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  • Mercoledì 30 ottobre 2013

7 cose sulla nuova stagione NBA

Che è appena iniziata: chi sono i favoriti, quali record ci sono in ballo, che faccia hanno gli italiani che giocano lì, e cosa c'entra Barack Obama

di Elena Zacchetti – @elenazacchetti

during a game at American Airlines Arena on October 29, 2013 in Miami, Florida.

during a game at American Airlines Arena on October 29, 2013 in Miami, Florida.

Nella notte italiana tra martedì 29 e mercoledì 30 ottobre è iniziato il campionato di basket della lega professionistica degli Stati Uniti e del Canada (NBA, National Basketball Association), il più ambito in assoluto per un giocatore di basket e tra i più popolari e seguiti in tutto il mondo. La stagione sarà molto lunga e intensa, come succede ogni anno nella NBA (l’ultima partita dei playoff della scorsa stagione si è giocata la notte italiana tra il 20 e il 21 giugno). Intanto, comunque, si è già giocata una partita molto importante, Chicago Bulls-Miami Heat, due tra le squadre più forti di tutto il campionato. Miami ha vinto contro Chicago per 107 a 95, e LeBron James, miglior giocatore della scorsa stagione, ha iniziato un po’ come aveva finito, facendo azioni molto belle e spettacolari, come questa.

Anche per la ricchezza e la vastità delle informazioni che i siti e i giornali americani (sportivi e non) forniscono ogni giorno sulla NBA, ci sono molte cose da dire e storie da raccontare sulla stagione appena iniziata. Ne abbiamo selezionate 7, tra le più importanti e curiose.

1. Storia dell’NBA
La NBA diventò NBA nell’autunno del 1949, ma in realtà già dal 1946 in America c’erano diverse leghe rivali: dalla fusione tra la BAA (Basketball Association of America), la più grande in assoluto, e la NBL (National Basketball League), nacque la NBA, che però era molto diversa da quella conosciuta oggi: le squadre erano solo 11, e fino al 1950 non c’erano giocatori afroamericani. Poi la NBA cambiò molto, e negli ultimi decenni è diventata famosa in tutto il mondo anche grazie a rivalità tra grandi giocatori che divisero i tifosi e gli appassionati di basket: la rivalità più famosa è stata forse quella tra Larry Bird e Magic Johnson negli anni Ottanta, che non si è più ripetuta a quei livelli negli anni a seguire. Oggi ce n’è una simile, ma con meno fascino, tra LeBron James (Miami Heat) e Kobe Bryant (Los Angeles Lakers). Poi c’è la storia degli strani soprannomi contenuti nei nomi delle squadre, che si può leggere qui.

2. Chi ha vinto l’anno scorso, chi sono i favoriti
Nella notte italiana tra il 20 e il 21 giugno scorso si è giocata gara-7 della finale dei playoff tra Miami Heat e San Antonio Spurs. La partita è stata vinta da Miami Heat per 95 a 88, che ha finito così la serie sul 4 a 3, vincendo il titolo per il secondo anno consecutivo.

L’intera serie finale dello scorso anno è stata molto equilibrata e considerata come una delle più spettacolari di sempre. Tra i momenti più ripresi dalla stampa sportiva americana c’è stato il canestro sbilenco di Tony Parker, playmaker francese dei San Antonio, negli ultimi secondi di gara-1, e un canestro decisivo da tre di Ray Allen, tiratore di Miami, nell’ultimo quarto di gara-6. Poi c’è stato LeBron James, che ha vinto i due premi individuali più importanti della NBA: quelli di miglior giocatore della stagione regolare e dei playoff. Prima di gara-7, molti commentatori dicevano che si trattava dell’ultima possibilità per i San Antonio Spurs per vincere il campionato, a causa dell’età avanzata dei suoi tre giocatori più forti (Tony Parker, Tim Duncan e Manu Ginobili). Ma dicevano la stessa cosa l’anno prima, eppure gli Spurs sono arrivati fino a lì.

3. I quattro italiani in NBA
Sono Andrea Bargnani, Marco Belinelli, Danilo Gallinari e Gigi Datome. Come ha notato qualche commentatore sportivo italiano, se arrivasse in NBA un altro italiano, magari un playmaker, si potrebbe completare un quintetto equilibrato e coperto in tutti i ruoli.

Bargnani, centro di 28 anni, è uno dei due italiani che ha cambiato squadra quest’estate: ha lasciato i Toronto Raptors ed è arrivato ai New York Knicks dopo molti alti e bassi. Nei 7 anni passati a Toronto Bargnani è stato spesso attaccato per diverse debolezze difensive. L’altro italiano che si è trasferito di franchigia è Belinelli, guardia di 27 anni, passato dai Chicago Bulls, con cui ha fatto una buona stagione lo scorso anno, ai San Antonio Spurs, con l’obiettivo annunciato di giocare in una squadra che lotta per il titolo. Gallinari, ala di 25 anni, gioca dal 2011 nei Denver Nuggets, ma salterà probabilmente tutto il primo mese di NBA, a causa di un grave infortunio al ginocchio sinistro che l’ha costretto a stare fuori dal 5 aprile scorso (Gallinari è stato costretto a saltare anche gli ultimi Europei). Gallinari è il giocatore più forte di Denver, ma le possibilità per la squadra di vincere l’NBA sono davvero molto basse. L’ultimo dei quattro è Datome, ala piccola di 25 anni, arrivato da esordiente ai Detroit Pistons questa estate, dopo avere giocato un grande Europeo con la Nazionale italiana.

4. Perché si parla di Derrick Rose?
Derrick Rose, playmaker di 25 anni, è il giocatore più forte dei Chicago Bulls. 17 mesi fa si infortunò gravemente al ginocchio, e da allora la prima partita giocata da Rose è stata quella contro gli Indiana Pacers all’inizio di ottobre, in cui ha segnato 13 punti in 20 minuti. Poi Rose ha fatto una pre-season al di sopra delle migliori aspettative dei suoi tifosi, tant’è che uno dei titoli più frequenti dei giornali sportivi americani in queste ultime settimane è stato “Derrick Rose is back” (“Derrick Rose è tornato”).

Con Rose in squadra le possibilità di Chicago di giocarsi il titolo NBA sono cresciute molto. Rose è considerato uno dei più forti playmaker di tutta la lega: fu premiato come miglior esordiente in NBA nella stagione 2008-2009, poi come migliore giocatore della stagione regolare nel 2010-2011, diventando il più giovane giocatore di sempre a ricevere quest’ultimo riconoscimento. Nella partita di martedì notte contro Miami ha realizzato 12 punti e 4 assist in 35 minuti, facendo cose notevoli tipo questa.

5. Un po’ di numeri in ordine sparso
Marc Stein, esperto di NBA per ESPNha raccolto qualche numero sulla stagione 2013-2014, seguendo un po’ la passione che hanno gli americani per numeri e statistiche sportive. Sono solo tre le squadre in tutta la storia della NBA ad avere vinto 3 titoli NBA consecutivi: i Los Angeles Lakers dal 1952 al 1954 e dal 2000 al 2002, i Chicago Bulls dal 1991 al 1993 e dal 1996 al 1998, e i Boston Celtics per otto anni di fila, dal 1959 al 1966. In caso di vittoria i Miami Heat sarebbero i quarti. Se LeBron James dovesse vincere di nuovo il titolo di miglior giocatore sia della stagione regolare che dei playoff sarebbe il secondo di sempre a riuscirci (l’altro è Bill Russell all’inizio degli anni Sessanta, con Boston). A Kobe Bryant mancano 676 punti per superare Michael Jordan come terzo miglior marcatore di tutti i tempi in NBA (il primo è Kareem Abdul Jabbar, con 38.387) e a giugno 2014 gli mancherà solo una stagione per raggiungere il record di anni passati in una sola franchigia (attualmente il record è di John Stockton, forte playmaker degli Utah Jazz, che negli anni Ottanta e Novanta insieme a Karl Malone divenne famoso per l’esecuzione praticamente perfetta del “pick and roll”, uno dei movimenti più usati nel basket).

6. Gli account Twitter per seguire la stagione NBA
Il sito Mashable ha messo insieme una lista di 20 account Twitter da seguire per rimanere aggiornati sulla nuova stagione NBA. Ce ne sono di diversi tipi: giocatori, giornali o singoli blogger o autori che si occupano del campionato americano di basket. Può capitare di trovare qualche “consiglio” tecnico, anche dall’allenatore più vincente della storia della NBA, Philip Jackson (Jackson ha vinto 11 titoli, prima con i Bulls e poi con i Lakers).

 

7. (+1) Barack Obama tifa Chicago Bulls
Nella tarda sera di martedì 29 ottobre, poco prima dell’inizio della gara tra Miami Heat e Chicago Bulls, il presidente degli Stati Uniti ha twittato questo:

 

Obama è notoriamente un grande tifoso dei Chicago Bulls, oltre che essere un appassionato di basket (che pratica ogni tanto con i suoi collaboratori, anche se non sempre finisce bene). In passato Obama ha invitato i Bulls a fargli visita alla Casa Bianca, dopo avere vinto un titolo NBA, e il giocatore più rappresentativo e famoso della storia dei Bulls, Michael Jordan, aveva espresso pubblicamente il suo appoggio a Obama durante la campagna elettorale per le ultime elezioni presidenziali.

nella foto, Derrick Rose e LeBron James durante la partita fra Chicago Bulls e Miami Heat: Mike Ehrmann/Getty Images