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  • Giovedì 13 febbraio 2014

Le due manifestazioni di Caracas

Una a favore del presidente Maduro, l'altra contro il suo governo: negli scontri sono morte due persone

A demonstrator climbs over a wall of riot police shields before clashes broke out between opposition protesters with security forces and pro-government supporters during a protest against the government in Caracas, Venezuela, Wednesday, Feb. 12, 2014. At least two people were killed after the largest protests ever against Venezuelan President Nicolas Maduroís one-year-old government turned violent. Violence erupted in downtown Caracas when armed members of a pro-government vigilante group arrived on motorcycles and began firing on more than 100 anti-Maduro student protesters clashing with security forces. (AP Photo/Alejandro Cegarra)
A demonstrator climbs over a wall of riot police shields before clashes broke out between opposition protesters with security forces and pro-government supporters during a protest against the government in Caracas, Venezuela, Wednesday, Feb. 12, 2014. At least two people were killed after the largest protests ever against Venezuelan President Nicolas Maduroís one-year-old government turned violent. Violence erupted in downtown Caracas when armed members of a pro-government vigilante group arrived on motorcycles and began firing on more than 100 anti-Maduro student protesters clashing with security forces. (AP Photo/Alejandro Cegarra)

Almeno due persone sono state uccise mercoledì 11 febbraio durante le due manifestazioni che si sono svolte contemporaneamente e a pochi isolati di distanza a Caracas, in Venezuela: una a favore del presidente Nicolas Maduro con centinaia di persone vestite di rosso, il colore del Partito Socialista, e l’altra contro il suo governo, a cui hanno partecipato migliaia di studenti e militanti dell’opposizione. I cortei erano stati radunati in occasione della commemorazione della “Giornata della Gioventù”, che ogni anno celebra la partecipazione degli studenti in una battaglia per l’indipendenza dal colonialismo.

Secondo le prime notizie una delle due persone uccise era un sostenitore di Maduro: «Era un compagno assassinato dalle orde fasciste», ha detto Diosdado Cabello, importante dirigente del partito socialista, mentre l’opposizione ha sostenuto che le vittime erano due studenti uccisi a colpi di arma da fuoco dalla polizia. Entrambe le parti si sono accusate a vicenda, ma per ora non ci sono conferme ufficiali per nessuna versione. Alcuni giornalisti di Reuters che si trovavano sul posto hanno riferito di aver sentito degli spari e di aver visto un uomo con la testa sanguinante trasportato lontano dalla folla. In totale, nelle manifestazioni di ieri sono rimaste ferite 23 persone, 25 sono state arrestate, 4 veicoli della polizia sono stati bruciati e alcuni uffici governativi vandalizzati.

Le manifestazioni antigovernative sono iniziate da circa due settimane, a Caracas e anche in altre città più piccole del paese: i manifestanti protestano contro la criminalità, la corruzione, l’aumento del costo della vita e la crisi economica. In tutto il paese mancano moltissimi beni di prima necessità o di largo consumo: dallo zucchero al caffé, passando per l’olio e arrivando fino alla carta igienica (che è diventata una specie di simbolo dell’attuale crisi). L’inflazione ha oramai raggiunto il 54 per cento, mentre ci sono continui blackout che lasciano al buio per ore intere aree del paese.

Il presidente Maduro – che lo scorso novembre ha ottenuto per un anno poteri speciali e potrà fare le leggi senza l’approvazione del Parlamento – è intervenuto sulla crisi economica con proposte anche molto impopolari, come l’aumento del prezzo del carburante rimasto congelato per quasi 15 anni. Negli ultimi mesi il presidente ha detto che in Venezuela è in corso una “guerra economica”, uno scontro sotterraneo in cui gli Stati Uniti si sarebbero alleati alle élite economiche del paese per distruggerne l’economia. Ha accusato inoltre le correnti «nazifasciste» di voler destabilizzare il suo governo e voler «trascinare la nazione nella violenza e nel caos».