Ora Netanyahu è indietro nei sondaggi
Fino a poco tempo fa il primo ministro israeliano era dato da tutti come grande favorito alle elezioni anticipate del 17 marzo: il laburista Yitzhak Herzog sembra però averlo superato
Due nuovi sondaggi sulle prossime elezioni parlamentari in Israele – che si terranno il 17 marzo, in anticipo rispetto alla scadenza naturale della legislatura – danno il leader dell’opposizione, il laburista Yitzhak Herzog, avanti rispetto al primo ministro conservatore Benjamin Netanyahu. Fino a poco fa Netanyahu, primo ministro israeliano dal marzo 2009, era dato ampiamente favorito: di recente però il suo partito Likud è stato molto criticato e sembra aver perso diversi consensi. Inoltre dal dicembre del 2014 il Partito Laburista di Herzog è alleato con un’altra forza politica di centro-sinistra, Hatnuah (“il movimento”), guidato da Tzipi Livni, ex ministro degli Esteri e della Giustizia: i due partiti hanno formato una coalizione chiamata “Unione Sionista”.
Peter Beaumont, giornalista del Guardian, ha scritto che quello che sta proponendo Herzog è una specie di “nazionalismo” che fa leva sia sull’emotività che sulla semplicità del suo messaggio. Herzog ha detto di essere aperto a negoziare con i palestinesi sulla cosiddetta soluzione dei “due stati” e di voler risolvere la complicata situazione dell’economia israeliana. In un’intervista data al giornalista di Haaretz Ari Shavit, Herzog ha detto: «Sono un socialdemocratico che vuole sia il libero mercato sia la presenza dello stato. Sono un pragmatico che cerca di agire correttamente. Provo a portare queste contraddizioni dentro un sistema armonico e unito».
Beaumont ha scritto che «negli ultimi giorni di campagna elettorale c’è un nuovo senso di ottimismo tra i sostenitori e i parlamentari di Unione Sionista». Il parlamentare laburista Erel Margalit ha detto: «Negli ultimi giorni sono diventato sempre più ottimista. Sento che il momento è buono, che le cose stanno per cambiare. Le persone vogliono una leadership che basi il suo operato non solo sulla paura». Margalit ha detto che secondo alcuni retroscena che stanno circolando negli ambienti politici israeliani, Netanyahu è persino più indietro rispetto a Herzog di quanto dicono i sondaggi.
Sul quotidiano israeliano Haaretz, considerato di centrosinistra, il giornalista Barak Ravid ha messo in fila i grandi temi di politica interna ed estera che Netanyahu non è stato in grado di risolvere durante il suo secondo mandato da primo ministro, cominciato nel 2009. Ravid cita la crisi dei rapporti bilaterali con gli Stati Uniti – evidente per esempio durante il discorso che Netanyahu ha tenuto al Congresso americano il 3 marzo – e poi il problema dell’accordo sul nucleare iraniano, il peggioramento della situazione palestinese e di quella sugli insediamenti. Ravid scrive anche:
«Negli ultimi sei anni ci sono state molte crisi, guerre, iniziative di pace e anche cambiamenti storici nel mondo in generale, e nel Medio Oriente in particolare. Nonostante questo, molte delle questioni su cui nel 2009 Netanyahu avrebbe dovuto sviluppare una strategia rimangono irrisolte ancora oggi, nel 2015, con una grande differenza: è diventato più difficile e complicato venirne a capo»
I risultati dei due sondaggi sono piuttosto complicati da leggere, considerato che i parlamentari israeliani sono eletti con un sistema elettorale strettamente proporzionale in una singola circoscrizione che comprende tutto il paese. Nonostante i sondaggi diano avanti Herzog, sembra infatti che Netanyahu abbia comunque più possibilità di formare una coalizione che abbia la maggioranza assoluta in Parlamento e che sia in grado di governare (Netanyahu si può alleare potenzialmente con sei partiti Herzog, con cinque). Molto dipenderà anche da quanti voti prenderanno i partiti minori: per esempio Meretz, il partito di sinistra noto per essere favorevole al dialogo con i palestinesi e per la difesa dei diritti civili laici, rischia di non riuscire a ottenere i voti sufficienti per entrare in Parlamento: in quel caso i laburisti potrebbero perdere un potenziale alleato.
Se i numeri dei sondaggi dovessero essere confermati, scrive Beaumont sul Guardian, il presidente israeliano Reuven Rivlin potrebbe insistere affinché si crei un governo di unità nazionale che includa sia il Likud che Unione Sionista.
nella foto: un grosso cartello pubblicitario che mostra il primo ministro Benjamin Netanyahu Prime Minister and Likud e il leader dell’opposizione Isaac Herzog a Tel Aviv (GIL COHEN MAGEN/AFP/Getty Images)