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  • Martedì 3 febbraio 2015

La Croazia ha cancellato i debiti dei più poveri

Circa 60 mila cittadini in difficoltà non dovranno pagare bollette e prestiti: secondo alcuni è un progetto interessante, secondo altri una strategia elettorale del governo

Villager in the flea market of fruit and vegetable next to the Palace of Diocletian in Split, Dalmatia, Croatia. (Photo by Cristina Arias/Cover/Getty Images)
Villager in the flea market of fruit and vegetable next to the Palace of Diocletian in Split, Dalmatia, Croatia. (Photo by Cristina Arias/Cover/Getty Images)

Il governo della Croazia ha cominciato a mettere in pratica una misura definita da diversi quotidiani internazionali “interessante” e “inusuale“: la cancellazione dei debiti delle persone più povere del paese. La decisione era stata votata lo scorso 15 gennaio ed è entrata in vigore ieri, lunedì 2 febbraio. Si basa sostanzialmente su un accordo con le grandi banche locali, i distributori di energia elettrica e gas, diversi comuni e enti locali, che rinunceranno ai rimborsi che erano loro dovuti assorbendo autonomamente le perdite. La loro adesione è stata volontaria, su “incoraggiamento” del governo che spera che a lungo termine l’operazione serva per rilanciare l’economia. Il vice primo ministro Milanka Opacic ha parlato di un «nuovo inizio» e Zoran Milanović ha detto: «Si tratta della prima volta che un governo prova a risolvere questo difficile problema e ne siamo orgogliosi».

La cancellazione dei debiti riguarderà circa l’1,4 per cento della popolazione, 60 mila persone su 4,2 milioni di cittadini. Potranno beneficiare del piano coloro che rientrano in certi parametri: i cittadini i cui debiti non superano i 4.500 euro (35 mila kune), i cui conti in banca sono stati congelati per più di un anno e che non possiedono particolari beni. Il reddito mensile dell’intero nucleo familiare dovrà essere inferiore ai 330 euro e quello di ogni singolo componente non dovrà superare i 162 euro mensili. Il costo totale è stato calcolato in circa 40 milioni di euro.

In Croazia (che fa parte dell’UE dal luglio del 2013 ma non della zona euro), il salario mensile medio è di 737 euro, la disoccupazione riguarda il 19,2 per cento della popolazione e l’economia è in recessione da sei anni. I più critici sostengono che il provvedimento sulla cancellazione dei debiti non risolverà la complicata situazione finanziaria e sociale del paese, poiché riguarda una parte minima della popolazione: sono ad esempio 317 mila i cittadini croati i cui conti bancari sono stati bloccati dallo scorso luglio, cioè circa il 7,2 per cento della popolazione. Le banche potrebbero anche decidere, per reazione, di aumentare i loro tassi di interesse e questo a danno della maggior parte della popolazione.

C’è poi chi, come il Financial Times, interpreta la misura sul debito come una strategia in vista delle elezioni politiche che si svolgeranno entro la fine del 2015. «Questo è un classico caso di populismo in vista delle elezioni parlamentari» ha detto Timothy Ash, economista della banca londinese Standard Bank, citato dal Financial Times. Zoran Milanović, il primo ministro a capo di una coalizione di centrosinistra, ha approvato il provvedimento subito dopo che il candidato scelto del suo partito, Ivo Josipović, ha perso alle elezioni presidenziali. Secondo un sondaggio condotto dall’Ipsos e pubblicato lo scorso dicembre, gli indici di gradimento del partito di Milanović sono calati dell’8 per cento a vantaggio del partito di centrodestra Hrvatska demokratska zajednica (“Unione Democratica Croata”) che è riuscito ad eleggere la nuova presidente, Kolinda Grabar-Kitarović, prima donna a ricoprire questo incarico.

Oltre alla cancellazione dei debiti, il governo sta prendendo in considerazione anche altre misure per aiutare i cittadini colpiti dalla crisi. La scorsa settimana il primo ministro ha annunciato di voler fissare un tasso di cambio tra franco svizzero (molto utilizzato dai finanziatori) e la kuna per evitare che, dopo la decisione della Banca nazionale svizzera di abbandonare la soglia minima nel tasso di cambio con l’euro, le rate dei mutui in franchi diventassero troppo onerose per i cittadini croati.