Come sta l’infermiere italiano malato di ebola

È ricoverato da due giorni all'Istituto Spallanzani di Roma dopo essere risultato positivo al virus, ed è stato sottoposto alle prime terapie

L'arrivo dell'infermiere di Emergency a Roma (ANSA - Aeronautica Militare)
L'arrivo dell'infermiere di Emergency a Roma (ANSA - Aeronautica Militare)

Un infermiere di Emergency, l’organizzazione non governativa (ONG) italiana, è ricoverato da mercoledì 13 maggio presso l’Istituto Spallanzani di Roma dopo essere risultato positivo ai test per rilevare la presenza del virus ebola. Ha febbre e disturbi gastrointestinali “importanti”, ma per ora è cosciente ed è stato sottoposto a una serie di terapie con farmaci sperimentali per tenere sotto controllo i sintomi.

L’infermiere aveva lavorato fino alla scorsa settimana presso il centro di cura dei malati di ebola di Emergency in Sierra Leone ed era rientrato in Sardegna l’8 maggio scorso. Nei giorni seguenti aveva seguito le indicazioni date da Emergency e dal ministero della Salute per tenere sotto controllo le sue condizioni in modo da rilevare per tempo un eventuale contagio. Nella serata di domenica 10 maggio ha avvertito i primi sintomi e si è messo in autoisolamento prima di essere trasferito presso l’ospedale di Sassari. Il 13 maggio è stato effettuato il suo trasferimento a Roma, presso l’Istituto Spallanzani, tramite un volo organizzato dall’Aeronautica Militare e in “alto biocontenimento”, cioè con sistemi per isolarlo dal resto del personale medico e dell’equipaggio in modo da evitare il contagio di altre persone.

L’infermiere di Emergency è il secondo italiano ad avere contratto il virus ebola mentre prestava servizio in Sierra Leone dopo Fabrizio Pulvirenti, medico della stessa ONG risultato positivo al virus alla fine di novembre del 2014. Dopo un lungo ricovero presso lo Spallanzani, fu annunciata la sua guarigione il 2 gennaio 2015.

Per motivi di privacy Emergency non ha diffuso ulteriori informazioni sull’infermiere, che dovrà probabilmente trascorrere diverse settimane allo Spallanzani per ricevere le terapie che servono per tenere sotto controllo il virus ed evitare che le sue condizioni di salute peggiorino. Non esiste un vaccino per evitare di ammalarsi di ebola, né una cura efficace con farmaci per ridurre al minimo gli effetti del virus. Di solito quando viene diagnosticata la malattia si viene ricoverati e messi in isolamento, per evitare il contagio di altre persone. Dopodiché vengono avviate terapie per ridurre il più possibile la febbre, mantenere idratati i pazienti e tenere sotto controllo il decorso della malattia. Chi guarisce lo deve principalmente al proprio sistema immunitario, che riesce a superare l’infezione e a rendere innocuo il virus, come avviene dopo qualche giorno per un’influenza. In sostanza, molto della guarigione dipende dalle condizioni di salute generali di ogni individuo, dall’età (più si è giovani meglio è) e da numerose altre variabili a livello genetico: come per le altre malattie virali.

L’epidemia di ebola in Africa occidentale ha causato la morte di almeno 11mila persone, soprattutto in Sierra Leone, Guinea e in Liberia, dove l’emergenza sanitaria è stata dichiarata finita a inizio maggio dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. L’epidemia sta recedendo anche negli altri paesi interessati dall’epidemia. Nel corso dell’ultima settimana in Sierra Leone e Guinea si sono registrati solamente nove nuovi casi di ebola, il numero più basso dall’inizio dell’anno.