Cosa sappiamo del terrorismo in Italia
Il ministro degli Interni Alfano ha detto che 9 persone sono state espulse da dicembre ad oggi e che gli sbarchi dei migranti non c'entrano nulla col terrorismo
Domenica 18 gennaio il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, ha tenuto una conferenza stampa per parlare dei rischi legati al terrorismo in Italia e delle misure che sono state prese dal governo e dalle forze dell’ordine fino ad oggi. Tra le altre cose, Alfano ha detto che nove persone sono state espulse dalla fine di dicembre per sospetti legami con gruppi estremisti e che non esiste alcuna prova di infiltrazioni terroristiche tra gli immigrati che arrivano in Italia via mare.
Le espulsioni
Alfano ha detto che nove persone sono state espulse dall’Italia tra la fine di dicembre ed oggi. Si tratta di cinque tunisini, un turco, un egiziano, un marocchino e un pakistano. Tutti e nove avevano un permesso di soggiorno da «molti anni». Per quanto riguarda il profilo criminale di queste persone, Alfano ha detto che non c’erano sufficienti elementi per incriminarli: si trattava di «soggetti radicalizzatisi sul web, internauti molto attivi, persone che hanno aderito all’ISIS». Alfano non ha specificato cosa significasse questo ultimo punto.
Le espulsioni degli stranieri residenti in Italia sono regolate dall’articolo 13 del decreto legislativo 286/98. Qualsiasi straniero può essere espulso dal territorio italiano per motivi di ordine pubblico o di sicurezza nazionale. Le espulsioni vengono decise dal ministero dell’Interno e possono essere appellate al Tribunale amministrativo del Lazio. Gli stranieri espulsi vengono accompagnati alla frontiera dalla polizia o dai carabinieri.
Lo stato di allerta
Alfano ha detto che dopo gli attacchi di Parigi il «livello di sicurezza» è stato innalzato ai massimi livelli (venerdì il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni aveva parlato di un rischio di attacchi “7 su 10”).
Abbiamo innalzato al massimo i livelli di #sicurezza. Dalla fine di dicembre abbiamo espulso 9 sospetti. Saremo durissimi. #senzasosta
— Angelino Alfano (@angealfa) 18 Gennaio 2015
Già il 7 gennaio, il giorno dell’attacco al settimanale satirico francese Charlie Hebdo, il ministro Alfano aveva definito l’allerta “elevatissima”. Quel giorno è stato inviato ordine ai prefetti di aumentare le misure di sicurezza a tutte le sedi istituzionali, alle ambasciate di Stati Uniti, Francia e Israele, agli aeroporti, porti e stazioni, ai luoghi di culto e alle sedi degli organi di informazione. Non è chiaro se queste misure sono state ulteriormente innalzate nei giorni successivi.
I “foreign fighters”
Negli ultimi mesi si è parlato molto dei “combattenti stranieri” (spesso indicati con il nome inglese di “foreign fighters”), cioè persone originarie di altre parti del mondo che vanno a combattere in Siria o in Iraq. La gran parte di questi combattenti proviene da paesi mediorientali o nordafricani (come era già avvenuto in passato per le guerre in Iraq e in Afghanistan, durante l’occupazione sovietica). Di recente il numero di persone provenienti dall’Europa – spesso immigrati di seconda generazione – e dirette in Siria o in Iraq è aumentato.
Secondo il ministro Alfano, 59 “combattenti stranieri” hanno avuto a qualche titolo “rapporti con l’Italia”. 5 sono cittadini italiani partiti per la Siria, 15 sono cittadini stranieri che sono soltanto passati per l’Italia mentre altri 25 «sono collegati in varie forme al nostro paese», una formula che potrebbe indicare persone illegalmente residenti in Italia o anche dotate di permesso di soggiorno. Altri 14 “combattenti stranieri” che hanno avuto a che fare con il nostro paese sono morti nei combattimenti. Non è chiaro a quali delle precedenti categorie appartengano questi ultimi 14.
I sospetti
Alfano ha smentito l’esistenza di una “lista nera” dei sospetti terroristi e ha spiegato che esiste invece una più complessiva attività di monitoraggio di persone e luoghi sospetti. Nei giorni scorsi diversi giornali avevano parlato di un centinaio di persone che avrebbero formato una specie di “lista privilegiata” di sospettati. Alfano ha spiegato che l’attività di monitoraggio delle forze di sicurezza riguarda un numero di persone molto superiore a cento: non ne ha specificato il numero preciso né il livello criminale delle persone sotto osservazione. Alfano ha anche parlato dell’ipotesi che esistano legami tra gli sbarchi di migranti e l’arrivo di terroristi in Italia: «Finora non è emerso nulla su possibili infiltrazioni di terroristi tra gli immigrati che arrivano in Italia via mare».
L’affermazione di Alfano sembra smentire l’inchiesta pubblicata venerdì sul settimanale L’Espresso in cui si parlava di diversi gruppi di terroristi legati allo Stato Islamico che sarebbero sbarcati in Italia, nascondendosi tra alcuni migranti, per poi cercare di compiere attentati contro il Vaticano.