La giornataccia del Movimento 5 Stelle

Quattro senatori sono stati cacciati dai gruppi, altri sarebbero vicini alle dimissioni (intanto la votazione online ha confermato l'espulsione dei quattro senatori)

Aggiornamento, 19:15 – Gli iscritti al M5S hanno votato online a favore dell’espulsione dei senatori Battista, Bocchino, Campanella e Orellana, confermando la decisione dei parlamentari del M5S. Sul blog di Beppe Grillo sono riportati i risultati: 29.883 iscritti favorevoli all’espulsione e 13.485 contrari (hanno partecipato 43.368 iscritti).

Aggiornamento, 18.47 – I senatori Luis Alberto Orellana e Lorenzo Battista, due dei quattro che l’assemblea dei parlamentari del M5S ha votato ieri per espellere, hanno detto a SkyTG24 che intendono presentare le dimissioni da senatore. Orellana ha aggiunto che «per Grillo siamo come pedine da manovrare».

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Negli ultimi giorni stanno succedendo molte cose all’interno dei gruppi parlamentari del Movimento 5 Stelle, iniziate da un comunicato in cui quattro senatori hanno criticato la gestione delle consultazioni tra Beppe Grillo e Matteo Renzi. Per il momento i parlamentari del M5S ha votato per l’espulsione di quattro senatori – è in corso una votazione online per confermare la decisione – e altri vengono dati dalla stampa come vicini alle dimissioni. Di certo stanno emergendo grandi e profonde divisioni personali tra i vari parlamentari del Movimento, prima ancora che dissensi sulla linea politica (tutti i parlamentari, dissidenti compresi, sono contrari al governo Renzi).

I quattro senatori
Poco dopo le consultazioni in streaming tra Beppe Grillo e Matteo Renzi, mercoledì 19 febbraio, quattro senatori del M5S hanno diffuso un comunicato stampa in cui hanno criticato il modo in cui Grillo – che inizialmente non voleva partecipare e lo ha fatto solo dopo un voto in quel senso degli iscritti al suo blog – ha gestito l’incontro, definendolo «un’occasione persa». I quattro senatori – Luis Alberto Orellana, Lorenzo Battista, Fabrizio Bocchino e Francesco Campanella – hanno comunque votato contro la fiducia al governo Renzi, come avevano detto da subito. A mezzanotte del giorno stesso sul blog di Beppe Grillo è comparso un post, firmato da un attivista di Genova di nome Antonio Noziglia, che attaccava i quattro, di cui erano mostrate le foto sotto il titolo “Fuoco amico (?)”.

Nei giorni successivi alcuni dei quattro, tra cui soprattutto Luis Alberto Orellana e Fabrizio Battista, hanno ripetuto le loro perplessità nella gestione delle consultazioni (Battista, per esempio, è stato ospite della trasmissione radiofonica Un giorno da pecora su RAI2): proprio mentre veniva votata la fiducia al governo Renzi in Senato, il capogruppo del M5S Vincenzo Santangelo ha comunicato con una mail ai quattro che il giorno dopo si sarebbe tenuta un’assemblea per decidere della loro espulsione. Mercoledì 26 febbraio, in un post del blog di Beppe Grillo firmato dallo stesso leader del Movimento 5 Stelle, è stata annunciata l’espulsione dal M5S dei quattro senatori. La decisione dovrà essere confermata o respinta con un voto degli iscritti al 30 giugno 2013 (accessibile qui), cominciata questa mattina intorno alle 10.

L’assemblea congiunta dei deputati e dei senatori, scrive Grillo, è stata decisa «dopo svariate segnalazioni dal territorio di ragazzi, di attivisti, che ci dicevano che i 4 senatori […] si vedevano poco e male». Convocata per le 20.30 di martedì 25 febbraio, ha deciso per l’espulsione dei quattro. Grillo ha scritto di essere dispiaciuto, ma ha aggiunto che i quattro «non sono più in sintonia con il MoVimento» e che «non ci possiamo permettere ancora di parlare di gente che bisbiglia ai giornali».

I quattro senatori sono intervenuti con un video pubblicato su YouTube per smentire la ricostruzione di Beppe Grillo e fornire altre spiegazioni alla loro espulsione. Luis Alberto Orellana, che all’inizio della legislatura era stato il candidato del M5S alla presidenza del Senato, ha detto che «il movimento, nei gruppi territoriali, non ci ha mai sfiduciato con un voto assembleare» (più avanti ha aggiunto che «da mesi» sostiene che la comunicazione del M5S curata da Claudio Messora «non funziona»). Fabrizio Bocchino ha parlato di «operazione creata ad arte da loro, che hanno le password del sito» [del M5S di Palermo], facendo capire che si tratta di contrasti interni al gruppo dei parlamentari M5S palermitani. Lorenzo Battista ha detto che il vero motivo è il comunicato di dissenso del 19 febbraio. Campanella, in un’altra occasione, ha detto che un comunicato contro di lui del MeetUp di Trapani è stato suggerito dal capogruppo del M5S in Senato Vincenzo Santangelo (lui ha risposto che si tratta di accuse false e che lui, a quelle riunioni, non c’era).

Non solo quattro
I quattro senatori non sono gli unici che hanno manifestato dissenso. Tra i più decisi a dare il proprio appoggio agli espulsi c’è stato il senatore Alessio Tacconi, che già ieri in assemblea aveva detto di non aver firmato il comunicato del 19 febbraio solo per un malinteso.

Diversi parlamentari del M5S hanno dichiarato di aver votato contro l’espulsione e di non condividere i modi con cui è stata portata avanti l’assemblea, particolarmente agitata e nervosa. Alcuni parlamentari hanno presentato le proprie dimissioni: la prima è stata Laura Bignami, «dopo gli eventi di ieri e in nome della democrazia». Durante un’altra riunione nel pomeriggio di mercoledì 26 febbraio, un totale di dieci senatori ha abbandonato polemicamente gli altri esponenti del Movimento.

 

Alcuni di questi senatori sono dati dai giornali come vicini alle dimissioni dal Senato. I numeri precisi di quanti siano concretamente intenzionati a dimettersi o ad abbandonare il M5S, o perfino a costituire un altro gruppo parlamentare, sono molto diversi e oscillano dai dieci ai trenta solo al Senato (quest’ultima cifra è stata smentita dal parlamentare a cui era stata attribuita, Roberto Cotti). Le polemiche non riguardano soltanto il dissenso sulla gestione dei quattro senatori: Mario Giarrusso, anche lui eletto al Senato, ha detto oggi all’Espresso che due mozioni di sfiducia nei confronti di ministri del governo Renzi hanno la sua firma, ma ha negato di aver firmato il documento né appoggiato l’iniziativa, minacciando di denunciare i responsabili.

Foto: AP Photo/Alessandra Tarantino