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  • Martedì 24 marzo 2015

Come funziona l’ISIS su Twitter

Lo spiega un’analisi americana – descritta su Repubblica da Fabio Chiusi – per cui il grosso è fatto da 79 persone

(TAUSEEF MUSTAFA/AFP/Getty Images)
(TAUSEEF MUSTAFA/AFP/Getty Images)

Sì è parlato molto negli ultimi mesi dei meccanismi di propaganda dell’ISIS e, nello specifico, della sua intensa presenza su Twitter. Il ricercatore della Brookings Institution J. M. Berger e il data scientist Jonathan Morgan hanno pubblicato lo studio The Isis Twitter Census, che analizza e descrive in 63 pagine “la comunità dei supporter dell’ISIS su Twitter” provando a rispondere a domande come: chi sono i followers dell’ISIS? Dove abitano? Quali tecniche e quali “trucchi” usa l’ISIS per diffondere i suoi messaggi sul web? Cosa si può fare per contrastarlo? La risposta degli autori è che sospendere e bloccare i loro account è giusto e utile, ma ancora più importante è capire e combattere la “struttura profonda e spesso segreta” della propaganda dell’ISIS su Twitter. Lo studio, che ha seguito per due mesi – dal settembre al dicembre 2014 – oltre 46mila profili Twitter in un qualche modo associati all’ISIS o a dei suoi seguaci, è stato raccontato da Fabio Chiusi su Repubblica:

Oltre 133 mila tweet da 46 mila profili, di cui oltre 1.500 condividono più di 50 contenuti pro-jihad, con picchi fino a tre volte superiori. È questa la potenza di fuoco quotidiana, almeno fino a dicembre 2014, dello Stato Islamico su Twitter, di cui molto si è scritto, ma mai in modo rigoroso e sistematico come in questo lavoro realizzato da J. M. Berger, ricercatore della Brookings Institution, insieme al data scientist Jonathan Morgan. I risultati vengono dal campione che anima le 63 pagine del loro The Isis Twitter Census , uno studio in grado di restituire una inedita demografia dei supporter del Califfato di Al Baghdadi sul social network. Le pagine descrivono il jihadista tipo: sette tweet al giorno, in tre quarti dei casi in arabo (e in uno su cinque in inglese), che raggiungono in media 1004 follower.

Dall’analisi di Berger e Morgan si scopre per esempio che «buona parte del successo dell’Is sui social media può essere attribuito a un gruppo relativamente ristretto di utenti iperattivi, tra i 500 e i 2000 profili, che twitta in raffiche concentrate ad alto volume ». Sono i cosiddetti mujtahidun : sono le loro eruzioni rapide e violente di tweet a renderne virali le battaglie, spesso non facendo che riproporre materiale pubblicato da account con meno follower. Ma costituiscono lo zoccolo duro del Califfato su Twitter: sarebbero appena 79, ciascuno dotato di diversi profili, così da far fronte alle sospensioni imposte dai gestori della piattaforma.

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