioni di quell’uomo, Walker scrisse all’editore e medico Joseph Evans Snodgrass, il cui nome gli era stato fornito da quell’uomo steso per terra: «Gentile signore, c’è qui un gentiluomo messo molto male il cui nome è Edgar A. Poe. Dice di conoscervi, ha bisogno di aiuto immediato».

Edgar Allan PoePoe fu ricoverato in un ospedale di Baltimora ma non riprese mai del tutto coscienza nei quattro giorni successivi, prima della morte, e non poté spiegare né come fosse finito a Baltimora né cosa gli fosse capitato lungo il viaggio verso Philadelphia. Qualche ora prima di morire – stando a quanto riferito all’epoca da John J. Moran, il medico in servizio quella notte – Poe pronunciò più volte il nome di un certo “Reynolds”, la cui identità rimane ancora oggi sconosciuta. Sul certificato di morte – di cui non esiste traccia se non attraverso le parti citate nei giornali dell’epoca – fu indicata come causa del decesso una “frenite”, una sorta di infiammazione al cervello; ma in seguito, alimentate dalla carenza di informazioni sulle ultime due settimane di vita di Poe, furono formulate diverse ipotesi tra cui l’avvelenamento, la rabbia o i gravi traumi dovuti a presunte lesioni fisiche.

E da dove comincia la storia dei capelli
Nelle ore successive alla morte di Edgar Allan Poe si tenne una veglia funebre a casa di Henry Herring, un suo zio acquisito che viveva a Fell’s Point, un quartiere costiero di Baltimora (Poe ha trascorso una lunga parte della sua vita proprio a Baltimora). Alla veglia parteciparono otto persone tra cui il dottor Snodgrass, accorso dopo aver ricevuto la lettera, e due cugini di Poe: Neilson Poe ed Elizabeth Rebecca Herring. La cugina Elizabeth, scrive Elon Green, autore dell’articolo su Atlas Obscura, “fece una cosa in gran voga a quei tempi: tagliò un po’ di capelli del defunto, prevalentemente dalla parte posteriore della testa, quella che poggiava sul cuscino”.

Come riferito in seguito da Moran, il dottore che aveva avuto Poe in cura durante i giorni di ricovero in ospedale, “la salma fu visitata da alcuni dei cittadini più illustri, molti dei quali impazienti di ricevere una ciocca dei suoi capelli”. Le ciocche furono evidentemente distribuite ai visitatori, e se ne ha oggi una conferma indiretta dalla presenza di diverse reliquie di questo genere in collezioni pubbliche e private negli Stati Uniti.

Jeffrey Savoye, amministratore della Edgar Allan Poe Society di Baltimora, uno dei più estesi e completi siti di raccolta di opere e materiali di Poe, racconta di aver ricevuto circa 30 anni fa una ciocca di capelli di Poe da una donna del Tennessee che si trovava a Baltimora per cercare di vendere la casa appartenuta al proprio nonno. Ripulendo la casa aveva trovato una scatola con dentro due fotografie, una di Edgar Allan Poe e l’altra della sorella di Poe, Rosalie Mackenzie: attaccata sul retro della fotografia di Edgar A. Poe c’era una ciocca di capelli castani lunghi circa 5 centimetri ciascuno. I capelli erano tenuti insieme non da un sigillo di ceralacca bensì da una colla di origine animale che Savoye pensa sia stata ricavata dalla pelle di coniglio.

Non c’è un registro ufficiale che dia conto di tutte le ciocche di capelli di Poe in circolazione, ma ad oggi si ha traccia di almeno dodici ciocche negli Stati Uniti. Esiste una lettera del 1846 che comprova anche un caso in cui fu lo stesso Poe a tagliarsi una ciocca di capelli (la regalò a una sua lettrice che gli aveva chiesto un autografo).

L’usanza di tagliare ciocche di capelli per ricordo
Per quanto possa apparire bizzarra e vagamente antigienica oggi, l’usanza di tagliare ciocche di capelli per ricavarne un ricordo della persona a cui appartenevano era una pratica piuttosto comune, sia negli Stati Uniti che in Europa, durante il diciannovesimo secolo. Secondo Eva Giloi, docente di storia moderna alla Rutgers University nel New Jersey, “le ciocche di capelli erano usate sia come forma di memento mori nella commemorazione dei morti sia come simbolo di affetto per i vivi”. Tra gli scrittori del diciannovesimo secolo, Poe non è l’unico esempio: Cassandra Austen, sorella maggiore di Jane Austen, seguendo questa stessa pratica tagliò alcune ciocche di capelli alla salma della scrittrice britannica morta nel 1817.

Paul Koudounaris, fotografo e storico dell’arte noto per i suoi studi sull’arte macabra, ritiene che questo tipo di conservazione dei capelli rispondesse al desiderio di creare un “reliquiario personale”, svincolato dalla concezione religiosa della reliquia intesa come mezzo di intercessione con la divinità. Dal diciannovesimo secolo, sostiene Koudounaris, “l’idea di possedere una reliquia – questo ricordo personale – con un potere quasi magico era stata rovesciata nel mondo laico attraverso il semplice desiderio di avere vicino un pezzo di quella persona, come un ricordo commovente, privo delle connotazioni sacre originarie della reliquia”.

Secondo lo storico statunitense Colin Dickey, uno dei fattori che innescò e alimentò la tendenza a ritagliare ciocche di capelli alle salme fu il diverso trattamento riservato ai corpi dei defunti fin dai primi anni del diciannovesimo secolo. Se prima era consentito e ritenuto accettabile tenere i corpi dei cari in casa anche per lunghi periodi per poi tumularli nel cortile posteriore, i nuovi protocolli igienico-sanitari imponevano che i defunti venissero seppelliti nei cimiteri fuori dalle città. La crescita della popolarità di Edgar Allan Poe di fatto coincise cronologicamente con lo sviluppo di nuove pratiche di culto e commemorazione dei morti in assenza della salma (alla cui area di sepoltura, fino a poco tempo prima, i cari del defunto avevano sostanzialmente un accesso illimitato).

La consuetudine di tagliare ciocche di capelli ai morti si diffuse rapidamente e rimase piuttosto comune fino alla fine del diciannovesimo secolo, quando nuove condizioni socio-culturali e tecnologiche – a partire dalla diffusione della fotografia – favorirono pratiche di culto alternative.

I collezionisti di capelli di personaggi famosi
Come raccontato in un articolo del New York Times qualche anno fa, capelli e ciocche di capelli di personaggi famosi hanno cominciato in anni recenti a comparire più diffusamente tra gli oggetti venduti alle aste, e in alcuni casi a prezzi più elevati rispetto al recente passato. Nel novembre del 2009 due ciocche di capelli biondi appartenuti a George Washington sono state vendute all’asta per qualche migliaio di dollari. Tre anni più tardi, nel 2012, alcuni ciuffi di capelli di Abraham Lincoln sono stati venduti per poco meno di 39 mila dollari.

Secondo Wes Cowan, un gestore d’aste di Cincinnati, in Ohio, collezionare questo genere di reliquie è un tipo di hobby praticato da un gruppo relativamente ristretto di persone. Tra gli specialisti di questo genere più noti nel giro c’è Louis Mushro, un commerciante e collezionista di Grosse Pointe, in Michigan: gestisce un negozio su eBay chiamato “historical hair” (capelli storici) in cui vende capelli appartenuti a persone famose come John Fitzgerald Kennedy o Marilyn Monroe, e che assicura provengano dai familiari o dai barbieri personali di quelle persone.

È molto noto nel giro di collezionisti di capelli anche un certo John Reznikoff, un commerciante di manoscritti e documenti di Wesport, Connecticut, proprietario di quella che è attualmente ritenuta la più grande collezione di questo genere: contiene i capelli di circa 150 persone famose, tra cui ciocche appartenute a Napoleone, George Washington ed Elvis Presley (e anche una ciocca di capelli di Michael Jackson recuperati nell’incidente del 1984, in cui i capelli di Jackson presero fuoco durante le riprese di una pubblicità per la Pepsi).

Le altre ciocche di capelli di Poe
Susan Jaffe Tane, proprietaria della più grande collezione privata su Edgar Allan Poe (possiede anche un pezzo della bara in cui fu riposta la salma), acquistò a un’asta per 96 mila dollari un cofanetto con dentro una ciocca di capelli, un anello di fidanzamento e una serie di altri oggetti personali e corrispondenza appartenuti a Poe. Alla domanda su quale tipo di “reliquia” o altro oggetto legato a Poe ritenesse eccessivo o di cattivo gusto possedere, una volta ha risposto: «avrei detto la bara, ma poi l’ho acquistata per una mostra».

Anche Reznikoff, tra le diverse decine di ciuffi di capelli celebri della sua collezione, ne possiede uno appartenuto a Poe e custodito all’interno di un medaglione d’oro acquistato da un commerciante nel 2008. Quel commerciante lo aveva acquistato a sua volta da un agente assicurativo di Chicago, il quale lo aveva trovato all’interno di una scatola acquistata per 150 dollari da un addetto alle pulizie che lavorava nel suo ufficio.

Nella collezione dell’Edgar Allan Poe Museum di Richmond, in Virginia, sono custoditi tra le altre cose circa dodici capelli di Poe. Benché l’autenticità non sia verificabile al cento per cento – come per tutti i capelli di Poe in circolazione – si sa che quei capelli furono acquistati a un’asta non più tardi del 1922 da James Howard Whitty, fondatore del museo e curatore di una delle prime raccolte complete di opere di Edgar Allan Poe. I capelli erano tenuti insieme con un sigillo in resina su una busta da lettera firmata dal dottor Snodgrass, uno dei presenti alla veglia funebre di Poe, e autenticata da un certo G. W. Magers, che secondo un dipendente del Poe Museum era un editore di Baltimora attivo tra gli anni Quaranta e Sessanta del diciannovesimo secolo.

capelli Edgar Allan Poe

Si ritiene comunemente che i capelli di Poe fossero neri, ma le diverse ciocche che circolano da oltre un secolo attestano che il colore dei suoi capelli era molto probabilmente il castano scuro. L’equivoco, spiega il sito della Edgar Allan Poe Society, è da ricondurre quasi certamente al fatto che le poche immagini fotografiche esistenti di Poe, ricavate per dagherrotipia, sono tutte in bianco e nero, e tendono ad accentuare la tonalità scura dei suoi capelli piuttosto che il colore castano.

Un’altra ciocca di capelli di Poe è conservata fin dalla metà degli anni Trenta nella biblioteca pubblica “Enoch Pratt” di Baltimora: apparteneva a Ella Warden, figlia di Mary Herring, una parente di Edgar Allan Poe. Stando a quanto scritto in una lettera di sua figlia Ella alla Poe Society di Baltimora nel 1936, Mary Herring era presente alla veglia funebre di Poe e fu lei in persona a tagliare la ciocca di capelli attualmente conservata nella biblioteca pubblica. Considerando le obiettive difficoltà tecniche nella verifica dell’autenticità dei capelli di Edgar Allan Poe, questo genere di documenti scritti – la lettera di Ella Warden del 1936, per esempio – vengono ritenute delle prove relativamente forti. Inoltre, insieme alla ciocca di capelli, la biblioteca pubblica ricevette anche una scatola con altri oggetti personali appartenuti a Virginia Clemm, moglie di Poe morta nel 1847.

I dubbi sull’autenticità dei capelli
È piuttosto complicato stabilire se tutte le ciocche di capelli attribuite a Edgar Allan Poe siano effettivamente appartenute a lui. Isaac Gewirtz, un responsabile della biblioteca pubblica di New York (che fin dal 1938 custodisce un’altra delle ciocche di Poe), sostiene che sia fin troppo semplice falsificare questo genere di reliquia: «puoi tagliare una ciocca di capelli e dire che apparteneva a quel tizio, e chi può dire di no?».

In linea teorica, secondo l’articolo di Atlas Obscura, sarebbe possibile effettuare test del DNA sui capelli: ma nel caso di quelli di Edgar Allan Poe è una possibilità altamente inverosimile, data l’età dei capelli e le elevate probabilità di contaminazione. Inoltre i capelli tagliati e non “strappati” – quindi privi della radice – non contengono il DNA nucleare, quello comunemente più usato per effettuare i test di identificazione di una persona. E ci sarebbe in ogni caso un ulteriore problema tecnico: dal momento che Poe non aveva figli, non ci sono discendenti diretti che possano fornire campioni comparativi di riferimento. Poi, ammesso che fosse possibile rispettare tutte queste condizioni (e non lo è), realisticamente nessuno dei proprietari dei capelli di Poe avrebbe interesse a sostenere le spese molto alte per questo genere di procedura.

A parte i capelli che circolano nelle collezioni private, complessivamente sono custodite ciocche di capelli di Edgar Allan Poe in almeno quattro biblioteche pubbliche nella costa orientale degli Stati Uniti, secondo calcoli riportati nell’articolo di Atlas Obscura: a conti fatti, son talmente tanti capelli che vien da chiedersi “quanti ne avesse ancora in testa Edgar Allan Poe al momento della sepoltura”. Di almeno una di queste ciocche – una delle due custodite nella biblioteca di manoscritti rari dell’Università dell’Indiana (la Lilly Library) – si ha prova indiretta ma relativamente solida che non provenga dalla veglia funebre: la ciocca fu ritrovata in una scatola di lettere originali di Poe indirizzate a una sua ex fidanzata, Sarah Helen Whitman, e datate novembre 1848 (quasi un anno prima della morte di Poe).