I bozzoli di Hong Kong

Peter Steinhauer fotografa palazzi grandissimi circondati da gabbie di bambù e teli colorati: prima che sboccino

Hong Kong Cocoons 7

Peter Steinhauer è un fotografo che vive e lavora in Asia dal 1993 ed è specializzato in fotografia di architettura e paesaggi urbani. Nel 1994, mentre si trovava in Vietnam, si recò ad Hong Kong per rinnovare il visto: una volta arrivato restò affascinato dalle grandi strutture di bambù e dai teli colorati che ricoprivano i grattacieli della città, e dall’effetto che questi giganti colorati facevano sullo sfondo monocromatico del paesaggio urbano – oltre a ricordargli i grandi monumenti “impacchettati” degli artisti Christo e Jeanne-Claude, tra tutti il Wrapped Reichstag. «Continuavo a pensare alla metamorfosi», ha spiegato Steinhauer, «e ho pensato ai bruchi e alla farfalle, fino a quando mia moglie non ha detto la parola “bozzolo”» riferendosi a quegli involucri di aspetto setoso tessuti da numerose specie di insetti per proteggere le uova.

Steinhauer ha così realizzato questo progetto dal nome Cocoon (bozzolo, appunto), che raccoglie oltre 120 strutture diverse, fotografate nell’arco di dieci anni ad Hong Kong e nei dintorni, dopo infiniti giri in macchina alla ricerca di nuovi palazzi ma soprattutto di nuovi punti di vista dai quali inquadrarli. Alcuni dei suoi lavori migliori sono realizzati di notte, quando le lampade ai vapori di sodio utilizzate per illuminare le gru che lavorano dopo le 23 creano intorno alle costruzioni una strana atmosfera, quasi fantascientifica.

La pratica di rinchiudere nelle gabbie di bambù e di ricoprire e “avvolgere” i palazzi in costruzione o demolizione con dei teli colorati risale a molti secoli fa: l’utilizzo del bambù nell’edilizia è tuttora preferito all’acciaio grazie all’elasticità e alla resistenza al vento, fondamentali per la costruzione di edifici molto alti. Anche se sembrano precarie, queste strutture sono molto resistenti e per la loro costruzione non vengono usati chiodi né viti ma le canne vengono legate tutte insieme dagli operai grazie a migliaia di striscioline di plastica.

È possibile vedere l’intero progetto e gli altri lavori di Steinhauer sul suo sito e sulla sua pagina di Facebook.