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  • Venerdì 13 febbraio 2015

Un accordo sulla Grecia sembra più vicino

Rispetto al pessimismo che circolava ieri, dopo il Consiglio Europeo tira un'aria più ottimista e tranquilla e il 16 febbraio si dovrebbe chiudere: cosa c'è in ballo?

Greek Prime Minister Alexis Tsipras (C) speaks with fellow delegates during a family photo at an European Council leaders summit in Brussels on February 12, 2015. AFP PHOTO / EMMANUEL DUNAND (Photo credit should read EMMANUEL DUNAND/AFP/Getty Images)
Greek Prime Minister Alexis Tsipras (C) speaks with fellow delegates during a family photo at an European Council leaders summit in Brussels on February 12, 2015. AFP PHOTO / EMMANUEL DUNAND (Photo credit should read EMMANUEL DUNAND/AFP/Getty Images)

Rispetto a qualche giorno fa, le testate giornalistiche europee oggi hanno titoli e resoconti più ottimisti sulla possibilità che si raggiunga un accordo tra la Grecia e gli altri 18 ministri dell’Economia dei paesi della zona euro, dopo che l’incontro dell’Eurogruppo a Bruxelles di mercoledì 11 febbraio era stato definito «un fallimento». Giovedì, sempre a Bruxelles, i capi di Stato e di governo (compresi Alexis Tsipras e Angela Merkel) si sono riuniti per il Consiglio europeo, a margine del quale c’è stato un incontro tra il primo ministro della Grecia e il presidente dell’Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem.

Finita la riunione, Dijsselbloem ha detto: «Sono fiducioso che otterremo un risultato per quanto riguarda la parte tecnica di questo processo, perché penso che sia solo questione di confrontare le diverse misure e il contenuto dei programmi». E Tsipras, invece: «Se c’è un accordo tecnico, vuol dire che c’è anche un accordo politico. Tutte le discussioni e i progressi di oggi indicano una disposizione per un accordo politico. È stato dimostrato che nessuno vuole creare le condizioni per una rottura». Anche il presidente del Parlamento europeo Martin Shultz e la cancelliera Angela Merkel, finora la più intransigente nei confronti della crisi finanziaria della Grecia, hanno detto cose rassicuranti. «L’Europa si è sempre distinta per la sua capacità di raggiungere accordi», ha detto Merkel arrivando a Bruxelles.

Mercoledì era stata comunque abbandonata l’idea di fare una dichiarazione congiunta sulla discussione avvenuta all’Eurogruppo. Diversi giornali, citando fonti europee che hanno preso parte ai colloqui, parlano della bozza di accordo che è stata discussa spiegando che il testo era «abbastanza soddisfacente per i greci»: evitava di menzionare direttamente la Troika (Banca centrale, Commissione Europea e Fondo Monetario Internazionale) ma parlava genericamente di «istituzioni», così come chiesto più volte da Tsipras. Soprattutto faceva riferimento all’estensione del pacchetto di aiuti che scade in teoria il prossimo 28 febbraio, «tenendo però conto dei nuovi progetti del governo greco». Questo per guadagnare tempo e spazio per negoziare nei prossimi giorni o settimane un elenco di riforme da attuare nel paese sapendo che la volontà di Tsipras (ribadita anche ieri al termine del Consiglio europeo) è mettere fine alla cosiddetta «politica dell’austerità».

A questa prima bozza, il ministro delle Finanze Yanis Varoufakis aveva dato un parere in generale positivo, ma dopo una lunga telefonata con il primo ministro Alexis Tsipras aveva invece deciso di non firmare. Secondo Tsipras, l’unico oggetto dei colloqui tecnici in corso e della prossima riunione dell’Eurogruppo non dovrebbe essere l’«estensione» del programma di aiuti ma una «transizione» tra il programma attualmente in corso, il memorandum che scade il 28 febbraio, e il «nuovo programma del governo greco» che prevede di accettare il 70 per cento delle riforme richieste al governo greco dalla Troika ma non il restante 30 per cento. E a questo sembrerebbero essere disposti anche i rappresentanti degli altri paesi della zona euro, Germania compresa, a fronte però di una serie di garanzie.

Fra i maggiori critici di un nuovo accordo con la Grecia ci sono il primo mini­stro fin­lan­dese, Alex Stubb, che ad aprile deve affrontare le ele­zioni e che pensa la Gre­cia «debba rispet­tare gli impe­gni» altrimenti sarebbe «un’ingiustizia per paesi come l’Irlanda, la Spa­gna o il Por­to­gallo, che hanno fatto molti sforzi in cam­bio degli aiuti» e il primo ministro conservatore spagnolo Mariano Rajoy, che teme una vittoria di Pode­mos in Spagna e che durante le elezioni greche ha dato il suo esplicito sostegno al rivale di Tsipras, Antonis Samaras. I giornali spagnoli raccontano che Rajoy ha mantenuto un atteggiamento poco conciliante nei confronti del primo ministro greco per tutta la durata della riunione del Consiglio europeo. Riportano che non c’è stato alcun saluto tra i due e che Tsipras, nella conferenza stampa finale, ha fatto riferimento a Rajoy dicendo: «È nervoso. Ho avuto l’opportunità di spiegargli che non dovrebbe portare in Europa i suoi problemi interni. Questo è l’approccio sbagliato. I problemi interni dovrebbero essere risolti in Spagna attraverso politiche accettate dai cittadini spagnoli».

Oggi i tecnici greci e i rappresentanti dei creditori di Atene si riuniranno per cercare una base comune tra l’attuale memorandum e le proposte della Grecia. L’obiettivo finale dei negoziati, sia politici che economico-finanziari, sarà trovare un accordo per il prossimo lunedì 16 febbraio, quando a Bruxelles si svolgerà una nuova riunione dell’Eurogruppo che dovrebbe essere decisiva. Ieri è stata data anche una seconda notizia positiva in vista di un compromesso: la Banca Centrale Europea avrebbe deciso di aumentare di 5 miliardi i fondi a disposizione delle banche greche nel quadro del programma di aiuti di emergenza dell’ELA (Emergency Liquidity Assistance). L’ELA per le banche greche passerebbe così da 60 a 65 miliardi e questo significa anche maggiori possibilità di procurarsi la liquidità di cui hanno bisogno.