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  • Giovedì 22 gennaio 2015

In Yemen si sono dimessi tutti

Il presidente e i membri del governo hanno rinunciato al loro incarico, Sana'a' è controllata dai ribelli e il sud si è proclamato indipendente sulla televisione di al Jazeera

A Shiite Huthi militiaman sits near a tank confiscated from the army in the area around the presidential palace in the capital Sanaa, on January 22, 2015. Shiite militiamen maintained a tight grip on Yemen's capital today with fighters deployed around the presidential palace despite a deal to end what authorities termed a coup attempt. President Abdrabuh Mansur Hadi's abducted chief of staff remained in the hands of the Huthi militia, which seized control of most of Sanaa in September after sweeping south from its stronghold in the northern highlands. AFP PHOTO / MOHAMMED HUWAIS (Photo credit should read MOHAMMED HUWAIS/AFP/Getty Images)
A Shiite Huthi militiaman sits near a tank confiscated from the army in the area around the presidential palace in the capital Sanaa, on January 22, 2015. Shiite militiamen maintained a tight grip on Yemen's capital today with fighters deployed around the presidential palace despite a deal to end what authorities termed a coup attempt. President Abdrabuh Mansur Hadi's abducted chief of staff remained in the hands of the Huthi militia, which seized control of most of Sanaa in September after sweeping south from its stronghold in the northern highlands. AFP PHOTO / MOHAMMED HUWAIS (Photo credit should read MOHAMMED HUWAIS/AFP/Getty Images)

Negli ultimi due giorni in Yemen è successo un po’ di tutto. Mentre sono andati avanti gli scontri per le strade della capitale San’a’ tra esercito yemenita e ribelli, il governo si è dimesso in blocco e poco dopo anche il presidente Abed Rabbo Monsour Hadi ha presentato le dimissioni al parlamento. Ora la situazione è molto confusa. Lo Yemen si ritrova senza una leadership legittimata: San’a’ è controllata dai ribelli houthi (che sono sciiti e appoggiati dall’Iran), nel sud ci sono i secessionisti che spingono per staccarsi dal governo centrale e nel sud-est c’è al Qaida nella penisola arabica, che potrebbe approfittare della mancanza di uno stato per rafforzarsi ed espandere la sua influenza.

In serata è arrivata la notizia che il parlamento non ha accettato le dimissioni di Hadi. La situazione per ora comunque non cambia: Hadi si trova da due giorni agli arresti domiciliari, visto che i ribelli houthi hanno circondato la sua residenza privata impedendogli di uscire. Hadi è un solido alleato degli Stati Uniti nella lotta contro al Qaida nella penisola arabica, la divisione di al Qaida che opera in Yemen e che ha rivendicato l’attentato terroristico a Parigi del 7 gennaio contro la sede del settimanale satirico francese Charlie Hebdo.

Le cose sono peggiorate molto rapidamente da mercoledì sera, quando i ribelli houthi e il presidente Hadi hanno trovato un accordo sulla nuova Costituzione. L’accordo, hanno scritto diversi siti di news, prevede parecchie concessioni ai ribelli in cambio del loro ritiro dal palazzo presidenziale e da diversi altri punti strategici di Sana’a’. Nelle ore successive, i ribelli non hanno però rispettato l’accordo, costringendo il governo e il presidente a dimettersi. In una nota diffusa nella serata di giovedì, il primo ministro yemenita Khaled Bahah ha spiegato di essersi dimesso per “evitare di far parte di quello che sta succedendo e succederà in futuro”.

 

Nel frattempo i ribelli hanno continuato a combattere nella provincia di Marib, nello Yemen centrale, dove si trovano le principali riserve di gas e petrolio del paese. Lo Yemen esporta una quantità di risorse energetiche molto ridotta rispetto ai più ricchi stati del Golfo Persico: essendo comunque un paese molto povero – il più povero del mondo arabo – i profitti legati al commercio del petrolio vengono considerati molto importanti per il budget nazionale. La crisi più grave sembra però che si stia verificando nel sud del paese: il leader dei secessionisti, Nasser al Nouba, ha detto alla televisione di al Jazeera che il sud si è proclamato indipendente (poco prima aveva provato a fare lo stesso annuncio ad al Arabiya, ma era stato interrotto). Non è chiaro al momento quali conseguenze questa dichiarazione potrà avere sul futuro del paese.