Il primo editoriale del nuovo direttore del Corriere

Dice Luciano Fontana che «Non saremo mai gufi, ma nemmeno tifosi»

©Manuele Mangiarotti/Lapresse 
26-05-2007 Borgo La Bagnaia-Siena, Italia
Interni
Osservatorio Permanente Giovani Editori.Quinta edizione "Crescere tra le righe.Giovani, editori e istituzioni a confronto"
Nella foto: Luciano Fontana
©Manuele Mangiarotti/Lapresse 26-05-2007 Borgo La Bagnaia-Siena, Italia Interni Osservatorio Permanente Giovani Editori.Quinta edizione "Crescere tra le righe.Giovani, editori e istituzioni a confronto" Nella foto: Luciano Fontana

Il nuovo direttore del Corriere della Sera Luciano Fontana – che da pochi giorni ha preso il posto di Ferruccio De Bortoli – ha pubblicato giovedì il suo primo editoriale in prima pagina, una specie di dichiarazione di intenti sul futuro del quotidiano:

«C’ è un’immagine, l’abbiamo vista tutti, che vale più di ogni discorso sullo stato dell’Italia e sulle sue possibilità di uscire dalla crisi. È quella di tantissimi cittadini in tuta bianca che ripuliscono palazzi, vetrine e strade, che tentano di mettere riparo alle devastazioni degli estremisti anti Expo. È la fotografia di un Paese che non si arrende alla violenza e ai soprusi, che sa reagire con ammirevole senso civico. Non era scontato in una nazione troppe volte incline alla rassegnazione, che mortifica migliaia di giovani lasciandoli senza lavoro, che raramente riconosce il merito come criterio unico di selezione. Che ha una visione arretrata delle donne e della loro vita, dalla famiglia al lavoro. Che spende energie nel creare barriere quando potrebbe usare la stessa forza per abbatterle.

Quella foto voglio appenderla nel mio ufficio. Mi ricorderà sempre quale è il Paese che il Corriere della Sera vuole informare e rappresentare e quali sono i suoi valori.

I giornali, in tutto il mondo, vivono un periodo molto difficile. Qualcuno ne ha annunciato la morte in tempi brevi, ritenendo che sarebbero stati travolti dal flusso enorme di informazioni che si riversano nella Rete. I nostri lettori sanno che le cose non stanno così. Vanno ogni mattina in edicola ad acquistare la loro copia stampata, aprono il giornale sul tablet, ci leggono sul computer e sugli smartphone, acquistano i libri (su carta e digitale) prodotti dai nostri giornalisti, partecipano ai nostri eventi. Forse mai questa comunità è stata così numerosa e così vicina a quel «giornale-istituzione» che è il Corriere della Sera»

(Continua a leggere sulla rassegna stampa dell’Istituto Treccani)