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  • Giovedì 2 ottobre 2014

La NATO ha un nuovo capo

È Jens Stoltenberg, è l'ex primo ministro socialdemocratico della Norvegia: è stata a sorpresa la preferenza di Merkel e ha posizioni morbide verso la Russia

New NATO Secretary General Jens Stoltenberg, center, chairs his first North Atlantic Council meeting with NATO ambassadors at NATO headquarters in Brussels on Wednesday, Oct. 1, 2014. A two-time prime minister, Stoltenberg became a recognizable face on the international scene with his dignified response to the twin terror attacks in Norway in July 2011. (AP Photo/Francois Lenoir, Pool)
New NATO Secretary General Jens Stoltenberg, center, chairs his first North Atlantic Council meeting with NATO ambassadors at NATO headquarters in Brussels on Wednesday, Oct. 1, 2014. A two-time prime minister, Stoltenberg became a recognizable face on the international scene with his dignified response to the twin terror attacks in Norway in July 2011. (AP Photo/Francois Lenoir, Pool)

Jens Stoltenberg – 55 anni, norvegese di Oslo – è dal primo ottobre 2014 il nuovo segretario generale della NATO, l’alleanza militare nata nell’aprile del 1949 che include 28 stati del mondo (tra cui anche l’Italia). Stoltenberg è il tredicesimo segretario generale della storia della NATO e ha sostituito il danese Anders Fogh Rasmussen, che ricopriva l’incarico dal 2009: è socialdemocratico, è stato primo ministro della Norvegia dal 2000 al 2001 e poi di nuovo dal 2005 al 2013 ed è conosciuto per avere posizioni piuttosto morbide verso la Russia. Secondo Harald Stanghelle, responsabile della redazione politica di Aftenposten – il giornale più letto in Norvegia – la notizia della nomina di Stoltenberg a capo della NATO è stata una grande sorpresa anche per la stampa norvegese. Negli ultimi due giorni, comunque, in diversi hanno espresso dubbi sulla sua nomina.

Alcune delle critiche che vengono fatte a Stoltenberg riguardano la sua esperienza praticamente nulla nel campo della Difesa (e non è poca cosa, visto che la NATO è un’alleanza militare). Patrick Jackson, giornalista BBC, ha scritto che la nomina di Stoltenberg è stata proposta dal cancelliere tedesco Angela Merkel e sostenuta dal presidente statunitense Barack Obama: «Nonostante le differenze politiche tra l’uno – socialdemocratico norvegese – e l’altra – conservatrice tedesca – i due hanno lavorato molto bene insieme in passato», ha scritto Jackson. Stefan Kornelius, giornalista di esteri del quotidiano tedesco Sueddeutsche Zeitung, ha scritto che la preferenza della Merkel, che guida il paese con più peso all’interno dell’Unione Europea, potrebbe essere stata legata ad altre nomine che erano da fare nell’UE dopo le recenti elezioni europee: in pratica scegliere un socialdemocratico dei paesi scandinavi avrebbe permesso a Merkel di non indicare altri candidati delle socialdemocrazie del nord Europa per alcune cariche europee.

Un’altra preoccupazione sulla nomina di Stoltenberg – diffusa soprattutto tra i paesi dell’Europa orientale – riguarda le possibili ripercussioni sui rapporti tra NATO e Russia. Già nel suo primo giorno da segretario della NATO, Stoltenberg ha fatto dichiarazioni molto più concilianti nei confronti della Russia rispetto alle posizioni espresse del suo predecessore Rasmussen: «Non vedo alcuna contraddizione tra una NATO forte e il nostro continuo sforzo di costruire una relazione costruttiva con la Russia. Proprio l’opposto». Negli ultimi mesi, l’attività della NATO si è concentrata soprattutto sulla crisi ucraina: Rasmussen si era espresso più di una volta in maniera molto dura nei confronti delle ingerenze russe in Ucraina orientale. Alcuni analisti credono che con la nomina di Stoltenberg le cose potrebbero cambiare.

Stoltenberg è nato a Oslo il 16 marzo del 1959. Ha studiato Economia all’Università di Oslo, dove si è laureato nel 1987. Suo padre, Thorvald Stoltenberg, è stato un importante esponente dal Partito Laburista norvegese e nel corso della sua carriera politica è stato ambasciatore, ministro della Difesa e ministro degli Esteri. Sua madre, Karin Stoltenberg, era una genetista e ricoprì anche lei l’incarico di ministro degli Esteri in diversi governi degli anni Ottanta. Jens Stoltenberg si è avvicinato alla politica grazie soprattutto alla sorella Camilla, che è stata una militante del gruppo marxista-leninista Raud Ungdom (letteralmente “Gioventù rossa”). All’inizio degli anni Settanta, e in particolare dopo il bombardamento americano sulla città nordvietnamita Hai Phong durante la guerra in Vietnam, Stoltenberg partecipò ad alcune proteste di fronte all’ambasciata statunitense a Oslo.

All’inizio degli anni Ottanta Stoltenberg cominciò a fare politica attivamente: dal 1985 al 1989 fu il capo della Lega dei Giovani Lavoratori, la giovanile del Partito Laburista Norvegese; dal 1990 al 1992 fu capo del Partito Laburista di Oslo e fino all’inizio degli anni Novanta mantenne rapporti regolari con un diplomatico sovietico che la polizia norvegese identificò poi come un agente del KGB, i servizi segreti dell’Unione Sovietica (venne poi fuori che il nome in codice con cui era conosciuto Stoltenberg all’interno del KGB era “Steklov”). Secondo Aftenposten, Stoltenberg è stato anche il politico che ha pronunciato il discorso più importante nel paese dalla fine della Seconda guerra mondiale: lo tenne il 27 luglio 2011 davanti al municipio di Oslo nel corso di una manifestazione organizzata per ricordare i 76 morti dell’isola di Utøya e della città, uccisi dall’estremista di destra Anders Behring Breivik.

Stoltenberg divenne primo ministro della Norvegia per la prima volta a 40 anni, nel 2000, ma allora il suo governo durò meno di due anni. Tornò a ricoprire la stessa carica nel 2005 e fu rieletto nel 2009. Nel 2010 firmò un accordo con l’allora presidente russo Dmitry Medvedev – attuale primo ministro russo – che metteva fine alle dispute sul Mare di Barents che duravano da decenni; due anni dopo accettò di creare una zona libera da visti al confine tra Norvegia e Russia. Durante i suoi governi Stoltenberg portò la Norvegia nella coalizione “War on Terror” guidata dagli Stati Uniti e 600 soldati norvegesi furono mandati con una forza di peacekeeping in Afghanistan (ora in territorio afghano ne rimangono solo 57).