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  • Martedì 17 giugno 2014

La bozza della Costituzione scozzese

È stata presentata ieri ed entrerà in vigore nel caso dovesse vincere il sì al referendum per l'indipendenza del prossimo 18 settembre

GLASGOW, SCOTLAND - MAY 20: A shop worker holds independence tee shirts in a Glasgow shop on May 20, 2014 in Glasgow, Scotland. A referendum on whether Scotland should be an independent country will take place on September 18, 2014. (Photo by Jeff J Mitchell/Getty Images)
GLASGOW, SCOTLAND - MAY 20: A shop worker holds independence tee shirts in a Glasgow shop on May 20, 2014 in Glasgow, Scotland. A referendum on whether Scotland should be an independent country will take place on September 18, 2014. (Photo by Jeff J Mitchell/Getty Images)

Il prossimo 18 settembre si terrà in Scozia un atteso e temuto referendum per decidere l’indipendenza della regione dal Regno Unito, questione antica e dibattuta che arriva così al dunque. Secondo i sondaggi l’esito del voto è piuttosto incerto: per dare concretezza e maggiore solidità all’idea di staccarsi dal Regno Unito, la vice primo ministro scozzese Nicola Sturgeon – del Partito Nazionalista Scozzese di orientamento socialdemocratico e indipendentista – ha presentato ieri, lunedì 16 giugno, una bozza della Costituzione che entrerebbe in vigore in caso di vittoria del “sì”. Nel novembre del 2013, e con l’obiettivo di convincere l’elettorato ancora incerto, il Partito Nazionalista aveva pubblicato un “libro bianco” che conteneva i dettagli del piano per una Scozia indipendente.

Le richieste di un’indipendenza politica della Scozia dal Regno Unito arrivano da lontano: lo Scottish National Party (SNP), il maggior partito che la chiede, fu fondato nel 1934 e per larga parte della storia recente scozzese ha esteso il suo consenso elettorale sottraendolo alle emanazioni locali dei due maggiori partiti britannici. Nel 1979 l’SNP riuscì ad organizzare un referendum per la formazione di un parlamento scozzese, ma non raggiunse il quorum (avrebbe dovuto votare per il sì almeno il 40 per cento dell’elettorato, ma l’affluenza fu piuttosto bassa).

Fu un secondo referendum sul tema tenuto nel 1997 a portare alla formazione di un parlamento locale scozzese, la cui prima seduta si tenne il 12 maggio del 1999. Negli ultimi anni, anche grazie alla vittoria elettorale dell’SNP alle elezioni politiche del 2011, si è posta con maggiore insistenza la questione di un’indipendenza completa dal Regno Unito: nell’ottobre del 2012 il primo ministro inglese David Cameron e quello scozzese Alex Salmond – che è anche l’attuale capo dell’SNP, che complessivamente si trova su posizioni più vicine a quelle dei Labour che dei Conservatori – si accordarono per un referendum sull’indipendenza da tenere nell’autunno del 2014. Cameron, che teme che una vittoria del sì possa avere notevoli conseguenze politiche sul proprio governo – oltre che sul Regno Unito in generale – sta facendo un’intensa campagna per il no: negli scorsi mesi ha detto che le conseguenze del referendum saranno «irreversibili e vincolanti» e che votare “no” non significa votare «per l’attuale status quo ma per l’interesse di entrambi i paesi». Salmond sta invece insistendo sul fatto che le entrate provenienti dalla gestione dei pozzi petroliferi del Mare del Nord presenti in territorio scozzese – ora divise con gli altri paesi del Regno Unito – contribuirebbero in larga parte a dare solidità all’economia scozzese.

Inizialmente, la pubblicazione di un progetto di Costituzione era stato escluso, almeno fino a dopo l’eventuale esito del voto a favore dell’indipendenza, per evitare precoci controversie e divisioni. Ma il governo ha cambiato idea negli ultimi giorni, dopo che i leader dei tre principali partiti scozzesi contro l’indipendenza – Johann Lamont del Labour Party, Ruth Davidson del Conservative and Unionist Party e Willie Rennie del Liberal Democrats – hanno reso pubblica una dichiarazione congiunta in cui promettevano agli scozzesi che otterranno nuove importanti competenze in materia fiscale e di welfare, se dovesse vincere il “no” al referendum di settembre.

La Costituzione che è stata presentata è in realtà solamente una bozza e, come tale, sarebbe temporanea. Entrerebbe cioè in vigore se la Scozia diventasse indipendente dal 24 marzo 2016 (questa è infatti la data stabilita in caso di vittoria dei “sì” al referendum), ma verrebbe poi sostituita da una Carta definitiva che sarebbe redatta da una assemblea costituente. «Una Costituzione scritta può rappresentare le fondamenta sulle quali costruiamo una Scozia migliore», ha detto la vice primo ministro Nicola Sturgeon presentando il documento e spiegando anche che il Regno Unito è l’unico paese dell’Unione Europea e del Commonwealth a non avere una Costituzione scritta e che una Scozia indipendente vorrebbe invece distinguersi proprio a partire da questo.

La Costituzione scozzese, così come è stata presentata, afferma i principi della totale sovranità del popolo scozzese, la rinuncia all’arsenale nucleare britannico e il mantenimento della regina Elisabetta come capo di Stato. Impegna inoltre la Scozia ad accogliere la Convenzione europea sui diritti dell’uomo e dei minori, quella sul cambiamento climatico e a rispettare il diritto internazionale in politica estera; dice anche di voler tenere in particolare considerazione le esigenze delle isole scozzesi, di voler garantire la cittadinanza a chiunque «abbia residenza abituale in Scozia e abbia un passaporto del Regno Unito» e, sul piano religioso, parla di un diritto generale alla parità tra varie confessioni. La Costituzione conferma anche che la croce di Sant’Andrea continuerà ad essere sulla bandiera nazionale della Scozia.

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