La crisi europea gira attorno all’Italia, non alla Grecia, dice il Wall Street Journal

E per capire se qualcosa sta davvero cambiando bisogna tenere d'occhio cosa accadrà il 13 maggio

(L-R) Martin Schulz , the president of the European Parliament , Italian Prime Minister Matteo Renzi arrive for the family pictures during the European Summit of Heads of States and governments at the EU Council headquarters in Brussels, Belgium on 12.02.2015 The EU summit started two hours later than planned, after two of its participants - German Chancellor Angela Merkel and French President Francois Hollande - spent all night negotiating a Ukraine truce deal in Minsk. The European Union leaders are meeting to discuss Greece's economic crisis, EU counterterrorism efforts and the situation in Ukraine. by Wiktor Dabkowski Photo by: Wiktor Dabkowski/picture-alliance/dpa/AP Images
(L-R) Martin Schulz , the president of the European Parliament , Italian Prime Minister Matteo Renzi arrive for the family pictures during the European Summit of Heads of States and governments at the EU Council headquarters in Brussels, Belgium on 12.02.2015 The EU summit started two hours later than planned, after two of its participants - German Chancellor Angela Merkel and French President Francois Hollande - spent all night negotiating a Ukraine truce deal in Minsk. The European Union leaders are meeting to discuss Greece's economic crisis, EU counterterrorism efforts and the situation in Ukraine. by Wiktor Dabkowski Photo by: Wiktor Dabkowski/picture-alliance/dpa/AP Images

Riprendendo una tesi che ha solidi argomenti e che di recente è stata rilanciata anche dal Washington Post, un articolo del Wall Street Journal ha scritto ieri che il cuore della crisi europea non è la Grecia bensì l’Italia. “Forse la Grecia è il canarino nella miniera di carbone dell’eurozona. Ma l’Italia è l’elefante nella stanza”.

Il problema dell’Italia è che la crisi della sua economia precede la crisi globale. “Negli anni Ottanta”, scrive il Wall Street Journal, “la crescita annuale del PIL era del 2,1 per cento circa. È diventata l’1,4 per cento negli anni Novanta, lo 0,6 per cento nel primo decennio del nuovo secolo ed è in media -0,5 per cento ogni anno dal 2010”. Se la crisi della Grecia ha il problema di essere particolarmente acuta, e quindi di generare a momenti la plausibilità di ipotesi estreme come una nuova bancarotta o l’uscita dell’euro, quella italiana ha il problema di essere un fenomeno cronico: ed è un fenomeno cronico che riguarda la terza più grande economia dell’eurozona.

Il Wall Street Journal scrive che una serie di congiunture favorevoli – su tutte il quantitative easing della BCE, l’euro più debole e il calo del prezzo del petrolio – possono aiutare l’Italia a invertire questa tendenza, e una serie di indicatori positivi fanno ben sperare per il futuro. A questi si sono aggiunte le riforme del governo Renzi. “Gli sforzi del governo per migliorare il mercato del lavoro meritano fiducia: uno dei più grandi ostacoli alla crescita economica in questi anni è stata una cultura che frena l’espansione delle aziende e che iper-protegge i lavoratori a danno di chi cerca lavoro”. I dati però sono ancora negativi, perché la produzione industriale a gennaio è scesa e a febbraio è cresciuta ancora la disoccupazione.

Il punto, secondo il Wall Street Journal, è che il momento in cui deve avvenire la svolta è questo. La congiuntura favorevole, la ripresa dell’eurozona, qualche buona riforma: “se l’Italia non riesce a crescere adesso, allora quando?”. Per questo, conclude l’articolo, la data importante da tenere d’occhio è quella del prossimo 13 maggio, quando l’ISTAT diffonderà i nuovi dati sulla crescita trimestrale del PIL. “Il 13 maggio l’Italia dovrà uscire ufficialmente dalla sua triennale recessione. Se non succederà, aspettatevi di sentire nuove domande riguardo l’euro e i problemi che provoca ai paesi che lo hanno adottato”.

foto: Matteo Renzi con Martin Schulz, presidente del Parlamento Europeo. (Wiktor Dabkowski/picture-alliance/dpa/AP Images)