La mostra di Dieter Roth a Milano

In anteprima 25 fotografie dall'allestimento all'Hangar Bicocca, tra colonne di sculture di cioccolato, pavimenti verticali e un bar vero

Aprirà il 5 novembre allo spazio Hangar Bicocca di Milano una grande mostra dedicata all’opera dell’artista svizzero Dieter Roth. L’antologica si intitola Islands, è realizzata in collaborazione con il figlio Björn Roth ed è curata da Vicente Todolì. Roth è considerato uno degli autori più poliedrici del Novecento e il suo lavoro è molto complesso e diversificato: conosciuto soprattutto per i “libri d’artista”, ha utilizzato diversi materiali e strumenti tra cui la grafica, la fotografia, la performance, la scultura e l’installazione, con l’idea che debba esserci un legame molto chiaro tra i materiali, la forma dell’opera e i concetti che ha intenzione di esprimere nel suo lavoro. Da qui la grande ricerca e la forte sperimentazione che ha attraversato tutta la sua opera.

Dieter Roth è nato nel 1930 ad Hannover da madre tedesca e padre svizzero. Ha viaggiato molto, ha vissuto a Copenaghen e negli Stati Uniti. Nel 1957 ha sposato Sigríður Björnsdóttir e si è trasferito a Reykjavík, facendo così dell’Islanda il suo vero luogo di vita. È morto nel 1998, quando aveva 68 anni. Nei suoi lavori ciò che è “arte” e ciò che è “vita” si sovrappone, cambiando anche il significato ai concetti di pubblico e privato. In The Studio of Dieter and Björn Roth viene portato in mostra lo studio dell’artista – non una riproduzione o un’immagine: proprio lo studio – completo di portapenne, luci da tavolo, barattoli di colore, posacenere (con mozziconi). Anche le opere Floor I e Floor II sono espressione di questa idea: sono esposti i due pavimenti dello studio, appoggiati in verticale come fossero grandi tele, mostrando stratificati i segni del lavoro tra macchie di colore e usura raccontando una vita intera dedicata all’arte.

Giulia Ticozzi è andata a vedere in anteprima cosa succede da circa un mese nei 4.500 metri quadrati di Hangar dove il figlio Björn e il nipote, con una squadra di amici e artisti islandesi e con l’aiuto degli allestitori italiani, stanno costruendo Islands. L’atmosfera è quella di un vero studio di artista, confermando così la tesi secondo cui arte e vita si sovrappongono, dove scatole piene di materiali nascondono altre scatole e oggetti di uso quotidiano come rubinetti, lampadine, tubi, chiodi, riviste, bottiglie, a tratti sono quello che sono e nell’attimo dopo si trasformano in opera. Qualcuno fa una pausa al’Economy bar mentre chiacchiera con gli artisti e beve una birra. Intorno c’è molto fermento e aggirandosi tra opere ancora impacchettate e scatoloni disfatti si sente l’odore del cioccolato (perché? ci arriviamo).

Un’altra opera presente è infatti Economy bar, un bar (vero) che si potrà frequentare per tutto il periodo della mostra. La struttura è formata da oggetti reali come bottiglie, bicchieri, bancone e sedie e da oggetti che ne esaltano il significato – come tutte le bottiglie vuote che verranno bevute durante la mostra, i video che raccontano l’installazione e strumenti musicali. Il bar si trasforma in un organismo che cambia con il tempo e a seconda della frequentazione o meno dei visitatori. Il cambiamento e la trasformazione, due temi importanti per Roth, sono presenti anche in un altro filone di lavori costruiti con materiali “biodegradabili”. In Islands sarà possibile vedere Selbstturm, torri alte più di 5 metri e costruite da piani di piccole sculture autoritratto di cioccolato: un materiale dall’odore molto forte e riconoscibile, capace di cambiare di stato facilmente con piccole variazioni di temperatura.

In totale le opere esposte saranno più di 100, tra quadri composti da oggetti, stampe e monitor e fotografie: tra queste ci sono Solo Scenes, composta da 131 televisori che trasmettono scene di vita quotidiana, e Reykjavik Slides, una mastodontica raccolta di 30 mila immagini degli edifici presenti nella capitale islandese fino al 1982.

La mostra verrà inaugurata il 5 novembre e resterà allestita fino al 9 febbraio 2014. L’ingresso è gratuito e fino al 17 novembre sarà ancora possibile vedere The visitors di Ragnar Kjartansson, un altro bell’esempio di arte-vita, stavolta attraverso la musica e il video.