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  • Lunedì 4 maggio 2015

In Israele Lieberman ha mollato Netanyahu

Lo storico alleato del primo ministro uscente non farà parte del nuovo governo, cosa che complica molto le cose e potrebbe portare a una grande coalizione

Israeli Foreign Minister Avigdor Lieberman gestures during a press conference at the Knesset in Jerusalem on May 4, 2015, announcing his Yisrael Beitenu party would not be joining the coalition government being formed by Prime Minister Benjamin Netanyahu. The surprise announcement came just two days before a deadline for Netanyahu to present his new government, which he had hoped would be a rightwing religious lineup with a majority of 67 of the parliament's 120 seats. AFP PHOTO / GALI TIBBON (Photo credit should read GALI TIBBON/AFP/Getty Images)
Israeli Foreign Minister Avigdor Lieberman gestures during a press conference at the Knesset in Jerusalem on May 4, 2015, announcing his Yisrael Beitenu party would not be joining the coalition government being formed by Prime Minister Benjamin Netanyahu. The surprise announcement came just two days before a deadline for Netanyahu to present his new government, which he had hoped would be a rightwing religious lineup with a majority of 67 of the parliament's 120 seats. AFP PHOTO / GALI TIBBON (Photo credit should read GALI TIBBON/AFP/Getty Images)

Avigdor Lieberman, 56enne politico israeliano attuale ministro degli Esteri e capo del partito nazionalista di destra Yisra’el Beiteinu, ha detto che il suo partito non farà parte della prossima maggioranza di governo e che lui stesso si dimetterà dalla carica di ministro. Lieberman e Yisra’el Beiteinu sono da anni alleati di Benjamin Netanyahu, capo del partito di centrodestra Likud e primo ministro uscente, ma negli ultimi tempi hanno accusato il suo governo – in sostanza – di non essere sufficientemente di destra.

ll Likud ha vinto le ultime elezioni politiche tenute il 17 marzo, ottenendo una maggioranza relativa, ma Netanyahu sta ancora cercando di formare una coalizione che possa avere la maggioranza assoluta in Parlamento: Netanyahu ha già stretto un’alleanza con un piccolo partito sostenuto da ebrei ultraortodossi e coi liberali di Kulanu e cercherà probabilmente di fare accordi con altri due partiti di destra, Shomrei Sfarad e HaBayit HaYehudi: ma senza Beiteinu, anche contando le future potenziali alleanze, la nuova maggioranza potrebbe ottenere un massimo di 61 seggi allo Knesset, il parlamento israeliano, che ne ha 120. Netanyahu ha tempo fino alle 20 di mercoledì 6 maggio per informare il presidente Reuven Rivlin di essere in grado di formare un governo: nel caso non dovesse riuscirci Rivlin darà il compito a un altro leader politico o dovrà indire nuove elezioni. Un’altra opzione sarebbe chiedere all’Unione Sionista – la coalizione fra i due principali partiti di sinistra – di formare un governo di grande coalizione, ma finora sia il Likud sia l’Unione Sionista hanno negato che esista questa possibilità.

Durante la conferenza stampa in cui ha annunciato le sue dimissioni, Lieberman ha detto che il nuovo governo sarà «espressione dell’opportunismo» e che Netanyahu non è veramente interessato a sconfiggere Hamas – il movimento ad ispirazione islamica che controlla la Striscia di Gaza – né ad ampliare le colonie israeliane in Cisgiordania. Durante la conferenza stampa Lieberman si è anche lamentato del fatto che la proposta di legge che prevede che lo stato di Israele diventi proprietà esclusiva degli ebrei non sia stato appoggiato a sufficienza dal governo in carica. La proposta di legge – che contiene anche diverse proposte secondarie molto nazionaliste, come rendere l’ebraico l’unica lingua ufficiale del paese – è stata molto criticata dai partiti di sinistra, e finora non è mai stata una priorità del governo Netanyahu. Al contempo però Lieberman si è anche lamentato del fatto che il Likud abbia stretto un accordo elettorale con Yahadut HaTora HaMeuhedet, una coalizione fra due partiti votati da ebrei ultraortodossi (Yisra’el Beiteinu si definisce un partito laico).

Yisra’el Beiteinu ha ottenuto il 5,11 per cento alle ultime elezioni, ottenendo 6 seggi, 7 in meno della precedente legislatura. È votato perlopiù da migranti dell’ex Unione Sovietica – lo stesso Lieberman da anni è criticato per la sua pubblica ammirazione nei confronti del presidente della Russia Vladimir Putin – ed è noto per avere posizioni molto di destra sulla sicurezza e le politiche interne di Israele.

Mitchell Barak, un analista politico di Gerusalemme contattato dal New York Times, ha detto che Netayanhu «non può davvero formare una maggioranza di soli 61 seggi, è quasi impossibile governare in quel modo. Il migliore scenario possibile è che imbarchi nella coalizione l’Unione Sionista, cosa che credo lui voglia fare non solo perché governerebbe meglio, ma anche perché riguardo la questione palestinese potrebbe presentarsi meglio davanti alla comunità nazionale se nella propria coalizione avesse partiti di centro e centrosinistra».

foto: GALI TIBBON/AFP/Getty Images