Altro che “non poteva non sapere”

Le motivazioni della sentenza della Cassazione dicono che c'è parecchio di concreto nella condanna a Berlusconi, scrive Luigi Ferrarella sul Corriere

Luigi Ferrarella riassume sul Corriere della Sera che cosa contengono le motivazioni della sentenza della Cassazione che, lo scorso 1 agosto, ha confermato la condanna di Silvio Berlusconi a 4 anni per frode fiscale. Sono oltre duecento pagine e, scrive Ferrarella, contengono “un puntiglioso elenco di documenti, testimoni, perizie”: cose ben più puntuali del “non poteva non sapere”.

Magari avesse potuto leggervi un bel «Berlusconi non poteva non sapere»: finito giovedì di studiare le 208 pagine di motivazioni della Cassazione alla sua condanna per frode fiscale, l’ex premier avrebbe tanto preferito rintracciarvi eco della colloquiale vaghezza affidata dal presidente Antonio Esposito all’intervista a Il Mattino. E invece, in un testo scritto non dal presidente e nemmeno solo dal relatore Amedeo Franco, ma anche dagli altri tre consiglieri Ercole Aprile, Claudio D’Isa e Giuseppe De Marzo, e da tutti revisionato e firmato in una apposita camera di consiglio mercoledì – l’ex premier si vede compilare un puntiglioso elenco di documenti, testimoni, perizie: le «numerosissime risultanze processuali, orali e documentali, analiticamente analizzate dai giudici di merito con adeguate argomentazioni immuni da vizi logico giuridici», in base alle quali ora anche la Cassazione conclude che il problema di Berlusconi rispetto all’eufemismo delle «sovrafatturazioni» estere nella compravendita di diritti tv Mediaset non è il non aver potuto non sapere, e nemmeno l’aver forse saputo, ma l’aver proprio fatto.

Fatto quel «meccanismo riservato, direttamente promanante in origine da Berlusconi, e avente sin dal principio valenza strategica per l’intero apparato dell’impresa a lui facente capo» giacché tramite gli ammortamenti di bilancio spalmati sulle varie annualità ha continuato a «produrre effetti (illeciti) di riduzione fiscale per le sue aziende» anche quando il Cavaliere ha abbandonato incarichi formali in Mediaset per entrare in politica.

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