Angela Merkel risolve tutto?
Cosa si dice in giro della cancelliera tedesca che negli ultimi dieci giorni si è occupata dei problemi più difficili e complicati in Europa: dal debito greco alla crisi in Ucraina
Le ultime due sono state settimane piuttosto intense per la cancelliera tedesca Angela Merkel. Giovedì scorso, Merkel ha trascorso circa 16 ore a Minsk, in Bielorussia, insieme al presidente francese François Hollande a trattare con il presidente russo Vladimir Putin una possibile tregua tra esercito ucraino e ribelli filo-russi in Ucraina orientale. Trovato l’accordo – un accordo molto precario per la verità – Merkel è andata a Bruxelles, in Belgio, dove la attendevano alcuni colloqui per risolvere la crisi del debito greco. «Non mi sento stanca», ha detto subito dopo aver concluso i lunghi negoziati con i russi. «La settimana non è ancora finita e domani si lavoro di nuovo».
Il quotidiano conservatore tedesco Die Welt ha definito le attività di Merkel nelle ultime due settimane «un’incredibile maratona». Al di là delle note di colore – lo staff della cancelliera ha detto che, senza ricorrere allo yoga o altre attività simili, Merkel riesce a lavorare dormendo pochissimo – è un dato di fatto che nelle ultime settimane i colloqui relativi a tutte le principali e complicate questioni politiche dell’Europa hanno coinvolto Merkel. La cancelliera è anche riuscita quasi sempre a raggiungere i risultati che desiderava. Il nuovo primo ministro greco, Alexis Tsipras, è uscito sostanzialmente sconfitto dai colloqui di questa settimana sul debito greco. Sul fronte ucraino, Merkel è riuscita a bloccare la mossa americana di vendere armi all’Ucraina e ha ottenuto che i presidente di Ucraina e Russia si mettessero d’accordo su una tregua.
Secondo l’agenzia di stampa Reuters, l’attività di Merkel in questi giorni ha ottenuto il riconoscimento «anche dei suoi critici più severi», come ad esempio Gregor Gysi, leader della sinistra tedesca. In generale la stampa tedesca ha elogiato molto Merkel. Bild ha titolato «L’Europa parla Merkel», mentre il giornale austriaco Die Presse ha scritto che «senza Merkel non funziona nulla in Europa». I risultati ottenuti da Merkel, concorda quasi tutta la stampa internazionale, sono stati positivi, almeno per gli interessi tedeschi.
La settimana dei colloqui con la Russia si era aperta con l’ipotesi che gli Stati Uniti iniziassero a fornire armi al governo ucraino, una soluzione molto poco ben vista dalla Germania. Il governo tedesco sta infatti cercando da mesi di ridurre la tensione in Ucraina e di normalizzare i rapporti tra il presidente ucraino Poroshenko e il presidente russo Putin (anche perché la Germania è uno dei paesi europei ad avere le relazioni economiche più strette con la Russia). L’iniziativa diplomatica di Merkel – che ha percorso migliaia di chilometri tra Berlino, Kiev, Mosca e Minsk – è riuscita a prevenire la mossa americana e favorire una tregua, che almeno fino ad oggi sembra reggere, anche con molte difficoltà.
Merkel ha ottenuto un successo simile anche nelle trattative con la Grecia (ma qui i suoi meriti personali sono stati probabilmente molto inferiori). La Grecia di Alexis Tsipras aveva rifiutato gli aiuti economici della Troika e aveva detto che non avrebbe implementato il piano di riforme che gli era stato proposto. Nei colloqui con i ministri delle Finanze dell’eurozona, Tsipras ha chiesto un prestito ponte, necessario per finanziare il suo governo fino a che non si fosse riusciti a risolvere in modo definitivo la questione del debito greco. Durante i colloqui, la Grecia non ha ottenuto alcun prestito ponte, ma un nuovo round di aiuti a cui dovranno essere abbinate delle riforme che la Grecia dovrà presentare entro lunedì e che saranno poi valutate dai ministri delle Finanze dell’eurozona.
Il fatto che Merkel sembri guidare tutti i principali negoziati del momento ha anche parecchi rischi. Ne ha scritto sul Washington Post la giornalista premio Pulitzer Anne Applebaum. Secondo Applebaum, a partire dal 2009 il potere della Germania in Europa è aumentato moltissimo, più per la debolezza degli altri grandi stati europei che per meriti tedeschi. I modi piuttosto modesti della cancelliera e forse anche il fatto che è una donna, scrive Applebaum, hanno reso in qualche maniera più tollerabile la concentrazione di potere che oggi è nelle sue mani. Questo non toglie che fino a pochi anni fa era semplicemente impensabile che la Germania potesse negoziare in maniera diretta con la Russia e per di più portare a casa dei risultati (per quanto incerti e parziali al momento).
Il rischio della situazione attuale, ha scritto Applebaum, è che l’intera Europa e le sue istituzioni vengano percepite come una diretta emanazione della Germania. E in parte è già così: la sfiducia diffusa in Europa nei confronti delle istituzioni europee – come la Commissione e la Banca Centrale – è in parte dovuta al fatto che molti le vedono come burattini nelle mani della Germania. Se l’accordo con la Grecia dovesse fallire e il paese fosse costretto a uscire dall’euro, difficilmente il biasimo ricadrebbe soltanto su Merkel e sui tedeschi, ma con ogni probabilità coinvolgerebbe tutta la costruzione europea. Qualcosa di simile potrebbe accadere anche con la crisi in Ucraina. Merkel ha impegnato moltissime energie e speso una grossa quantità di capitale politico per raggiungere una tregua a Minsk. Se gli accordi non dovessero durare, come sono falliti quelli raggiunti a Minsk lo scorso settembre, la colpa verrebbe data in parte anche a Merkel e al suo governo.