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  • Sabato 13 settembre 2014

L’epidemia di ebola potrebbe durare a lungo

E potrebbe cominciare a diffondersi più rapidamente di quanto sostenuto dall'Organizzazione Mondiale della Sanità, dicono alcuni ricercatori statunitensi

Venerdì Margaret Chan, direttore generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), ha detto che finora l’epidemia di ebola in Africa Occidentale – e in particolare in Guinea, Sierra Leone e Liberia – ha ucciso più di 2.400 persone su 4.784 contagiate. Chan ha aggiunto che l’epidemia continua a espandersi a una velocità maggiore di quanto le autorità siano pronte ad affrontare, e che i dati sul numero dei morti potrebbero essere molto sottostimati a causa delle difficoltà nella registrazione dei nuovi casi: gran parte dei malati non è ricoverata in un strutture mediche e non rientra quindi in alcun bilancio ufficiale.

Il mese scorso l’OMS si era detta fiduciosa di poter arginare l’epidemia entro nove mesi, ricorda il New York Times, e aveva previsto che a quel punto il numero delle persone contagiate avrebbe potuto aggirarsi intorno ai 20 mila casi. Secondo un modello predittivo messo a punto da un gruppo di medici statunitensi, l’epidemia di ebola potrebbe durare ancora dai 12 ai 18 mesi, e con questi tassi di crescita potrebbero essere raggiunti i 20 mila casi previsti dall’OMS nel giro di un mese solo. «Speriamo di sbagliarci», ha detto Bryan Lewis, un epidemiologo del Virginia Bioinformatics Institute al Virginia Tech, specificando che le previsioni considerano comunque il caso peggiore, cioè quello di una diffusione incontrollata del virus senza che si trovi alcun rimedio efficace.

Uno dei fattori che avrebbero irrimediabilmente aggravato la situazione, sostengono i medici coinvolti nell’elaborazione del modello predittivo, è l’estensione dell’epidemia: dopo essere rimasta a lungo limitata nelle aree rurali dell’Africa Occidentale, il virus ebola ha raggiunto aree altamente popolate, inclusa Monrovia, la capitale della Liberia. Se i contagiati dovessero diventare centinaia di migliaia, “ci sarebbe veramente poco da fare”, ha detto l’italiano Alessandro Vespignani, docente di scienza computazionale alla Northeastern University di Boston. La situazione più preoccupante è proprio la Liberia, dove la diffusione del virus è cresciuta a una velocità esponenziale e incontrollata: solo nell’ultima settimana considerata nelle stime, ci sono stati 400 nuovi casi, quasi il doppio dei casi registrati nella settimana precedente. Inoltre non c’è stata finora alcuna segnalazione di recessione, in nessuno dei paesi coinvolti dall’epidemia.

Lone Simonsen, un ricercatore non coinvolto nella costruzione del modello ma contattato dal New York Times, sostiene addirittura che le proiezioni mostrate dal modello sarebbero piuttosto “caute” e che il conteggio finale dei morti sarà molto più elevato se intanto non saranno forniti un vaccino o una terapia efficaci su larga scala.

Nei giorni scorsi si è cominciato a parlare molto di più sulla stampa internazionale di alcune preoccupazioni che hanno le autorità sanitarie dei paesi coinvolti: che con la rapida diffusione dell’epidemia, il virus possa mutare e diventare più pericoloso o più contagioso – sebbene finora non sia capitato nulla del genere, ha ricordato Stuart T. Nichol, capo della divisione di virologia del CDC, l’organizzazione governativa statunitense per la prevenzione e il controllo delle malattie. Nelle scorse ore era stato molto ripreso un intervento sul sul New York Times di Michael T. Osterholm, esperto di malattie infettive dell’Università del Minnesota: Osterholm considerava la possibilità che il virus ebola diventi trasmissibile per via aerea, ipotesi teoricamente da non escludere ma di cui la comunità scientifica non parlerebbe per paura di creare allarmismo, sostiene Osterholm. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha più volte ribadito finora che il contagio non avviene per via aerea ma soltanto tramite il contatto con fluidi corporei, con ambienti contaminati, e con animali o persone infetti.

Anthony Fauci, direttore dell’Istituto Nazionale per le Malattie Infettive degli Stati Uniti, è stato contattato da Time in merito alle opinioni espresse da Osterholm sulla possibilità che il virus diventi trasmissibile per via aerea. «La risposta è sempre “sì, è possibile”, ma a quel punto la gente va nel panico. Praticamente, è molto improbabile. Non potrei mai dire alla redazione del New York Times che si sbagliano, perché teoricamente non è impossibile. Ma è molto inusuale che un virus muti forma di trasmissione», ha detto Fauci a Time. Secondo Fauci, la maggior parte delle mutazioni dei virus durante la loro diffusione sono sostanzialmente irrilevanti; tra quelle rilevanti ce ne sono alcune molto più probabili della mutazione della forma di trasmissione. Per esempio, è più probabile che il virus sviluppi resistenza ai farmaci utilizzati per contrastarlo, o che diventi più contagioso.

Fauci fa un esempio molto noto: il virus HIV, che in totale ha infettato circa 77 milioni di persone causandone la morte in circa 35 milioni di casi, e che si replica costantemente tra i milioni di persone che continuano a essere contagiate. «In tutti questi anni da quando conosciamo l’HIV, e la sua replicazione e tutte le mutazioni, non è mai cambiato il modo in cui viene trasmesso».

Foto: CELLOU BINANI/AFP/Getty Images