E i sottosegretari berlusconiani?

Nonostante la decisione di uscire dalla maggioranza, sono ancora lì al governo: chi sono e cosa aspettano, raccontato dal Corriere

Sul Corriere della Sera Monica Guerzoni racconta il limbo in cui si trovano i cinque sottosegretari e il viceministro aderenti a Forza Italia, o comunque riconducibili al centrodestra e che non sono passati con Alfano. Dovrebbero dimettersi, come ha suggerito lo stesso presidente del Consiglio, dal momento che Forza Italia è uscita dalla maggioranza. Per il momento però sono ancora lì: sono Rocco Girlanda, Gianfranco Micciché, Cosimo Ferri, Bruno Archi, Walter Ferrazza e Jole Santelli.

«Il sottosegretario non può parlare». È in silenzio stampa? «No, è completamente afono». Sta scherzando, vero? «No, è tutto il giorno che parliamo solo a gesti»… La conversazione telefonica con il portavoce di Gianfranco Micciché racconta il clima surreale che si è creato attorno agli esponenti di governo vicini a Berlusconi. Enrico Letta ha chiesto loro di scollarsi dalle rispettive poltrone, ma i cinque sottosegretari e l’unico viceministro procedono in ordine sparso. A Palazzo Chigi stanno perdendo la pazienza: «Se non si dimettono il premier dovrà togliere loro le deleghe e poi, se serve, anche il mandato». E l’entourage del ministro Dario Franceschini chiarisce il concetto: «Se non se ne vanno gli faremo terra bruciata intorno».

Angelino Alfano si è stufato di aspettare e attacca: «Mi risulta che nessuno dei viceministri, dei sottosegretari o dei presidenti di commissione di Fi abbia rassegnato le dimissioni». Un giallo, tanto che Roberto Formigoni si scatena su Twitter: «Cugini, chi sono i poltronisti?». Micciché è stato il primo a far sapere di aver firmato la lettera di dimissioni, peccato che a Palazzo Chigi nessuno le abbia ricevute. Anche Jole Santelli ha le valigie (quasi) pronte. «Sono fuori Roma per seri problemi di famiglia e del governo non me ne frega niente — risponde al cellulare la sottosegretaria al Lavoro — Le mie dimissioni le ho già consegnate, in doppia copia». A Letta e Franceschini? «No, a Berlusconi e alla mia segretaria. Ho chiamato Brunetta e gli ho detto: “Renato, che devo fare?”. Lui mi ha risposto: “Tu stai ferma e aspetta”». Dubbi di coscienza? «No, io faccio quello che mi chiede Berlusconi. Due giorni fa gli ho telefonato e mi ha detto “Non ti muovere Jole, ti farò sapere”».

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